Crave you in the dark (COWT14, week 1, M1)
Mar. 8th, 2025 10:36 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Prompt: lettera/diario personale
Missione: M1 (week 1)
Parole: 1760
Rating: teen up
Fandom: Bungou Stray Dogs
Warnings: accenni più o meno velato al tema della morte, del suicidio e alla violenza in generale
Le lettere sono una cosa sciocca, Odasaku. Le persone suppongono di poterne scrivere per mantenere un legame con chi è lontano fisicamente e si illudono possa essere il sostituto di una quotidianità che per un motivo o per un altro non avranno mai più. Non la trovo una cosa intelligente.
Sembra che queste persone, che io definisco disperate ma tu etichetteresti come speranzose, ci credano davvero. C'è chi scrive persino ai morti e non so come si possa ascoltare qualcuno dirlo credendoci e non ridergli in faccia, ma immagino tu ci riusciresti. Se hai raccattato uno mezzo morto dalle scale di casa tua, quando il pensiero più comune e scontato sarebbe stato quello di non immischiarsi negli affari di qualcuno che non avrebbe portato a nulla di buono, perché non dovresti legittimare qualcosa di sciocco solo perché dà conforto a qualcuno?
Scriverti non ha niente di terapeutico, comunque. Non ho nemmeno molto da dirti, poi. Mi è solo venuto in mente di averne parlato una volta con quello che teniamo alla Port Mafia come le famiglie normali e - presumo - funzionali tengono gli scatoloni con le cose passate nello scantinato. Lettere, su lettere, su lettere. Ne ha scritte così tante da riempirci scatoloni che tiene impilati con lo stesso maniacale ordine con cui gli assassini tengono le loro armi - pulite, come se poi fossero il vestito buono da cerimonia. Non l'ho mai capito questo attaccamento alle armi se non per il fatto che debbano funzionare quando servono e per il resto tenere in mano la pistola di un sottoposto o quella di Hirotsu-san non è mai stato poi così diverso per me. Forse è perché alla Port Mafia ero circondato di persone che hanno sempre visto qualcosa di onorevole e romantico nella nostra missione: c'era davvero, Odasaku? Qualcosa di romantico e onorevole che solo io non sono mai stato in grado di trovare e che tu forse hai intravisto dalla prima volta? Ancora oggi c'è una cosa che, in effetti, vorrei chiederti: cosa vedono vedevano gli occhi di uno come te? Chissà cosa hanno visto, soprattutto, quando ero mezzo morto sulle scale che portavano a quell'appartamento discutibile che ti ritrovavi.
Cosa vuoi che ti dica, Odasaku? E' un giorno come un altro. Le lettere devono raccontare cosa c'è di nuovo? Non c'è niente di nuovo. E visto che tanto non c'è nemmeno nulla da spedire, né una risposta da aspettare, più che una lettera sentita questa può solo diventare un foglio di carta dove scrivere qualcosa che mi viene in mente.
Pensavo: se scrivo una volta ogni tanto, può paragonarsi al compito che mi darebbe uno di quegli illustri medici pieni di empatia che pensano di poter migliorare la tua vita quando ti mettono a posto la testa o ti danno uno strumento per lasciare fuori i pensieri intrusivi?
Pensa se ci provassero col sottoscritto. Saresti il primo a dire che poi avrebbero bisogno anche loro di qualcuno con cui parlare.
Fai del bene, mi hai detto. Impara a stare nella luce.
E a te dove ha portato, la luce, Odasaku? Oltre che tre metri sotto terra.
Mi è capitato per caso di intravedere Akutagawa con Hirotsu per le strade di Yokohama. Akutagawa ha ancora il difetto fatale di sembrare un cucciolo randagio che ha bisogno di un padrone a tirargli il guinzaglio. Ho pensato, in fondo non è più un mio problema. La Port Mafia non lo è più. Lo sarà quando Chuuya proverà a farmi fuori - e non sarei nemmeno contrario al concetto di per sé, non fosse che non ci tengo a una morte lenta e dolorosa. Nemmeno a una gloriosa, per la verità, perché sa di qualcosa per cui ci si deve impegnare e non c'è molto nella vita che mi faccia ancora venire voglia di impegnarmi, Odasaku. Ma questo non è cambiato rispetto a quando c'eri ancora.
Questo è il terzo foglio di una lettera senza un destinatario fisico. Ho iniziato cinque mesi fa a scriverla quindi suppongo sia evidente che non sono mai stato io, quello adatto alle parole su carta. Sono passato dalla tua tomba e c'erano un paio di ragazzini, mai visti prima, forse lì ad accompagnare i genitori. E' stato strano vedere dei mocciosi proprio vicini alla tua lapide, perché sa di cosa che in fondo bisognerebbe aspettarsi, da uno come te. Persino da morto. Così mi sono ricordato casualmente di avere la lettera chiusa nel cassetto.
E' molto facile scordarsi di te, Odasaku. Anche raccontarsi di saperlo fare lo è.
Guardando negli occhi un uomo come Fukuzawa Yukichi ci si possono chiedere solo due cose: se esista qualcuno capace di mentirgli bene abbastanza da ingannarlo e impedirgli di guardarti dentro come se fosse la cosa più semplice del mondo è la prima. La seconda è se uno a cui Mori Ougai ha detto “mi ricordi me” sia adatto a parlarci. Ti viene da chiederti chi la spunterebbe dai due e ti dirò, Odasaku, trovo divertente non avere una risposta certa e almeno dieci possibili modi in cui la conversazione potrebbe andare lì a girarmi per la testa. Fukuzawa ti guarda in un modo che apprezzeresti: diretto. Io lo detesto. Sa di un uomo di ideali, poco importa che sia evidente come sia passato dall’Inferno - e allora, mi chiedo, come si esce dall’Inferno credendo ancora di avere qualcosa per cui vivere?
Quando l’ho guardato ho anche pensato: Odasaku lo avrebbe seguito. Lo avresti fatto in modo diverso da come hai fatto con me, da come hai fatto con Mori-san. Lo avresti seguito nel modo in cui fa un uomo per bene e, ne sono sicuro, staresti ancora a calpestare questa terra.
Si potrebbe dire tu abbia fatto scelte sbagliate a seguito di incontri sbagliati, Odasaku?
Si potrebbe dire che la tua incapacità di lasciare soli i casi disperati ti abbia portato alla rovina?
Si potrebbe dire, per essere più filosofici, che hai guardato l’Abisso troppo in fondo e quello anziché guardarti indietro ti abbia ingoiato tutto intero come la più semplice delle prede?
Potevi risparmiartelo.
Potevi scegliere altro.
Dovevi andartene dovevi salvarti dovevi morire morire morire morire
Fa ridere come le tragedie teatrali scritte da autori da quattro soldi, lo sai vero?
Edogawa Ranpo è un genio racchiuso nel corpo di un giovane uomo e intrappolato nel comportamento di un ragazzino di quattordici anni. Lo avresti adorato.
Lo detesto.
Sai cosa non capisco, Odasaku?
Come può uno che vede il futuro morire come il più inutile degli esseri umani.
Avevo deciso di saltare la visita alla tua tomba, poi Kunikida ha sentito il bisogno di farmi la morale sull’importanza di ricordare i morti. Ho deciso che sarò il suo incubo in terra così, magari, troverò qualcosa di abbastanza divertente da fare per una settimana.
Te lo immagini, Odasaku? Ango si fa ancora vedere al bar Lupin, ogni tanto. Così mi hanno detto. Farebbe quasi ridere, se tu potessi vederlo coi tuoi occhi.
So che c’è una quantità di alcolici sufficiente a farti andare in coma etilico e, se poi sei particolarmente sfortunato, a farti anche morire. Il mio problema è quanto poco apprezzo la perdita di controllo, oltre a trovarla poco intelligente. E’ proprio vero quando dicono che l’ignoranza e la stupidità sono una benedizione; a quelli come me rimane solo di essere del tutto consapevoli che non importa quanto alcol beva, mi fermerò sempre prima di perdere lucidità e questo non sarà mai abbastanza a scordarmi che Oda Sakunosuke ha camminato su questa terra. Ci crederesti? Potrei fare pena persino a Mori-san, se leggesse queste parole su una carta che le vedove macchierebbero di lacrime e che io invece ho solo accartocciato troppe volte perché sia comodo scriverci ancora su.
Vorrei
L’Agenzia è quel posto che per chi è stato abituato a
Cosa mi risponderebbe Mori-san se gli chiedessi di nuovo
Odasaku, quando mi hai detto non sarei stato in grado di colmare quel vuoto era un consiglio o era una vendetta? A volte credo tu mi abbia maledetto per il resto dei miei giorni A volte penso di sapere la risposta, altre no.
Arriverà un momento in cui butterò questo foglio.
Un attimo in cui vincerò ogni pensiero logico nella mia testa ma, soprattutto, ogni fastidiosa e superflua emozione che dovrebbe rendermi umano, quello che non sono mai stato ma tu hai insistito col farmi diventare. In giorni come questo, Odasaku, quelli senza rilevanza particolare se non di essermi svegliato e aver avuto la sfortuna di un pensiero fisso scatenato dalle più insulse piccolezze della quotidianità, penso a quando possa essere successo. Poi lo realizzo: è stato lento, inesorabile, un veleno iniettato con noncuranza e che non ha fatto altro che farmi marcire dentro e costringermi a diventare qualcosa di diverso. E’ una seconda pelle in cui mi hai imposto silenziosamente di entrare, costringendomi a una muta che non avevo preventivato. E’ un’eredità non richiesta che non sono in grado di gestire e che tu mi hai messo tra le mani, impedendomi di rifiutarla.
Non c’è niente di peggio di un lavoro lasciato a metà, Odasaku. Pensavo che uno sopravvissuto tra i ranghi della Port Mafia lo sapesse.
Quanta ironia c’è in me che raccatto sulla riva del fiume - se volessimo metterla nel modo romantico che tanto avresti saputo apprezzare tra le pagine di un libro - un orfano? Questa sarebbe stata una cosa da te.
Atsushi-kun sarebbe stato una cosa te.
Sareste stato il duo più stupido di tutta l’Agenzia e quello che alla fine, rischiando anche troppo per persone di cui non sappiamo quasi nulla se non le tragedie, avrebbe salvato la situazione. E le persone.
O sareste morti come i due troppo umani che siete.
Sono mesi che non riprendo questa lettera che ormai non ha nemmeno molto senso scrivere, visto che quel che c’è da dire, tendo ormai a raccontartelo quando vengo a trovarti.
Ma mi è tornata in mente mentre Kunikida-kun continua a chiamarmi al telefono per urlare di essere qui sotto ad aspettarmi– come se non lo sapessi. E’ solo divertente farlo arrabbiare, cosa posso farci?
Mi ha fatto pensare a come, più passano gli anni, più credo che questo posto sia come qualcosa che tengo da parte per te, per un giorno in cui verrai a riprenderti qualcosa che mi hai solo lasciato temporaneamente perché la curassi al posto tuo. Lasciami dire, Odasaku, che la tua fiducia non è esattamente ben riposta.
Dopo anni, però, credo di essere un passo più vicino a quello che hai visto e che io ancora non riesco a inquadrare del tutto.
Sai cosa penso, Odasaku? A come, ora, so che potrò finalmente in–