C'è un nuovo gatto in città (COWT10, week 3, m1)
Fandom: Uchitama?! Have you seen my Tama?
Prompt: cuccioli/neonati (m1)
Parole: 1260 (carta dolce miele di Melek)
Warnings: tutti i personaggi nominati presenti sono cani e gatti.
Si erano tutti riuniti per discutere dell’importante, importantissima notizia che serpeggiava nel quartiere da quella mattina. Beh l’aveva sentita prima di tutti - non consegnava i giornali con il suo adorato padrone per nulla, insomma! - ed era stato prioritario riunire tutto il gruppo e comunicargli la cosa.
Gon e Kuro si guardano, il fare pensieroso; in qualità di più grandi del gruppo è comprensibile che siano loro a ponderare come agire. Momo sembra davvero contenta, la sua coda a muoversi di continuo seppure con la solita grazia. Il piccolo Tora non è presente, ancora, ma passeranno di certo a dirglielo e Nora se ne sta lì appollaiato sull’albero, come se la cosa non lo toccasse, ma Beh è abbastanza sicuro stia comunque prestando orecchio.
Pochi è il primo a rompere il silenzio: «Perciò è già arrivato?» chiede, con il suo tono gentile ma senza riuscire a nascondere l’eccitazione di fronte alla notizia. E’ comprensibile, d’altronde, per lui più che per chiunque altro si tratta di avere un nuovo compagno di giochi. Beh annuisce, senza fare il misterioso ma notando che tutti pendono ugualmente dalle sue labbra. Sorride pacato, ma perché lui è pacato sempre - non ha ben presente come ci si agiti, nella vita.
«Sì, l’ho sentito dire proprio mentre passavamo all’angolo con la quarta strada.» asserisce «Devo ancora andare a trovarlo, però.»
Kuro si schiarisce leggermente la voce, l’aria seria che ricorda a tutti come sia il cane della stazione di polizia, con quel non si sa bene cosa a far sentire gli altri sicuri; man mano che parla, Gon di fianco a lui annuisce per confermare in silenzio quanto l’altro sta dicendo: «Credo dovrebbe andare uno solo di noi.» decreta Kuro «Se questo nuovo arrivato è solo un cucciolo, potrebbe spaventarsi nel vedere tanti estranei tutti in una volta. Oltretutto, potrebbe non essere abituato ai cani.»
In effetti tutti sembrano d’accordo, per quanto le orecchie di Pochi si abbassino, specchio della tristezza al pensiero di dover aspettare ancora per conoscerlo. Tuttavia Beh lo sa, la gentilezza di Pochi è tale che farà il bravo e aspetterà il suo momento.
«Forse allora dovrebbe andare Beh.» si inserisce Momo, matura ed equa nella sua scelta nonostante si veda che vorrebbe conoscere il piccolino anche lei il prima possibile «Visto che senza di lui non avremmo saputo nemmeno che era già arrivato!»
Tutti i presenti annuiscono, soddisfatti della scelta. Persino Nora non sembra avere nulla in contrario - di certo non pensava di offrirsi per primo, comunque.
Beh non ha idea di come si tratti con i cuccioli ma, dopotutto, lo sono stati tutti: quanto può essere diverso?
*
La voce di un bambino, probabilmente il padroncino del nuovo arrivato, si sente da oltre il muretto che circonda il piccolo giardino della casa ora abitata. Beh rimane fermo, in ascolto, e quando capisce che c’è via libera con un salto agile si sistema sul muretto e guarda: il gattino è dentro casa, in quello che sembra un salotto, e se ne sta raggomitolato a godersi i raggi del sole vicino alla grande porta-finestra. Beh scende cadendo in silenzio e su tutte e quattro le zampe sull’erba, si muove con tutta calma, sale il piccolo scalino della veranda e si affaccia alla finestra; è chiusa, naturalmente, per evitare di certo che il cucciolo all’interno se ne esca rischiando di perdersi. Ma Beh è un gatto quasi adulto, ormai, ha imparato uno o due trucchetti come aprire la finestra se questa non è bloccata. Una zampata qui, una spintarella di là ed eccolo a sgattaiolare - battuta involontaria, davvero - dentro quel salotto dove tutto odora di nuovo e di pulito.
Il cucciolo non si è minimamente reso conto dell’intrusione, se ne sonnecchia beato e Beh un po’ lo invidia, da grande amante dei sonnellini quale è… e dunque decide che non esiste modo migliore di fare amicizia che mettersi a dormire con lui. Si avvicina, si acciambella e si adagia, ma proprio quando finisce di sbadigliare ed è pronto a chiudere gli occhi, un miagolio acuto tipico dei cuccioli attira la sua attenzione.
Il nuovo arrivato sta aprendo gli occhi e una volta che focalizza la sua presenza il suo musetto si riempie di meraviglia, stupore e curiosità; la codina comincia a ondeggiare a destra e sinistra, lo sguardo non abbandona Beh nemmeno per un istante.
Forse un altro felino andrebbe in brodo di giuggiole (Momo), o forse qualcuno sarebbe particolarmente commosso (Kuro), e altri ancora di certo sarebbero incuriositi dal modo in cui quel piccolo allunga la zampina attirato dal motivo particolare sul pelo di Beh (Gon) ma lui, gatto di casa di un padrone che si occupa di diffondere le informazioni del mondo consegnando giornali, non si fa sorprendere da così poco. Lascia che il più piccolo lo pungoli con la zampa - forse è il primo gatto più grande di lui che vede dopo la sua mamma? - e infine sorride beato con un: «Eh...» che non ha nessun senso ma al tempo stesso racchiude tutti i significati del mondo.
Secondo lui. Gli altri probabilmente non capirebbero.
«Sei così nero...» il piccolo osserva. E’ comprensibile, lui è completamente bianco a eccezione di quella macchia in quel punto tanto particolare, unica interruzione di un manto altrimenti del tutto candido. Beh ridacchia, allunga una zampa e gli tocca la macchia «Tu sei così bianco.»
Chissà perché quelle parole sembrano essere recepite come un complimento; il cucciolo lo guarda, si tira su sulle zampette e alza un poco il musino, con il fare di chi è stato appena riempito di lodi: «Anche la mia mamma è tutta bianca.» dice con orgoglio «Anche tu sei un gatto grande? Come ti chiami?»
La timidezza pare sparita, se c’è mai stata, e Beh sorride pacioso: «Beh» replica «sono quasi un gatto adulto.» dice senza alzarsi, troppo comodo sulla morbida moquette - o forse è solo un tappeto? Oh, ma cosa importa poi - per farlo, e dopotutto possono parlare anche così «Tu come ti chiami?»
«Tama!» dice, ancora pieno di orgoglio «Lo ha scelto il mio padroncino!»
«Eh...» ripete Beh, girandosi sulla schiena, amando quella moquette come ama poche cose - il sole mentre dorme, i rami comodi per dormire, la cesta della bicicletta del suo padrone in cui dormire, le scatole per i sonnellini, il letto del padrone… sì, anche quello per dormire. Dormire in generale.
«Sei il capo dei gatti di questa città?» chiede Tama, avido di informazioni, curioso come solo i cuccioli sanno essere. Beh ridacchia, immaginandosi a capo della Terza strada per un istante; sarebbe così faticoso, no, meglio vivere con semplicità e godersi le piccole gioie. Scuote la testa: «No, non c’è un capo, qui siamo tutti uguali.» assicura, è un concetto importante e i più piccoli è giusto lo sappiano.
«E ci sono tanti gatti?»
«Tanti gatti e tanti cani, siamo tutti amici e gli altri non vedono l’ora di conoscerti.»
A Tama brillano gli occhi, gli si butta addosso, le zampine a premere leggermente sul suo addome ma è così piccolo da fargli quasi un piacevole solletico mentre un po’ prova a spingerlo per estrapolare informazioni, un po’ gli fa la pasta addosso «Anche cani?!»
«Sì, ci sono Gon… Kuro...» la moquette è così morbida «Momo che è una gattina… Tora è poco più grande di te...» così tanto morbida «E poi… c’è Nora...» è insopportabilmente morbida «Pochi...»
«Pochi? Pochi sembra un nome da cane! Un grande cane! Un cane grandissimissimo!»«Ronf...»
«Beh? Dai, Beh, dimmi se Pochi è un grande cane morbido! Posso giocarci? Beeeeh...»