hakurenshi: (Default)
hakurenshi ([personal profile] hakurenshi) wrote2021-03-30 07:21 pm
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All I want is to flip a switch (COWT11, week 7, m3)

 

Prompt: Scuola durante le vacanze
Missione: M3 (week 7)
Parole: 8106
Rating: gen
Warnings: future!fic (post diploma)



Il caratteristico rumore delle cicale sarebbe perfetto per un film ambientato in estate, per uno di quei caratteristici momenti di silenzio senza alcun personaggio pronto a dire le battute, quando il semplice suono della natura suggerisce tutta una serie di sottotesti su cui poi, in genere, ci si può soffermare usciti dalla sala del cinema. E' un pensiero che ogni tanto Akane si ritrova a fare, non soltanto in estate ma più in generale quando i cambi di stagione portano con sé tutti quei piccoli segnali a cui si tende a fare caso poco perché troppo occupati a fare altro.


L'estate non è la sua preferita, se deve essere sincero. Il caldo in città tende a essere poco sopportabile, a dare la sensazione - nei giorni più pregni di umidità - di stare respirando acqua; tra l'altro il Giappone, o almeno alcune zone, non sono famose per essere vivibili quando il sole picchia così forte da sfiorare senza troppi complimenti i cinquanta gradi. Gli preferisce la primavera, alcuni momenti dell'autunno e una buona parte dell'inverno. Diventa difficile soprattutto quando non può esimersi dall'uscire, per quella diligenza che non sa scrollarsi di dosso nemmeno volendo e che ora lo sta portando un passo dopo l'altro verso la scuola.


Il liceo Katagiri è lì, si staglia con alle spalle un cielo così azzurro da fare quasi male agli occhi. Il sole non è ancora troppo alto in cielo eppure il calore si fa già sentire troppo, dando ad Akane la fastidiosa sensazione di sentire la camicia appiccicarsi leggermente contro la pelle sulla schiena, poco importa che sia a maniche corte e che lui non sia costretto alla giacca di una divisa abbandonata dopo il diploma. Nonostante tutto non si è voluto concedere un abbigliamento troppo informale, preferendo concentrarsi su qualcosa di diverso dal caldo fin quando non riuscirà a mettersi almeno al riparo dal sole varcando la soglia e trovando rifugio all'ingresso della scuola.


In estate, se si escludono i club, c'è davvero il deserto. In alcuni giorni molto specifici, come quello, persino incontrare qualche studente di un club diventa difficile; l'estate è in quella fase in cui la maggior parte dei gruppi sportivi cercano di organizzare un piccolo ritiro per dedicarsi a un allenamento più completo, senza perdite di tempo per tornare a casa e poi incontrarsi di nuovo il giorno seguente - senza contare il rafforzare il legame tra gli atleti, specie le matricole  che unendosi al club ad Aprile nella migliore delle ipotesi finiscono con l'avere non più di due mesi di esperienza a questo punto dell'anno.


Akane non pensava sarebbe tornato al suo liceo così presto, dopo poco più di tre mesi dal suo diploma e invece eccolo lì. Burocrazia, sì, ma non gli è dispiaciuta troppo l'idea di tornare a passeggiare così presto tra banchi che lo hanno reso nostalgico già dal giorno del diploma né di passeggiare di nuovo nei corridoi in cui ha avuto modo di conoscere Miyamura e gli altri. Dove ha visto Yoshikawa-san per la prima volta, e chi lo avrebbe detto che poi quel semplice contatto con un'altra persona lo avrebbe portato a legarsi a un gruppo molto più numeroso di quanto si sarebbe mai aspettato?


La soglia è finalmente vicina abbastanza da non sembrare più un miraggio e lui la oltrepassa, entrando così in un ingresso che ha sempre visto pieno di studenti intenti a prendere le proprie scarpe dai rispettivi armadietti. Il silenzio che c'è adesso è innaturale eppure Akane, forse perché consapevole di non appartenere più del tutto a quella scuola, sa di poterselo godere meglio così. Se ci fossero stati gli studenti lui sarebbe di certo saltato all'occhio, non fosse altro per la mancanza della divisa e di un armadietto da cui recuperare un paio di scarpe adatte a girare per il resto dell'edificio scolastico. Invece ha tutto il tempo di osservare, di muoversi verso l'angolo più a sinistra dove sono a disposizione le scarpe per i visitatori. Si appropria di un paio di queste, assicurandosi che siano della misura giusta o comunque di quella più vicina al suo numero, e si libera di quelle indossate fino a quel momento per mettere le altre. Assicurate le proprie nello spazio apposito, è finalmente libero di muoversi da lì.


L'ingresso, forse per la vicinanza alle porte aperte che danno sul cortile, si porta dietro la vaga scia di un odore di erba misto a terra secca per il caldo. Riesce a non essere spiacevole, ma sparisce in poco tempo una volta che ci si addentra nei corridoi. Akane si sistema la tracolla del borsello sulla spalla e stringe meglio tra le dita il manico della busta di carta rigida in cui trasporta i documenti per cui si è recato qui. Il suo ex professore gli ha assicurato di poter lasciare sulla sua scrivania in sala professori i fogli su cui ha fotocopiato un breve questionario, quello con cui sta raccogliendo dati per una delle relazioni da consegnare più in là in uno dei suoi corsi universitari. Ha ancora diverso tempo, concesso dal docente dal momento che raccogliere dati nelle scuole medie e nei licei durante il periodo estivo è tutto fuorché un lavoro semplice e veloce. Akane ha comunque preferito approfittare di una giornata libera da lezioni per non trovarsi in difficoltà dopo - e forse, a voler essere del tutto sincero, voleva avere una scusa in più per venire.


Certo, forse sarebbe stato diverso se avesse avuto modo di chiedere a Miyamura o magari a Sakura di andare con lui, ma non può dar torto agli altri per i loro impegni.


Fa scorrere la porta della sala professori, pronto a un saluto formale qualora dovesse trovare all'interno un insegnante; non è così, ad accoglierlo è una stanza vuota che è stato abituato a vedere sempre con almeno un paio di insegnanti dentro ogni volta che da studente si è recato lì per consegnare il registro di classe compilato o la pila di quaderni con i compiti suoi e dei suoi compagni. Lascia la porta socchiusa, ritrovando senza troppa difficoltà la scrivania di Yasuda-sensei, lì nello stesso angolo in cui la ricorda da una manciata di mesi prima. L'aria condizionata, tenuta non altissima ma presente, rende decisamente più piacevole stare lì di quanto lo fosse stare fuori. Si lascia sfuggire un sospiro sollevato, quasi, beandosi della frescura a cui dovrà rinunciare fin troppo presto. 


«AH! YANAGIN?!» il richiamo arriva forte, chiaro e inaspettato abbastanza da farlo praticamente saltare sul posto. Non è passato molto tempo dall'ultima volta che è stato chiamato a quel modo e con quel tono di voce, perciò non si tratta tanto della sorpresa di per sé, quanto del fatto che nel completo silenzio dell'edificio scolastico in quel momento Akane non si aspettava affatto di sentir riecheggiare la voce di Iura. Quando si volta in direzione dell'ingresso lo ritrova lì, sorridente e già in procinto di macinare la poca distanza tra loro per sbirciare poi sulla scrivania di Yasuda, senza mascherare in alcun modo la curiosità di vedere cosa abbia portato Akane a recarsi lì.


«Oh? Yasuda-sensei ti sfrutta per qualche lavoro adesso che non sei più un suo studente?!» esclama incredulo, fraintendendo forse la presenza dei fogli che Akane ha appena poggiato sulla superficie in legno della scrivania. Gli scappa un sorriso nel constatare che niente di Iura sembri cambiato, per quanto razionalmente Akane sia consapevole che sarebbe stato strano trovarlo del tutto diverso piuttosto. Troppi pochi mesi in cui, tra l'altro, il loro gruppo non ha mancato di incontrarsi anche se non sempre sono stati in grado di esserci tutti.


«No, al contrario» chiarisce «ho chiesto io a Yasuda-sensei se fosse possibile lasciare a lui un questionario di cui ho bisogno per una relazione. Un po' tutti i miei compagni di corso stanno chiedendo alle loro vecchie scuole, visto che la relazione va presentata—» si interrompe, occhieggiandolo e incurvando le labbra in un sorriso quasi di scuse «un compito abbastanza lungo, perciò ho pensato di venire a consegnarli intanto.» abbrevia la spiegazione, resosi conto anche se con un momento di ritardo dell'argomento potenzialmente poco interessante per l'altro. Iura non sembra annoiato ma non saprebbe nemmeno dire dal suo sguardo quanto abbia effettivamente seguito del suo discorso. Non che sia troppo importante, in ogni caso.


«Cosa ti porta qui, Iura-kun?» domanda invece, preferendo spostare l'attenzione sull'altro. Iura sta ancora abbracciando con lo sguardo la stanza, soffermandosi di qua e di là senza che Akane riesca a capire cosa di preciso stia attirando la sua attenzione. La propria, invece, è rivolta alla risposta che arriva di lì a poco «Mia sorella ha lasciato un quaderno con gli appunti di una sua compagna di classe sotto il banco, domani mattina presto si incontrano per un gruppo di studio. Se fosse passata a prenderlo domani non avrebbe trovato i cancelli aperti, mentre aspettando di entrare non avrebbe fatto in tempo per l'appuntamento. Maaaa torna nel tardo pomeriggio dalla casa dei nostri nonni materni, quindi alla fine sono venuto io a salvare la situazione.» commenta divertito, ma si nota con facilità che non gli pesi farlo. Da quando hanno scoperto che Iura era uno dei pochi non figli unici del loro gruppo, Akane ha imparato a far caso al modo in cui parla della sorella e ci è voluto davvero poco a capire che a discapito di quanto possa sembrare incontrandoli e vedendoli interagire, l'affetto tra di loro è profondo.


«Motoko-chan è fortunata.» commenta Akane, con le migliori intenzioni di fare all'altro un complimento sentito che forse gli ha anche già rivolto in qualche altra occasione «Ogni tanto anche io penso che sarebbe stato carino avere una sorella o un fratello più piccoli.» osserva, quasi distratto dal pensiero e dal cercare di figurarsi nella propria mente un quadretto del genere. Forse sarebbe stato più bravo con una sorellina...


«Saresti stato meglio con un fratello maggiore, Yanagin.» Iura interrompe i suoi pensieri, portandolo ad alzare lo sguardo; si ritrova con un contatto visivo che però non giunge inaspettato, considerato come Akane abbia davvero pochissimi ricordi di Iura che non guarda in viso il suo interlocutore. Anzi, non smette nemmeno quando dall'altra parte c'è più di un accenno di disagio - sebbene Akane abbia capito quasi subito quanto l'altro non lo facesse di proposito, quanto perché mantenere inalterato quel contatto a lui è sempre sembrata la cosa giusta e corretta da fare.


«Uhm...» prende tempo, non sapendo come portare avanti la conversazione. Alla fine è consapevole di essersi mostrato in tutti i suoi lati, o comunque per la maggior parte di essi. Il gruppo in cui si è ritrovato un po' per caso ma dal quale ha sperato di non uscire con altrettanta naturalezza e facilità lo ha visto nella sua goffaggine, nel suo sbattere contro la porta per non aver calcolato bene le distanze, nel suo scambiare di continuo le persone per aver dimenticato gli occhiali. Allo stesso modo si tratta delle persone che tanto si sono impegnate ad aiutarlo a svegliarsi quando era necessario e fin troppe sveglie erano state inutilmente sacrificate per questo. A volte però, ancora oggi, non riesce a lasciar scivolare oltre la conversazione con tranquillità.


«Ah, a proposito!» Iura lo distrae di nuovo «Dovevi fare altro a parte consegnare questi?» domanda, accennando con un gesto veloce della mano ai questionari. Akane scuote la testa, senza avere il tempo di aggiungere altro prima che la mano di Iura lo prenda per il polso e lo cominci a tirare verso l'uscita della sala professori «Allora accompagnami!» esclama, mentre Akane deve già concentrare la maggior parte dei suoi sforzi per non inciampare. Lo segue comunque come meglio gli riesce, stabilizzandosi con l'equilibrio quando hanno appena varcato la soglia e si ritrovano nel corridoio del piano terra. Nel breve silenzio che si forma tra loro, il verso delle cicale continua a essere la cosa che si sente di più; forse, se qualche club è davvero presente insieme al custode che deve trovarsi nel suo ufficio dalla parte opposta, devono essere al piano superiore o nella palestra lontana abbastanza da non far arrivare alcun suono.


Oppure, considerato anche l'orario, forse sono semplicemente gli unici lì.


«Alla classe di tua sorella?» chiede giusto per sicurezza, ma non ha davvero bisogno di controllare che Iura stia annuendo. Anche perché, in ogni caso, l'altro non gli ha ancora lasciato il polso sebbene non lo stia tirando con esagerata foga mentre si dirigono verso le scale per salire al primo piano dove si trovano le aule del primo anno, compresa quella di Motoko. «Dopo... vogliamo mangiare qualcosa?» azzarda, non avendo idea di quanto urgente sia per l'altro portare il quaderno a casa se non il vago orario dedotto dalle parole dell'altro. Ma Iura potrebbe anche avere altro da fare dopo questo.


«Mmmh... però mangiamo sul tetto!»

«Eh?»

«Ma sì, ma sì. Andiamo a prendere il quaderno di Motoko, poi scendo al konbini all'angolo della strada a prendere il pranzo per entrambi, torno e mangiamo sul tetto! Non c'è praticamente nessuno, approfittiamone!» esclama come un bambino a cui è appena stato permesso di fare tutte le marachelle del mondo insieme. Akane non ha cuore di far notare che se il tetto era già off limits quando erano studenti, essere lì in qualità di alumni non rende la cosa diversa, anzi.


Per il momento, però, si lascia portare su per le scale verso la classe della sorella.


*


Alla fine in un modo o nell'altro Akane riesce a convincere l'altro a non puntare proprio al tetto, dove peraltro l'assenza di ombra minaccia di farli soffrire anche durante il pasto, ma di adattarsi a un più classico giardino. Certo il caldo anche lì non si fa pregare, però almeno gli alberi offrono un riparo non indifferente ed è già qualcosa. D'altronde, anche abusare dell'ospitalità della loro vecchia scuola occupando aule che non vengono utilizzate ora in assenza degli studenti non gli è sembrato comunque il caso.


Iura non si è fatto attendere troppo, dopo aver lasciato ad Akane il compito di scegliere il posto perfetto in cui mangiare ed essersi volatilizzato non appena girato l'angolo dopo essere uscito dal cancello principale. E' tornato con due buste di plastica piuttosto voluminose, lasciando intendere a Yanagi che dovesse aver esagerato con il pranzo. Gli ha dato il tempo di prendere posto e bearsi un poco dell'ombra prima di allungare una mano e offrirsi tacitamente di tirare fuori cibo e bevande.


Ora che hanno svuotato le buste, Akane capisce perché risultassero così piene: Iura non ha preso solo un paio di bentou e due bottigliette d'acqua, ma ci ha aggiunto anche due bottiglie di oolong tea e un paio di budini che sospetta finiranno per sciogliersi prima che loro riescano a finire il bentou. D'altra parte, però, è abbastanza chiaro che abbia cercato di tenere da conto i suoi gusti e il fatto che non avrebbero potuto tenere in fresco nulla, visto che i bentou hanno quasi tutto cibo che non necessita in alcun modo di essere scaldato ma, di contro, non si è nemmeno rovinato nel breve ma torrido tragitto dal konbini al giardino del loro ex liceo.


Bacchette alla mano e dopo un «Itadakimasu!» in contemporanea, entrambi cadono nel silenzio per almeno un paio di bocconi. Il primo a parlare di nuovo è proprio Iura, mentre poggia già il bentou in equilibrio sulle proprie gambe incrociate per evitare di posarlo a terra mentre recupera la bottiglietta d'acqua per aprirla e prenderne un sorso.


«Ehi, Yanagin» richiama la sua attenzione, portandolo a focalizzare lo sguardo su di lui e a lasciar stare il pranzo per ora «l'altra volta, quando siamo usciti con Toru e gli altri, no» dice e fa una piccola pausa guardandolo, forse aspettando un cenno da parte sua per avere la certezza di aver entrambi inquadrato di quale occasione si stia parlando. Akane annuisce, visto che non si tratta che di due settimane fa, dopotutto. «ci hai pensato? Al nome.»


Solo allora, quando la domanda è più specifica, Akane capisce di cosa l'altro stia parlando. L'ultima uscita che sono riusciti a organizzare tra ragazzi, dopo la quale Akane si è limitato a farsi da parte visto che Hori-san e le altre si erano unite al gruppo e non voleva mettersi nel mezzo di quella che potrebbe essere diventata una passeggiata tra coppie, durante il pranzo gli argomenti sono stati tanti. Come sempre si sono raccontati le cose più importanti successe dall'ultima uscita, quegli aneddoti troppo lunghi da scrivere sulla chat di Line; poi sono passati da un argomento all'altro come sempre. Il momento a cui Iura si riferisce è quando qualcuno ha sottolineato che a dispetto di quanto detto una volta nell'aula del Consiglio Studentesco, Akane non ha ancora fatto grandi progressi nell'arduo compito di chiamarli con il nome proprio anziché per cognome. Aveva promesso di cominciare con Toru e così è stato, sebbene all'inizio gli venisse tutto tranne che naturale, in qualche modo si è sforzato per non sembrare quello che si rimangia le parole. Alla fine, non senza una certa fatica, è riuscito a non cedere alla tentazione di tornare all'iniziale "Ishikawa-kun". Con tutte le ragazze continua a non provare nemmeno, ma nel loro caso la situazione è diversa così come le implicazioni.


Per quanto riguarda gli altri, però... è riuscito un paio di volte ad azzardare con Miyamura, forse perché a un certo punto si sono ritrovati non proprio a condividere un segreto ma a condividere una sorta di consapevolezza estranea agli altri - nonostante quanto lo stesso Miyamura gli abbia detto, però, Akane non pensa di aver dimostrato una sensibilità particolare rispetto agli altri. Forse il suo notare l'accenno di timore di Miyamura è stato dovuto solo al fatto di fare attenzione a certe cose o di riuscire a immedesimarsi all'idea di potersi trovare lui dall'altra parte, lui che per un motivo o per un altro ha sempre avuto un numero incredibile di conoscenze con cui andare facilmente d'accordo, ma non una grande cerchia di amici che potesse definire "stretti". Ha solo pensato, quella volta, di poter capire cosa provasse Miyamura (conoscendolo poco e nulla) nel vederlo chiamare per nome e sottintendere un certo tipo di rapporto qualcuno con cui ancora non era stato in grado di abbattere quella barriera.


Con Sengoku non ha fatto molti passi avanti in questo senso, ma d'altra parte nemmeno l'ex presidente del Consiglio Studentesco sembra badarci troppo o considerare la mancanza di quella familiarità tra loro lo specchio di un'amicizia poco salda. Forse perché entrambi sono, in certi aspetti, non troppo dissimili nel carattere ma Akane ha sempre avuto la sensazione di poter considerare la comunicazione tra lui e Sengoku su un piano diverso dagli altri. Non più o meno importante, solo diversa. Entrambi capiscono che l'apparente distacco dell'altro non è, in sé, distacco ma solo un modo più... formale di interagire, più garbato, forse più attento ma non paragonabile né nel bene né nel male a quello degli altri.


Iura, d'altra parte... Akane non sa bene come gestire il rapporto con Iura. A vederli è consapevole che non potrebbero sembrare più diversi e forse, dall'esterno e quando Shindo non si unisce a loro, non esclude che le persone possano pensare a Iura come a un pesce fuor d'acqua lì dove Miyamura risulta comunque abbastanza pacato, Ishikawa piuttosto maturo e Sengoku molto più serio di quanto sia poi in realtà se in compagnia delle persone giuste. Fin dal liceo, d'altronde, Iura è sempre stato considerato quello rumoroso - eppure Akane non lo ha mai visto come un tratto negativo, anzi. Ha sempre trovato, invece, che i loro caratteri opposti non fossero male nel bilanciarsi: ci sono cose che Iura è capace di dire e Akane non saprebbe come formulare senza farle suonare poco sentite, e al tempo stesso pensa di riuscire a comunicare meglio in altri momenti rispetto a Iura.


Nonostante questo, però, la questione nomi è ancora così spinosa...


«Mh, ci ho pensato...» ammette perché, dopotutto, è la verità. E' già lì lì per abbozzare un sorriso che è niente più di un preannunciare delle scuse, quando la voce di Iura lo interrompe. La nota alta con cui è solito parlare, tanto da essere individuabile con facilità in qualsiasi momento, ora sembra lasciata da parte quasi nella consapevolezza di star affrontando un discorso serio o che non ha comunque alcun bisogno di essere ascoltato da altri.


«Non è per forzarti.» chiarisce subito «E non è che anche gli altri pensino di essere meno amici se non usi il nome. Ero solo curioso.» ammette, le bacchette a spostare leggermente una delle polpettine di carne in un angolo del contenitore del bentou.


Akane lo osserva per qualche istante prima di riportare gli occhi sul proprio pranzo e prendere un boccone di riso che si assicura di masticare con calma. Iura non insiste né gli mette fretta, e forse lui si adagia su questo e ne approfitta per riordinare i pensieri. E' abbastanza sicuro che per quanto Iura sia sincero quando dice di essere per lo più curioso e di certo non offeso, ci sia un motivo più profondo per tornare a fargli una domanda che tutto sommato non era una necessità impellente fare. Vorrebbe essere sicuro su come approcciare la cosa e capire se ci sia qualcosa a cui Iura tiene particolarmente, in quel discorso, per poterla affrontare nel migliore dei modi e non farlo rimanere male senza volerlo.


Alla fine, decide di distogliere di nuovo l'attenzione dal pranzo e portare lo sguardo sull'altro, sebbene solo dopo essersi accertato di aver appoggiato il contenitore del bentou su una delle buste di plastica così che non stia a contatto diretto con l'erba.


«Non so, a dire il vero... non è che io abbia una vera ragione per chiamarvi con il cognome.» ammette «Credo sia solo questione di abitudine. Ho provato con Ishi-- Toru, perché avevo promesso di farlo. Non volevo sembrasse... una promessa tanto per evitare l'argomento in quell'occasione.» confessa, sebbene non abbia nemmeno la certezza che Iura si ricordi della volta a cui si sta riferendo. Dopotutto è stata una giornata come ce ne sono state tante prima del diploma, quella, priva di chissà quali avvenimenti. Quando sbircia in sua direzione, però, trova gli occhi verdi di Iura fissi su di lui e con quello sguardo arriva la consapevolezza non soltanto di essere ascoltato parola per parola, ma anche di quanto l'altro consideri seria la conversazione che stanno avendo.


«Iura-kun,» lo chiama, anche se non c'è bisogno «ti dà fastidio che non ti chiami per nome?» domanda, più diretto di quanto farebbe in condizioni normali ma incapace di trovare una valida e più pacata alternativa per chiedere la stessa cosa senza che questa venga travisata o non compresa del tutto. E in fondo Iura si è sempre dimostrato quel tipo di amico molto diretto, a volte anche a costo di rischiare di essere indiscreto sebbene mai con cattiveria.


Lui si prende diverso tempo per rispondere e questo, già da solo, è inaspettato. Akane non ha mai pensato che Iura fosse una persona superficiale come forse diversi compagni di scuola credevano vedendolo sempre allegro, rumoroso, esagitato. Ha anzi capito abbastanza in fretta, o così pensa almeno, che l'altro fosse molto più attento di quanto si potesse credere; e quando si tratta delle persone a cui tiene, Iura non dà un giudizio con leggerezza, con facilità, ma cerca di capire davvero e questo lo rende una persona molto più gentile di quanto possa credere. Basterebbe guardare con quanta cura si occupa di sua sorella senza renderlo palese, riuscendo a far sembrare che la distanza rimanga sempre la stessa, forse per non farla sentire in imbarazzo. Akane è abbastanza sicuro che, se Motoko lo chiedesse espressamente, Iura sarebbe ben felice di rimodellare il suo modo di approcciarsi a lei e di prendersi cura di lei in un attimo, perché lei possa essere a suo agio. E trova che sia una cosa meravigliosa. Perciò nel vederlo così assorto sulla domanda che gli ha fatto... si chiede se, forse, il semplice averla fatta non possa averlo ferito o anche solo fatto rimanere male. Se non abbia, Akane, mancato di sensibilità.


«Non proprio fastidio.» dichiara dopo quella che sembra essere un'eternità, o un lasso di tempo sufficiente per Akane per perdersi nel flusso di pensieri che a volte sembrano non fermarsi mai davvero. L'espressione del suo viso è seria ma non tesa, il linguaggio del corpo in generale - quello a cui Akane ha imparato a fare disperatamente caso negli altri - suggerisce che è comunque rilassato. Per questo non sa cos'altro aspettarsi da quella risposta che sembra tutto tranne che destinata a restare così breve e semplice.


«Più un... non so, forse è solo che lo capirei meglio se tu e Toru aveste un rapporto particolare o vi conosceste da più tempo. Da quando sei con noi sei sempre stato il più formale di tutti, persino più del Presidente.» che Iura chiama ancora così anche se, alla fin fine, Sengoku ha smesso di essere il presidente del Consiglio Studentesco. Probabile però che quello sia un nomignolo di cui l'altro non si libererà facilmente. «Quindi sentirti usare il suo nome fa sembrare come se aveste un'amicizia speciale solo voi due.»


«Non proprio, a dire il vero... però credo sia la stessa impressione che ha avuto all'inizio Miyamura-kun.» ammette, giochicchiando con la bottiglia d'acqua senza aprirla e senza bere, a dispetto di quanto cominci a sentire la gola secca. Non c'entra il caldo, però. Vorrebbe solo che questo non diventasse uno di quei malintesi difficili da chiarire con il passare del tempo; non è però nemmeno così bravo a capire come spiegare la cosa.


«Poi, comunque, penso che in fondo sono solo mosso da un motivo infantile. Motoko mi rimprovererebbe di sicuro.» ammette con un'alzata di spalle, quasi fosse ormai già diventata una cosa di poca importanza. Akane non sa bene perché, ma gli mette addosso un vago senso di panico che lo porta ad allungare una mano per posarla con più delicatezza possibile sulla spalla altrui. Non vuole trattenerlo, anche perché Iura non si è mosso come se volesse allontanarsi, ma gli viene istintivo fare quel gesto. La reazione di Iura è immediata: lo vede spostare lo sguardo sulla sua mano prima e su di lui poi. E rivolgergli un sorriso subito dopo, uno che Akane ha visto raramente sul suo viso: sembra volergli comunicare così tante cose insieme che distinguerle tutte è quasi impossibile - una rassicurazione, delle scuse, una punta di divertimento.


«Non fare quella faccia, Yanagin.» pronuncia, ma non è un vero rimprovero. La mano di Iura si posa sul suo polso e Akane immagina che lo vedrà spostare la sua dalla spalla a breve, invece dapprima è di questo che si tratta, ma quasi subito nota che le dita di Iura non si stanno limitando ad accompagnarlo lontano dal proprio corpo ma a sfiorargli quello stesso polso afferrato con gentilezza e a portare le dita contro lo sue, palmo contro palmo, quasi a misurarle. Come quando fino a pochi mesi fa, a ridosso delle visite mediche in infermeria, provavano a indovinare anche così chi fosse cresciuto di più. Akane le osserva, ritrovando ben poca differenza a questo punto - in fondo nemmeno tra le loro altezze c'è più di qualche centimetro. Poi le vede, le dita di Iura scivolare leggermente fino a insinuarsi tra le sue, intrecciandosi in un modo in cui non lo hanno mai fatto. E' quello che lo porta ad alzare lo sguardo, a cercare quello di Iura.


Ci ritrova una dolcezza inaspettata, spiazzante e un pizzico di nostalgia.


«Sono solo geloso, immagino.» dice con una naturalezza tale che in un primo momento Akane non è sicuro di quale interpretazione dare alle sue parole. Da una parte, la semplicità con cui Iura lo ha detto e il discorso generale nonché il rapporto che Akane ha con Toru (niente più di una semplicissima amicizia) gli fanno supporre di dover intendere niente più delle parole, ossia che Iura lo apprezza come persona e vorrebbe avere quel qualcosa che lo riconosca come un amico a cui Akane sente di dovere tanto, esattamente come gli altri. Da una parte, invece, c'è il modo in cui gli stringe la mano, un modo intimo che non è mai appartenuto agli amici in generale e alla loro cerchia in particolare - per quanto nessuno di loro abbia mai badato troppo a mettere dei paletti al contatto fisico e nonostante le preoccupazioni scherzose di Hori-san sulla possibilità che Miyamura le venisse portato via da ogni singolo amico maschio, non c'è stato mai modo di pensare che qualcuno di loro potesse essere veramente attratto da qualcuno del proprio stesso sesso. Akane non ha mai pensato che Iura potesse essere attratto da lui in quel senso.


«Ti mette a disagio?»

«Eh?»

«Che io mi stia dichiarando.»


...E' quello che sta facendo? E' così che deve intendere le sue parole, quella la chiave di lettura che deve dare a tutto quel loro discorso?


Iura lascia andare la sua mano, fa lentamente scivolare via le dita da quell'intreccio che lui stesso ha iniziato, fino a tornare ad averle entrambe libere tanto da recuperare con facilità il bentou messo da parte e ricominciare a mangiare. Poco prima di portare un boccone alle labbra però parla, anche se il suo sguardo non è rivolto ad Akane stavolta ma all'edificio scolastico innaturalmente deserto, tanto da sembrare la scena di un film dove i protagonisti sono soli in quel modo conveniente che nella realtà non avviene mai. Akane si chiede se Iura, ora come ora, vorrebbe avere qualcuno pronto a smorzare la tensione che ha finito con il crearsi in modo inevitabile anche in assenza di chissà quale reazione da parte di uno dei due.


«Non ti preoccupare, comunque.» se ne esce Iura, abbracciando con lo sguardo un edificio che li ha ospitati per tre anni fino a pochi mesi fa «Te l'ho detto solo perché era un po' che volevo farlo, ma poi c'era sempre qualcosa di mezzo tipo gli esami. E poi» prosegue, una nota divertita nella voce che Akane non riesce a capire se sia genuina o no «c'era stata tutta la storia con Yoshikawa, non volevo giocare una partita persa in partenza. Ma ho pensato, ormai ci stiamo, perché no?»


Akane non sa cosa dire. Il verso delle cicale, intanto, è quasi assordante.


*


Non saprebbe dire se la stranezza sia stata sentirsi come al solito una volta lasciata la scuola, o rivedersi di nuovo lì. Akane era abbastanza sicuro che Iura non avrebbe voluto vederlo molto presto, a dispetto del non essersi salutati con qualche animosità di mezzo o dopo aver litigato. Ma è anche vero che Akane non gli ha dato una vera risposta - a un certo punto era così confuso che non è nemmeno riuscito a capire se ci fosse effettivamente una risposta da dare, perché Iura sembrava più volersi solo togliere un peso che aspettarsi qualcosa da lui. Akane avrebbe solo voluto dirgli di dargli il tempo di pensarci, di ragionare così che potesse offrire una risposta e soprattutto una ponderata. Ma mentre stava per aprire bocca e per tutto il resto del pranzo, quel giorno, non ha fatto che pensare: se dico di volerci pensare, non è come suggerire di star prendendo in seria considerazione la cosa?


Voleva, l'ha presa in seria considerazione. Ma sul momento ha temuto che Iura, già abbastanza deciso a lasciar correre e accontentarsi di aver potuto dire la sua, avrebbe potuto aspettarsi qualcosa che Akane avrebbe potuto finire con il non dargli. Una risposta positiva che, magari, si sarebbe rivelata invece negativa. E così è rimasto in silenzio e, con difficoltà, ha agevolato i cambi di argomenti con cui Iura ha cercato di ripristinare una situazione normale tra loro.


Si è sentito orribile per tutto il tempo in cui è stato da solo, rimettendo piede nell'appartamento dove vive da solo ora che segue i corsi universitari, e ha continuato a sentirsi in quel modo anche quando la chat di gruppo si è animata, mostrando il continuo e abituale spam di sticker di Iura. Finché lo stesso Iura non gli ha scritto in privato. Akane ha aperto la chat privata per ritrovarsi davanti tre cose: la foto di un gatto di strada, il messaggio "mi aiuti a cercargli un padrone?" e uno sticker di gattino cicciotto che chiedeva scusa. Si è sentito peggio, ma poi si è anche sentito meglio. Iura-kun è ancora disposto a essermi amico, ha pensato istintivamente accettando. Ma lui che amico vede in Iura-kun, arrivati a questo punto? Dovrebbe, in virtù di qualunque sia il loro rapporto, dare una risposta chiara e sincera. Proprio come Yoshikawa-san la diede a lui a suo tempo, offrendogli la possibilità di mettersi il cuore in pace, guardare avanti e costruire comunque un discreto rapporto con lei.


Non vuole privare Iura di questo.


«Yanagin!» il richiamo è quello solito, mentre Iura varca la soglia del cortile del liceo Katagiri dove si sono dati di nuovo appuntamento. Ignorando il caldo, ignorando la scuola pressoché deserta a questo punto, tanto quanto l'altro giorno. Gli abiti sono decisamente meno formali e più adatti a un'uscita tra amici - non che fossero in ghingheri la volta precedente, però...


«Hai portato quello che ti ho chiesto?» domanda Iura con lo stesso entusiasmo che potevano avere a sette anni quando bastavano un secchiello e una paletta per rendere il recinto della sabbia di un parco qualsiasi cosa volessero, anche il terreno di un team di esploratori. Annuisce, alzando di un poco la busta di plastica che tiene nella mano sinistra e aprendola così da offrirgli una buona visuale sul contenuto: una ciotolina di metallo in cui possono mettere l'acqua per la bestiola a cui trovare un padrone ma che, stando alle brevi e frammentarie spiegazioni di Iura via Line, per ora non sembra nemmeno volersi far avvicinare abbastanza da essere portata via dal cortile della scuola.


Alla vista della ciotola, Iura fischia ammirato e gli regala un sorriso immenso, quasi Akane avesse appena salvato il mondo con un solo sguardo: «Ottimo, ottimo! Allora, io ho preso l'acqua e poi un paio di scatolette di cibo e un giocattolino.» comincia a elencare, contento. Akane non riesce a trattenere un piccolo sbuffo divertito e non si stupisce quando l'attenzione di Iura è subito su di sé.


«Iura-kun, pensavo volessi trovargli un padrone, non prenderlo tu...» «Beh, ma... ma intanto è qui da solo, che c'è di male a giocarci un pochino se si fa avvicinare?» rimbrotta con un accenno di broncio, forse per essersi fatto cogliere in flagrante su quella sua incapacità di abbandonare chi è in difficoltà o di mandare giù un'ingiustizia; Akane pensa che non ci sia davvero niente di male, che gli faccia onore e che lo renda tenero.


«Penso sia gentile, da parte tua. Ma non mi sorprende troppo» ammette con un sorriso mentre si cominciano a muovere entrambi verso il retro della scuola dove Iura sembra aver visto il micio la volta precedente, dopo che si erano già divisi «tu sei sempre stato gentile, Iura-kun. Più di quanto alcuni pensino e altri notino. Tutti lo sappiamo, non abbiamo fatto altro che stare sempre insieme quando eravamo ancora studenti.» fa notare, un'ovvietà per lui che però ci tiene a fargli sapere. Sospetta, in fondo, che Iura non sia il tipo da soffermarsi molto sui propri pregi e su quanto riesce a fare per gli altri.


Inaspettatamente, tra di loro cala il silenzio. Akane vorrebbe credere non sia colpa di ciò che ha detto, e nel vedere il gattino appena svoltato l'angolo - guadagnando anche una discreta ombra, che col caldo non è male - si dice che il silenzio potrebbe essere stata una scelta oculata per non spaventare il felino. Eppure non riesce a togliersi di dosso la sensazione di aver detto la cosa sbagliata e aver, quindi, peggiorato una situazione precaria in cui forse entrambi stavano cercando di fare del proprio meglio per tornare alla "normalità".


Osserva Iura piegarsi sulle ginocchia e rimane di un paio di passi indietro, assumendo però una posizione molto simile a quella dell'altro per evitare di imporsi come presenza e spaventare il felino che si nota già essere piuttosto guardingo. La fortuna del suo essere cucciolo fa sì che forse il cibo potrebbe aiutare ad attirarlo un poco, ma meglio non rischiare, non subito. Per quanto adorabile sia, già a vederlo da più lontano. L'approccio non sembra facile e Akane si concede di far deviare i propri pensieri dalla scena davanti ai suoi occhi, ma gli viene concesso per relativamente poco tempo. Nello specifico, fin quando non sente il micio strusciargli contro la gamba. Abbassa lo sguardo, sorpreso, e poi lo rialza verso Iura a metà tra il volergli far notare quella sorta di miracolo e l'emozionato per quella pallina di pelo che sembra essersi fidata abbastanza da volerlo avvicinare.


Incontra lo sguardo stupito e giocosamente tradito dell'altro.


«Yanagin, perché da te sì e da me no?!» pronuncia, con un'attenzione quasi casuale nel farlo a tono basso, per non spaventare la bestiola. Akane alterna lo sguardo da lui al felino, azzardando ad accarezzarlo con un movimento lento della mano. Quando vede che non sta scappando spaventato, le dita osano con qualche grattino dietro l'orecchio e a quel punto il miagolio acuto del cucciolo è la prova inconfutabile che soffrire il caldo tutto sommato vale la pena. Gli fa una tale tenerezza che alzare lo sguardo dalla testolina che gli si struscia contro è davvero una missione impossibile - però lo fa quando nel suo campo visivo finiscono con il rientrare anche le scarpe di Iura e lo percepisce più vicino.


Alza lo sguardo su di lui solo quando vede la sua mano avvicinarsi, piano, ad accarezzare il micio. Si ritrova davanti un'espressione strana, un misto di incertezza e... imbarazzo, forse?


«Da come lo dici» se ne esce Iura «è come se non avessi fatto altro che osservarmi per tutto il tempo.» commenta. Ad Akane ci vuole un po' per capire di cosa stanno parlando, che non si tratta più del gatto ma delle sue parole precedenti riguardo quella gentilezza che non ha mai faticato a scorgere. E' raro vedere della timidezza in Iura - più raro della sua serietà, della capacità di tenere basso il tono di voce come se sussurrasse un segreto, del modo che ha di prendersi cura delle persone a cui vuole bene.


Akane ha la sensazione che ora, in questo momento più che in ogni altro, un gesto sbagliato potrebbe assumere un peso immenso e questo gli fa tremare un poco le mani. Le stesse le cui dita sono state intrecciate con quelle di Iura per qualche attimo la volta scorsa, nel giardino di quella stessa scuola dove si sono camminati affianco per due anni senza nemmeno conoscersi e per il resto del tempo imparando a dosare le distanze, a imparare l'uno dell'altro. Iura quando ha pensato, quindi, di vedere in lui qualcosa più di un amico? Prima di sapere della sua dichiarazione a Yoshikawa? Dopo? Quando gli ha tenuto la mano, cos'ha provato? Niente se non un po' di nostalgia, perché ormai il sentimento si è affievolito lasciando lo spazio solo all'amicizia, oppure qualcosa che è rimasto ancora e magari immutato?


«A dire il vero—»

«No, lo so.» lo interrompe bruscamente Iura, una mano portata dietro la nuca in un gesto nervoso «Lo so che non lo intendevi in quel senso. Scusa. Mi stavo impegnando a non farti sentire a disagio, ma è stato un colpo basso che non mi aspettavo, questo.» ammette e Akane vorrebbe dirgli che non è un colpo basso, non è mai stato a disagio. Preoccupato, forse, un po' nervoso considerato che a dispetto di quanto tutti abbiano sempre pensato lui non è mai stato chissà quanto popolare né oggetto di confessioni durante il liceo.


«Volevo solo dire» lo interrompe lui stavolta, la mano libera che va a prendere il polso altrui in uno specchio di quanto accaduto la volta scorsa «che ti ho osservato.» ha osservato tutti, ha cercato di capirli, ha imparato a conoscerli senza il bisogno di domande potenzialmente indiscrete e ha cominciato ad apprezzarli e sperare di averli nella sua vita anche una volta finito il liceo. Abbassa lo sguardo sul polso che ha afferrato, per quanto la presa sia tutt'altro che forte; basterebbe così poco a far scivolare la mano un po' più verso il basso e a intrecciare le loro dita.


«E non sono a disagio.» riprende, un sospiro vago mentre il felino lo guarda quasi confuso da tutta la difficoltà che sembra esserci tra quei due umani a cui ha permesso di avvicinarsi. «Ma...» ci prova, a mettere in fila parole abbastanza sensate da poterlo aiutare a spiegarsi come vorrebbe «pensavo» sta già perdendo il filo di un discorso che non si è mai davvero formato nella sua testa «forse tu... pensi sia ancora una partita persa in partenza e che non vuoi cominciare a giocare?» chiede, senza osare alzare lo sguardo, sentendo l'imbarazzo mangiarsi centimetro di pelle dopo centimetro di pelle, arrampicarsi dal collo con l'inesorabile méta del viso. Cerca di ignorarlo, di non focalizzarcisi. «Scusami, non so bene come chiederti quello che sto cercando di capire.» mormora, sconfitto.


In quel momento sente le dita di Iura scivolare, proprio in quel movimento che Akane si era immaginato ma non aveva osato rendere reale; le sente intrecciarsi alle proprie, di nuovo, ed è sicuro che il proprio palmo sia sudato e pensarci non lo aiuta ad evitare che lo diventi di più ma poi sente il pollice di Iura muoversi piano, insicuro in un primo momento lì sul dorso. Carezze leggere e appena accennate, per tastare il terreno ma anche per tranquillizzarlo, forse. Akane non lo sa, ma non gli è sgradito, anzi. Quasi gli dà abbastanza coraggio per alzare lo sguardo.


«Vuoi sapere se mi piaci ancora o se intendevo dire che ora sono a posto e per questo mi sono dichiarato?» prova a indovinare Iura ed è incredibile - o forse non lo è poi davvero - che riesca in un secondo a dire la frase giusta per esprimere il caos totale che regna nella mente di Akane da giorni, da quando Iura gli ha detto quelle poche ma eloquenti parole nel giardino della scuola. E' come essere stati sotto gli occhi di tutti, ed è assurdo che invece ora siano sul retro di quello stesso edificio scolastico, nel luogo delle dichiarazioni per eccellenza, dove evitavano di gironzolare per una regola non scritta così da evitare di incappare in una coppia appena formatasi o in una destinata a non formarsi affatto a causa di un rifiuto.


E' come essere tornati al liceo, per quanto ne siano fuori da una manciata di mesi che non li fa ancora sentire adulti nemmeno un po'.


Annuisce piano, aggiungendo un «Mh.» a voce, sempre che di risposta vocale si possa parlare. Lo sente lasciarsi andare a un sospiro profondo e rumoroso, uno di quelli a cui ci si abbandona quando si è un po' rassegnati; sente la mano di Iura stringere la sua un po' di più e si sente tirare leggermente. Non può evitare il contatto visivo per sempre e lo sa, quindi alza lo sguardo e non si stupisce di incontrare gli occhi chiari di Iura. Il suo viso è abbastanza vicino, più di quanto forse Akane si aspettava, ma non ancora così tanto da fargli avere un'idea sbagliato di quanto possa accadere tra loro in questa situazione.


«L'ho detto in un modo che poteva confondere... forse un po' volevo confonderti. Scusa, sono stato infantile.» ammette, con l'espressione di chi in fondo un po' si sente in colpa ma riconosce anche di non dover essere troppo duro con se stesso. In fondo Akane stesso non è arrabbiato, sospetta che per quanto Iura volesse tirare un po' la corda non lo abbia fatto con cattiveria ma più come un... tentativo forse un po' estremo di vedere la sua reazione e capire come comportarsi di conseguenza.


«Te lo spiego meglio.» riprende quindi e Akane non sa cosa aspettarsi ma qualcosa gli dice che dovrebbe almeno far presente a Iura che non è davvero tenuto a farlo. Non ha il tempo nemmeno di aprire bocca, però, prima che il fiume in piena della sincerità altrui lo travolga del tutto: «Non ho avuto un colpo di fulmine, onestamente ti avevo notato poco prima che ti conoscessi per esserti dichiarato a Yoshikawa. E anche dopo ho solo pensato "wow, okay, è super cool" e mi stupiva che interagissi con noi come una persona assolutamente normale. Ma poi un giorno ho sentito Yoshikawa dire che eri molto più goffo di quanto sembravi e ricordo di aver pensato che ehi, al massimo saresti stato più alla mano. Invece eri goffo davvero.» sottolinea, con il divertimento ma anche una sorta di tenerezza nella voce, un mix che finisce con il far imbarazzare Akane anche di più - come se la consapevolezza delle sue innumerevoli figuracce non fosse già sufficiente. Non ci prova nemmeno a interrompere Iura o inserire un proprio commento.


«Quando invece ti abbiamo conosciuto meglio ho pensato che fossi una persona normalissima, ma capivo anche perché di te tutti avessero l'impressione di questa specie di... principe abbagliante? Voglio dire, tu sei gentile con tutti, mai una parola fuori posto, non ti ho mai visto litigare seriamente con qualcuno e nessuno sembra avere una brutta opinione di te. Ho capito che sembravi freddo ma eri forse solo timido, e la goffaggine a un certo punto ha cominciato a sembrarmi adorabile più che un problema.» continua, nemmeno dovesse riassumere tutte le considerazioni fatte negli ultimi dieci mesi di vita e Akane vuole sapere, ma vorrebbe anche che smettesse. Gli stringe un poco di più la mano, quasi sperando di poterglielo comunicare telepaticamente.


«Quello che voglio dire» riprende Iura, ma almeno sembra star raggiungendo una conclusione, qualunque essa sia «che alla fine mi sei piaciuto. E mi piaci ancora. E quando dico 'mi piaci' intendo dire che vorrei avere un appuntamento, tenerti la mano e onestamente anche un bacio.»


Akane tace, perché davvero cosa può mai dire a questo punto? Si sente andare a fuoco e sa che è di certo visibile, vorrebbe poter dire con la stessa facilità e prontezza ciò che di buono ha visto e imparato a conoscere di Iura, ma gli mancano le parole perché lui non è altrettanto eloquente, non lo è mai stato. Né è abbastanza coraggioso e "sfrontato" da far sì che i gesti plateali parlino per lui. Nemmeno quando sente la fronte di Iura sfiorare la sua.


«Akane» lo chiama per nome per la prima volta e a lui si torce lo stomaco mentre deglutisce per alzare un poco viso e sguardo che erano sfuggiti di nuovo dagli occhi di Iura. Shu - non lo pronuncia, ma se lo rigira nella testa come se facesse a voce - ha un'espressione mortalmente seria «adesso provo a baciarti. Te lo dico perché puoi spingermi via, se non ti va.» gli fa notare e non perde tempo nell'avvicinarsi davvero, di più, fino a far sfiorare le loro labbra.


Indugia solo un attimo, per dargli quella che Akane suppone sia l'ultima scappatoia, l'ultima occasione di uscire da qualsiasi labirinto mentale lo abbia sopraffatto e agire come ritiene opportuno. Ma lui riesce solo a stringergli la mano e a strizzare gli occhi quando li chiude.


Le labbra di Iura sono un po' secche, ma il tocco di per sé non è spiacevole. Non è nemmeno un contatto troppo lungo quello che c'è tra loro prima che Iura si tiri di poco indietro; nel sentirlo in silenzio, Akane azzarda ad aprire gli occhi. Una pessima scelta: «Di nuovo?» gli domanda Shu, come un bambino pronto a chiedere il permesso altre dieci volte se necessario. Annuisce piano, ancora incerto, e le labbra di Iura sono sulle sue per la seconda volta prima che possa dirgli "sì" anche a voce. E' un bacio più lungo, ma rimane casto, gentile. Forse Shu vorrebbe qualcosa di più, ma non lo forza affatto e quando si allontana di nuovo poggia la fronte contro la sua e sbuffa divertito.


«E' stato... così buffo?» Akane si lascia scappare, prima di riflettere su quanto sciocca sia come domanda ma sperando anche di sbagliare, di non essere stato buffo nella sua poca esperienza. Iura lo guarda, ridacchia piano e porta la mano ormai libera dalla busta a sfiorargli la base del collo.


«Visto?» gli dice, come se non avessero fatto altro che parlare di quello fino a ora «Adorabile.»


Akane abbassa lo sguardo sulle loro mani, imbarazzato, e lo sente ridacchiare come se quel momento tra loro gli bastasse ad annullare mesi di silenzi forzati.