hakurenshi: (Default)
hakurenshi ([personal profile] hakurenshi) wrote2021-02-13 11:35 am

La maledizione di Ander (cowt11, week1, m3)

 

Prompt: boschi
Missione: m3 (week1)
Parole: 1208
Warnings: //



Col senno di poi, Dynaim ammette che sì, forse avrebbe dovuto imparare i nomi di suoi compagni di corso. O, almeno, di quelli di questo gruppo di ricerca. A sua discolpa, quelli della sua razza non sono portati a socializzare al di fuori del proprio clan - a parte suo zio Dalyar. E sì, non importa se lui è solo un drago per un quarto mentre suo zio lo è per metà e dovrebbe, quindi, essere il più guardingo dei due. Dynaim è sicuro che con suo zio qualcosa nel DNA abbia fallito. D’altronde, si parla dello stesso zio sposato per scelta con un umano. Bleah.


In ogni caso, il problelma adesso è un altro e, benché Dynaim sia convinto che dovrebbe chiamarsi la mia stupida accademia magica ha pensato che fosse una buona idea visitare gli uni la casa degli altri quando invece è un’idea di merda, ammette che in verità si tratta di lui che non ricorda i nomi dei tre sfigati che ora si sta portando dietro e ai quali non sa come dare indicazioni per non perdersi in quel bosco che invece, per lui, non ha segreti. Certo, potrebbe semplicemente chiamarli “uno”, “due” e “tre” ma sospetta che poi dovrebbe inutilmente perdere tempo a discutere con almeno uno di loro. Che stanchezza.


Il bosco di Ander è il più esteso di tutta la regione neutrale nonché la sede del saggio di Syelle. Un po’ come essere nel giardino del re, in pratica, solo che il saggio non fa troppi problemi sulla proprietà privata e l’inaccessibilità del luogo. Si estende per ettari ed ettari, una boscaglia piena di alberi per un’abbondante metà e di intricati sentieri in cui è facile smarrire la via senza i giusti punti di riferimento, tanto che i visitatori di altre regioni sono sempre accompagnati da una guida. Per tutta la parte a nord-est è quasi impossibile muoversi su un terreno che non sia scosceso, alla completa mercé della natura; verso sudo-ovest invece il bosco si fa un po’ meno fitto, in concomitanza anche del villaggio in cui Dynaim è nato e cresciuto - o solo cresciuto. Non ha mai capito questa storia di Ivirenth come patria dei draghi, a dirla tutta.


«Credete che… potremmo provare a muoverci?» domanda numero uno, che almeno è l’unica ragazza e quindi può chiamarla Femmina nella sua testa, finché una qualche illuminazione non gli suggerirà qualcosa di meglio. «No.» risponde secco, lo sguardo fisso su un punto chiamato raro mostro boschivo notturno che non capita mai in questa parte di bosco tranne quando gli déi mi odiano particolarmente”. Notturno, poi. Crepuscolare. In ogni caso, fuori posto di almeno trenta chilometri.


«Beh, Gazewintergilde» quale fantasia animi numero due per chiamarlo per cognome non lo sa. Masochismo, suppone. «Sei tu l’esperto della zona cresciuto nel bosco. Tiracene fuori.» commenta sarcastico «Se sapessi leggere i libri sapresti che dal bosco potresti uscire volando o percorrendo a occhio e croce due miglia. Auguri.» ribatte seccato, sprecando fin troppe parole per i suoi gusti. Numero tre tace e, a essere onesto, Dynaim quasi lo apprezza per questo. Intanto, dalla sua posizione, l’esemplare di Rukk se ne sta rilassato e ignaro di quattro ospiti non troppo distanti. Ora, Dynaim non vorrebbe aversi a che fare se possibile, ricordandosi bene le raccomandazioni di Hisei e le annotazioni sul suo bestiario personale: “Pacifico ma territoriale. No apparizioni a sorpresa. Nessuno vuole quasi un quintale di bestia agitata e spaventata a pochi metri di distanza”. Dynaim di sicuro non vuole.


«Esattamente… perché c’è questa cosa così vicina al villaggio? O in generale dove passano le persone?» domanda Femmina, la preoccupazione nella voce nonostante sia ostentando quanta più calma possibile. al suo contrario, Dynaim è abbastanza certo che numero tre stia per vomitare. 


«Non» comincia in un sussurro «agitarti. Se lo sente non potrai correre abbastanza velocemente, fidati.» gli fa presente con un’occhiata prima di tornare su Femmina per qualche secondo «E’ la magia del bosco. Magia antica con cui l’anziano stipula un contratto.» si limita a dire. Lei se lo fa bastare. Quel manzo impedito di numero due invece no. «Ascolta» lo sente cominciare e, davvero, sarebbe poi un crimine tanto imperdonabile abbandonarlo lì? Con una casuale spinta verso le fauci del Rukk, per esempio? Potrebbe farlo sembrare un incidente, con un po’ di impegno, Dynaim ne è sicuro… e poi chi mai potrebbe testimoniare in un bosco semi deserto? «già non capisco per quale motivo siamo dovuti venire in mezzo a un bosco per visitare dove sei cresciuto per questo stupido progetto.» parte con l’invettiva ma è Dynaim stesso a fermarlo.

«Ti ho mai detto che se lo offendi il bosco ti maledice?»

Il gelo attraversa il gruppo. Numero tre è probabile sia a un passo dallo svenimento ma Dynaim resta lì, a guardare numero due mortalmente serio. Quello sembra spiazzato, indeciso se credergli o no, confuso di certo nel vederlo così convinto e nel saperlo originario di lì – dunque, in linea teorica, di certo con più informazioni potenzialmente vere sul luogo.

«Lo dici per sfottermi.»

«Ho interessi e passatempi molto più costruttivi.» commenta Dynaim, mantenendo lo sguardo (di entrambi gli occhi, quindi anche di quello maledetto) su di lui. Non deve fare un bell’effetto e ne è consapevole. Il vento gli dà una mano con effetti speciali facendo muovere le fronde degli alberi in un modo assolutamente normale che la suggestione rende sinistro. Il Rukk, non troppo distante, si aggiusta un poco nella sua posizione attirando gli sguardi più o meno diretti degli altri tre. Numero due sembra convinto abbastanza da decidere di non farsi scappare altre offese riguardo il posto in cui si trovano, almeno finché non ne saranno fuori.

«Magia antica.» gli ricorda Dynaim con una scrollata di spalle «Nemmeno io saprei come salvarti.» conclude, non senza una certa soddisfazione a dirla tutta. Femmina intanto attira la sua attenzione con un tocco leggero sulla sua spalla – preferirebbe di no, ma per stavolta glielo concede. La guarda, in un tacito incalzarla.

«Credo si sia… addormentato?» pronuncia, facendo un cenno del capo verso il Rukk. Quello in effetti sembra riposarsi, il respiro regolare e i movimenti ormai minimi e relativi solo all’abbassarsi e alzarsi del dorso al ritmo del respiro. Dynaim annuisce e fa segno a tutti e tre di muoversi lentamente e seguendo i suoi passi.

Quasi un’ora dopo sono al villaggio – allontanatisi abbastanza hanno potuto usare la magia per volare e arrivare più velocemente, riuscendo a evitare di finire col tornare a notte fonda. Il bosco è meno fitto lì dove c’è l’agglomerato di case ed edifici in cui Dynaim è cresciuto e sua madre è stata fin troppo felice di cucinare per suo figlio e i compagni di quest’ultimo. Accennano al Rukk, all’aspetto sinistro del bosco a tratti e qualcuno accenna anche alle maledizioni. Lei lo guarda a metà tra il sospetto e il giudizio di un genitore che ha già capito fin troppo.

«Dynaim Gazewintergilde» lo richiama, il tono severo di chi sta per rimproverarti qualcosa «non avrete offeso il bosco di Ander dove il bosco poteva sentirvi, voglio sperare.»

Dynaim non è amante delle smancerie, ma vorrebbe tanto baciare sua madre per avergli appena retto il gioco quando non esiste luogo più innocuo al mondo del bosco in cui si trovano.


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