hakurenshi: (Default)
hakurenshi ([personal profile] hakurenshi) wrote2023-03-26 05:53 pm
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COWT13 (week5, M1) define

 

Prompt: skinship
Missione: M1 (week 5)
Parole: 2503
Rating: pg13
Warning: rotten fluff




A voler essere del tutto sinceri, la prima volta che Hitoshi finisce per addormentarsi addosso a Todoroki è davvero un caso: è la festa di Natale del loro secondo anno alla U.A., ormai più a ridosso della sua fine che dell'inizio. Marzo sembra incredibilmente vicino e alcuni di loro ancora si trascinano dietro l'inquietudine che la guerra ha lasciato loro addosso come cicatrici. Hanno tutti bisogno di qualcosa di normale, di una festa di Natale e così Hitoshi non ha nulla da ridire: organizza con gli altri più che volentieri, asseconda la vaga tendenza alla pianificazione di Midoriya ed è bello, per una sera, avere la leggerezza della sua età.


Hitoshi nemmeno si accorge di addormentarsi, in verità. Semplicemente, quando si sveglia, la prima cosa che nota è Kaminari a sbavare sul cuscino, sdraiato sul divano di fronte in un intreccio di gambe che vede protagonisti insieme a lui anche Kirishima e Tetsutetsu. La seconda di cui si accorge è di essere poggiato a qualcuno - e, quando si sposta e alza lo sguardo, è il profilo di Todoroki che trova. Sbatte un paio di volte le palpebre, mentre l'altro si gira a guardarlo come se nulla fosse.


«Scusa.» pronuncia Hitoshi ancora prima che il cervello elabori qualsiasi altra cosa, guardandosi attorno per dare più valore alle proprie parole nell'aggiungere un «Dormono tutti?»


Todoroki scuote la testa: «C'è qualcuno in cucina, si sono spostati per parlare.»


Hitoshi sospetta l'altro sia rimasto immobile per non svegliare lui e sta per scusarsi di nuovo - non che Todoroki sia mai il centro attivo di una conversazione, ma da lì a fare la statua di sale... -, quando è l'altro ad anticiparlo: «Nessun problema.» liquida la questione, senza dargli modo di aggiungere altro.


*


Succede di nuovo quando sono in affiancamento alle agenzie, pochi mesi dopo l'inizio del loro terzo anno. Sia lui che Todoroki, pur essendo di due agenzie diverse, si ritrovano nella stessa area ad approfittare della pausa pranzo e ad avere entrambi la stessa idea: occupare il cornicione di un palazzo.


Mangiano per lo più in silenzio, se non per qualche scambio su come stiano andando le cose ognuno col proprio - così sperano - futuro capo. E' Todoroki ad accostarsi a lui una volta finito il suo pranzo: Hitoshi lo osserva muoversi verso di lui, sederglisi vicino abbastanza da far toccare le loro spalle e inclinare la testa di lato fino a poggiarla contro il corpo di Hitoshi. Lo fa con una naturalezza che Hitoshi non si aspetta, come se avessero un tacito accordo tra loro per quando sono insieme e uno dei due è troppo stanco per restare sveglio.


Hitoshi è consapevole di essersi irrigidito appena, per quanto si stia impegnando a far sembrare di no. Todoroki, da parte sua, se lo ha notato non lo dà a vedere - ma questo sorprende poco: non sono molti i pensieri di Todoroki che Hitoshi sia stato in grado di leggere in un'espressione o di indovinare.


L'altro non parla, non gli chiede se può restare così per un po', né niente di simile; se ne sta solo in quella posizione, il respiro regolare che lentamente porta Hitoshi a rilassarsi. Lì, in alto su quel palazzo, l'aria di una primavera inoltrata si traduce in una brezza piacevole. A un certo punto i capelli di Todoroki gli solleticano la guancia; Hitoshi abbassa lo sguardo e, solo in quel momento, si accorge di come l'altro abbia le mani strette tra loro, i muscoli troppo poco rilassati perché Todoroki stia effettivamente dormendo.


A vederlo così, Hitoshi non è sicuro del motivo di quella posizione. Dopotutto, però, lasciarlo fare non gli costa niente.


*


Tutto il loro terzo anno è costellato di momenti simili: non così frequenti da poter essere considerati un'abitudine, ma nemmeno così rari. Fino al diploma, però, non c'è mai nulla di più di quello: poggiarsi l'uno alla spalla dell'altro, riposare una manciata di minuti e rilassarsi con un contatto fisico leggero.


E' una sera come tutte le altre, quella in cui Todoroki si unisce a una cena con altri ex studenti della sezione A su cui non incombe il massacrante turno serale. Hitoshi non lo vede bere affatto, di solito, per questo si sorprende quando lo sente ordinare una birra. Non è sicuro sia sufficiente a camminare storti una volta usciti, eppure non si sottrae quando fuori dal ristorante Todoroki si poggia alla sua spalla, né quando decidono di dividere il taxi perché arrivi intero a casa - a nessuno di loro sembra saggio assecondarlo quando, con la sua solita espressione seria, assicura che «Posso creare una strada di ghiaccio e poi spararmi in direzione di casa con il fuoco.»


Questo è il problema di quando si ha a che fare con persone come Todoroki Shouto: la loro quasi totale mancanza di un'espressione capace di lasciar intendere se stia o meno scherzando finisce, irrimediabilmente, a far prendere in considerazione che qualsiasi affermazione possa essere molto seria. Anche quelle più assurde.


A quel punto, quando sono ormai di fronte a casa sua, Hitoshi non ha nemmeno un reale motivo per rifiutarsi di accompagnarlo dentro. Todoroki sembra tornare sobrio quando sono nell'appartamento (sempre che sia mai stato ubriaco), ma Hitoshi insiste per farlo sedere sul divano mentre recupera un bicchiere d'acqua per entrambi. Lo bevono in silenzio, alla luce soffusa della piantana del salotto altrui, così Hitoshi si prende la libertà di guardarsi un po' intorno: ha sempre sentito parlare della casa della famiglia Todoroki come un luogo tradizionale e la stanza personale di Shouto alla U.A. vantava un arredamento per nulla diverso. E' strano, ora, vederlo in un contesto moderno - Hitoshi sospetta ci sia stato lo zampino della sorella o del fratello maggiore.


«Torni con il treno?» domanda Todoroki all'improvviso, nel silenzio totale. Hitoshi porta lo sguardo su di lui, dopo una breve occhiata al cellulare: «Non credo ce ne siano più, a quest'ora. Mi fermo all'agenzia.» conferma, senza darci troppo peso. Todoroki ha lo sguardo fisso sul suo bicchiere, ormai mezzo vuoto, come se l'acqua dovesse dargli una risposta a un quesito su cui si sta lambiccando il cervello. Hitoshi immagina che, se la loro fosse una storia di fantasia piena di cliché, questo sarebbe il momento in cui Todoroki gli offre di dormire da lui e ammicca riguardo la presenza di un unico letto... tralasciando che cercare di figurarsi Todoroki ammiccante lo fa più che altro sorridere.


Invece, quando sarebbe più plausibile chiedersi se non si stia addormentando lì seduto e con il bicchiere in mano, la sua voce lo raggiunge: «Riesci a dormire, la notte?» lo sente chiedere e questo gli fa inarcare un sopracciglio, perplesso. Ci arriva con un attimo di ritardo, quando Todoroki sta ormai aggiungendo un «Ci sono notti in cui se dormo sogno Dabi.»


Arriva con la stessa potenza che Hitoshi si immagina se pensa a cosa si debba provare nell'essere colpito in pieno petto da una palla di cannone. Sono due frasi appena udibili nel silenzio di una casa altrimenti vuota, eppure hanno una violenza inaudita. Chissà perché nessuno pensa mai, quando li guarda, che le cicatrici non sono solo quelle a cui qualcuno in un ospedale si è dedicato dal punto di vista medico. Nessuno riflette mai su cosa abbia significato mandare degli adolescenti in guerra, poggiargli sulle spalle il peso del mondo e limitarsi a dire loro: se dovesse andare male, ne pagheremo tutti le conseguenze.


Hitoshi sa che nessuno dei pro Hero lo ha voluto e che molti avrebbero preferito tenerli lontani se fosse stato possibile - non ne fa una colpa a loro, né ai civili indifesi, né a chi purtroppo non è stato salvato. Eppure, mentre guarda il profilo di Todoroki, si domanda se ci sia un manuale da qualche parte che spieghi loro non solo come essere gli Eroi perfetti che possano ispirare le nuove generazioni, ma anche come raccogliere i pezzi quando si sente il bisogno di appendere il costume al chiodo per un momento e tornare fragili. Lui una risposta non ce l'ha. Todoroki nemmeno, evidentemente. 


Quando lo vede inclinarsi appena verso di lui lo accoglie, si sistema per essere una spalla solida su cui poggiarsi; segue con lo sguardo come posa il bicchiere sul tavolino e poi scivola verso di lui, fino a tenere la testa contro il suo braccio. Hitoshi lo osserva, incerto: non è la posizione più comoda, ma non è nemmeno la persona più adatta ad assumerne una che implichi una conoscenza e un'amicizia che non hanno davvero.


Questo è il tipo di cosa per cui servirebbe Midoriya, pensa distrattamente. Midoriya che ha aperto gli occhi di Todoroki dal festival sportivo del loro primo anno, che è stato un po' il suo porto sicuro per come l'ha sempre vista Hitoshi. Midoriya, capace di salvare a modo suo qualcuno quando a stento era in grado di salvare se stesso - ma Hitoshi lo sa meglio di tutti, perché Midoriya ha salvato anche lui dalla parte più oscura di sé.


Non sa perché Todoroki non si stia affidando a Izuku, piuttosto, ma immagina possa avere le sue buone ragioni. E che potrebbe condividerne la maggior parte, se Todoroki decidesse un giorno di elencargliele. Per adesso però c'è solo lui. Perciò Hitoshi si muove, fa una lieve pressione contro la sua spalla per scostarlo e per un istante vede negli occhi dell'altro la muta richiesta di un chiarimento. Si limita ad allungarsi per poggiare il suo bicchiere vuoto e poi si sistema, fino a lasciargli spazio tra le proprie gambe: sarebbe pieno di fraintendimenti in qualunque altro caso, ma Todoroki lo guarda e capisce, si sposta a sua volta fino a sistemarsi lì. E' goffo il modo in cui si poggia con la schiena contro il torace di Hitoshi, esattamente come è goffo il movimento a cui Hitoshi un po' si forza per passargli un braccio attorno alla vita.


C'è qualcosa di più intimo di quanto abbiano mai avuto entrambi con altre persone, ma Hitoshi non avverte alcuna malizia né la comunica col proprio corpo. Sente Todoroki rilassarsi lentamente contro di lui, senza dire una parola. E' la prima volta che dormono insieme in quel modo eppure persino Hitoshi, alla fine, si addormenta ascoltando il respiro altrui.


*


Non saprebbe dire se quell'evento sia la causa scatenante di una serie di atteggiamenti molto naturali tra loro ma che sembrano fraintendibili a occhio esterno. O se, semplicemente, lui e Todoroki abbiano davvero preso a comportarsi come una coppia senza nemmeno rendersene conto - e senza esserlo. Hitoshi sa soltanto che più di una volta gli hanno chiesto con più discrezione possibile se ci fossero novità e lui ne è rimasto sempre abbastanza confuso. Prima di capire a cosa si riferissero.


Sente la porta della stanza aprirsi e si gira quanto basta a osservare da sopra la propria spalla: Todoroki sta rientrando in camera, la luce dello schermo del telefono a illuminargli i lineamenti con una tonalità fredda e del tutto diversa da quella della lampada sul comodino. Hitoshi lo osserva con una muta domanda nello sguardo, alla quale l'altro scuote la testa: «Niente di importante, Burnin' mi ha urlato dietro che sto facendo troppe ore in più di quelle di un normale nuovo assunto...» pronuncia, aggrottando le sopracciglia. In effetti immaginarsi Burnin' occuparsi di questi dettagli da segretaria d'ufficio è difficile e Hitoshi decide di non sottolineare quanto la cosa sia probabilmente legata a Endeavour.


Todoroki posa il telefono sul comodino, assicurandosi di metterlo in carica, e poi sposta di nuovo le coperte sotto cui era quando ha ricevuto la chiamata. Hitoshi stesso cambia posizione, come se fosse un tacito accordo tra loro ormai, sistemandosi sul fianco opposto a prima così da essere girato verso l'altro. Una volta che entrambi sono sotto le coperte, Todoroki gli punta gli occhi addosso senza dire una parola per diverso tempo.


All'inizio è stato strano e i silenzi si sono tinti di un accenno di imbarazzo dovuto non all'ambiguità, ma all'essersi ritrovati a godersi la vicinanza dell'altro senza capire bene quando fosse avvenuto o se fosse da considerare naturale... alla luce del fatto, soprattutto, di non aver condiviso più esperienze di vita di quante entrambi ne abbiano avute in maggior numero con altre persone. Poi, alla fine, forse hanno ignorato la cosa tutti e due. O l'hanno fatta passare in secondo piano, Hitoshi non saprebbe dire con certezza.


Lo vede muoversi leggermente per avvicinarsi e allarga un braccio, neanche fosse un segnale. Todoroki si muove, gli si avvicina fino a quando la distanza è davvero ridotta a pochissimo e Hitoshi lascia che si sistemi contro di lui, che passi un braccio attorno al suo fianco e intrecci le gambe alle sue, rispondendo come se fosse un puzzle perfettamente collaudato nei mesi. Non abitano insieme, spesso gli orari non gli permettono nemmeno di vedersi per giorni se non incrociandosi ogni tanto sul campo, eppure si ritrovano sempre con questa facilità a cui Hitoshi non si è ancora abituato del tutto.


Gli piace, però. Il calore di Shouto contro di lui, l'insospettabile delicatezza con cui l'altro ogni tanto gli accarezza i capelli quando pensa Hitoshi stia dormendo, oppure il modo in cui nel sonno a volte gli si accoccola contro.


«Pensi dovremmo dare un nome? A questa cosa che facciamo.» lo sente pronunciare, una nota di sonnolenza nella voce arrochita. Hitoshi si scosta solo il minimo sindacale per cercare lo sguardo altrui, trovandolo quasi subito.

«Perché lo chiedi?»


«Perché continuano a domandarmi se stiamo insieme.» rivela Shouto senza alcuna vergogna, dimostrando per l'ennesima volta di avere un concetto tutto suo di segreto e riservatezza - è incredibile come possa essere impenetrabile al pari di una fortezza, se vuole, tenendo lontano chiunque dalle fragilità che non si sente ancora di voler condividere eppure mostri con semplicità cose che altri avrebbero difficoltà a lasciar anche solo intravedere. Hitoshi lo studia, anche se per breve tempo. Muove il braccio che gli ha sistemato sulle spalle, così da avvicinare una mano al suo viso; la devia però verso la nuca, sfiorandola con i polpastrelli in un gesto affettuoso e senza alcuna pretesa.


«E tu pensi sarebbe meglio definire perché dormiamo insieme senza essere una coppia?» gli domanda, forse un po' a bruciapelo, ma ha imparato nel tempo che è meglio non fare giri di parole con Todoroki: ci si perde. Spesso. Quasi subito.


«...non per forza. Però, in caso tu volessi anche con qualcuno in modo più-»

«Al momento non voglio con nessuno e senza altri modi.» lo prende un po' in giro, ma è morbido il tono che usa come anche lo sguardo che gli rivolge. Vede un piccolo incurvarsi di labbra sul viso dell'altro, qualcosa di quasi impercettibile che con Shouto bisogna saper cogliere perché sembra sempre durare troppo poco. Hitoshi sa che dovrebbe interrogarsi di più sul perché quella reazione sia proprio lì, ora e dopo le sue parole.


Però, mentre le sue dita si intrufolano tra i capelli di Shouto e lo sente lasciarsi scappare un piccolo sospiro soddisfatto, si dice che non c'è fretta di dare un nome.



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