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Illusione a tre (COWT14, week 5, M2)
Prompt: Three Spidermen
Missione: M2 (week 5)
Parole: 631
Rating: gen
Fandom: originale
Warnings: //
Akemi doveva ammettere almeno a se stesso - e a Izumi, forse, gli altri potevano tutti implodere se avessero anche solo osato chiederglielo - di avere un trigger piuttosto importante riguardo le persone con lo stesso aspetto. Dopotutto la sua storia personale, di cui erano al corrente solo Izumi in quanto migliore amico e Reiji in quanto boss del gruppo, non era stata generosa in questo senso. Se però lasciava da parte il proprio vissuto, non poteva non rispondere alla situazione attuale esattamente come stava facendo: abbarbicato sulla poltroncina del salotto del ritrovo dei Sohma, con le gambe penzoloni da uno dei braccioli morbidi e la schiena poggiata contro l'altro - e non senza un comodo cuscino nel mezzo - e per finire una fantastica scatola di cioccolatini poggiata ad altezza stomaco. Continuava a prendere un bonbon alla volta, gustandoselo, muovendo di tanto in tanto la mano per andare a recuperare la tazza di tè sul tavolino basso poco distante.
Lo spettacolo offerto? Tutto merito dei gemelli (a ben pensarci gli pareva sempre più evidente che il karma lo stesse prendendo per il culo, ma decise di lasciar stare), ma soprattutto di Kei. La piccola bastarda - con affetto, sempre - e il suo stramaledetto potere illusorio avevano appena creato la situazione più esilarante di tutte: Shinya, vittima sacrificale perfetta perché troppo pura per potersi davvero arrabbiare, guardava basito un altro Shinya... che guardava quasi annaspando un terzo Shinya. Per il bene della propria psiche, Akemi decise che li avrebbe chiamati Shinyan, Shinyap e Shinyahahah. Ma solo perché lui era ancora più stronzo di Kei, che almeno lo faceva per dell'ingenuo divertimento.
Dopo la prima comparsa a tradimento, la situazione che si era creata e ancora non accennava a cambiare era una di stallo: i tre continuavano a guardarsi, un po' nella disperazione di chi non capisce perché tutto ciò stia succedendo e un po' perché forse a furia di guardare altre persone identiche a sé una crisi esistenziale veniva per forza. Se non si era abituati o se, come Shinya(n) si era composti per il novanta per cento di pura ansia - personale, sociale, Akemi supponeva l'altro avesse fatto un po' l'en plein.
Kei in tutto questo ridacchiava, assicurando al povero Shinya(n) che «Ma guarda che ci sono un sacco di lati positivi! Per esempio» iniziò e Akemi capì che questo punto specifico non voleva davvero perderselo «un giorno vuoi stare a riposo dal lavoro? Ci pensa uno di loro.» sottolineò, incredibilmente pragmatica. Hotaru, suo fratello, stava cercando forse di suggerirle che se non avesse fatto venire meno l'illusione al poveretto sarebbe venuto un colpo - beh, pensò Akemi, in quel caso sparirebbero comunque e sapremmo chi era l'originale.
Ebbe la decenza di non dirlo ad alta voce.
L'unica vera incognita a cui nessuno aveva pensato, purtroppo, era Shinobu nella sua totale follia incomprensibile persino per Akemi. Capì che era troppo tardi quando lo vide bloccarsi sulla soglia, notare i tre Shinya e sorridere come se gli avessero appena messo di fronte una montagna di giocattoli e lui avesse cinque anni - Akemi sosteneva strenuamente che il suo cervello non fosse molto più grande di età rispetto all'impressione che dava quella sua faccia in quel momento, ma Reiji non sarebbe stato entusiasta di sentirglielo dire.
Shinobu si avvicinò, piazzandosi in mezzo ai tre e senza alcun preavviso, passò da uno all'altro per posare loro un bacio sulla guancia; prima che potesse farlo anche col terzo, quello si accovacciò a terra piazzandosi le mani in faccia con un «Aaaaaaaaah» di evidente morte interiore.
Akemi sbuffò: «Che noia, così è troppo facile. Fallo di nuovo con Rokuya.»
Il medico, dall'angolo della stanza, si limitò a un sorriso mite che ad Akemi ricordò più quello di un assassino pronto a sgozzarti: «Ripensandoci, no.»