(Un)balanced (COWT10, week 4, m1)
Feb. 28th, 2020 09:38 pmFandom: Tsurune
Prompt: spokon (m1)
Parole: 1820
Warnings: shonen-ai.
C'è un silenzio totale a circondarli, lì da soli nel dojo a occuparsi delle pulizie di fine attività del club. Il tramonto si intravede senza difficoltà grazie allo spazio aperto, tinge il cielo senza nuvole di un arancione carico. Il turno comprendeva anche Nanao, ma Seiya non ha saputo dirgli di no quando l'altro lo ha pregato di fare cambio per un impegno improvviso; a essere sinceri non è che Seiya non abbia subodorato che dietro la parola "impegno improvviso" ci potesse essere "ragazza", ma con Minato da attendere per tornare a casa insieme, ora che è in sala professori insieme a Takigawa, e il fatto che Nanao non gli ha mai chiesto un favore prima di oggi, non si è sentito di dire di no nonostante quella consapevolezza.
Il problema è un altro e ha la forma di una conversazione con Minato a cui Seiya non vuole ripensare affatto. In primo luogo perché Minato ha sempre avuto una sensibilità tutta sua, ma mai Seiya avrebbe pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui il suo migliore amico gli avrebbe fatto notare che qualcuno lo guardava con interesse senza che Seiya stesso se ne fosse accorto. Secondo, mai si sarebbe aspettato che il qualcuno soggetto della loro conversazione si sarebbe rivelato essere Onogi Kaito: non importa quanto tempo Seiya abbia passato a elencare tutte le buone ragioni per cui Minato debba per forza esserselo sognato e tutte quelle, invece, per cui la cosa non fosse da prendere nemmeno in considerazione; alla fine, si è persino premurato di dirgli ogni singolo motivo per cui Seiya non vorrebbe mai, mai che si venisse a creare la situazione per cui una cosa simile vada a sbilanciare il perfetto equilibrio che sembrano aver finalmente trovato come squadra. Non importa che Minato abbia abbandonato la battaglia, Seiya lo conosce bene abbastanza da sapere che non ha comunque rinunciato alla guerra.
Terzo problema: Seiya si era già accorto degli sguardi di Onogi, lanciati nel tentativo di farli passare per un'occhiata disinteressata e distolti quando colto in flagrante - e lui, Seiya, si è impegnato a fingere di non notarli, di non darci peso, di non decifrarli. Di non avergliene rivolti altrettanti e per, probabilmente, lo stesso motivo.
Come si gestisce, d'altronde, una persona come Onogi in una conversazione simile? E' il tipo che se preso di petto con la questione, potrebbe solo negare con ferocia oppure ammettere tutto in modo blando, mettendo a nudo i suoi sentimenti e per uno come Seiya non esiste cosa più spaventosa di una persona mossa dal puro istinto come Onogi. Perché quelli come lui poi pretendono lo stesso dagli altri, sono incapaci di accettare le risposte enigmatiche che sembrano dire tutto e niente al tempo stesso; Onogi non sarebbe mai in grado di accettare di lasciar perdere, se iniziassero a parlarne, ma se ci fosse stato un errore da parte di uno dei due, se non si stessero guardando con il desiderio e l'interesse con cui di solito si guardano un uomo e una donna, un ragazzo e una ragazza, finirebbe male. Con un litigio, con il disagio, con l'imbarazzo.
Seiya non si vuole ritrovare questo tipo di sentimenti tra le mani, non vuole sulle spalle il senso di colpa di un team incapace di lavorare perfettamente come invece riescono a fare ora. Perciò ha tutte le intenzioni di evitare la questione.
Ma non è facile quando si è in due, nel silenzio, a muoversi nello spazio e a sfiorarsi mentre ci si passa accanto attenti a non toccarsi, come se farlo potesse fulminare sul posto entrambi.
«Ohi.» Onogi lo chiama, attaccabrighe «Che problema hai?»
Era proprio questo che temeva. Inspira, poggia l'attrezzatura nell'apposito spazio, si volta a guardarlo tenendo su la sua migliore espressione neutra: «Niente.»
«Stronzate.» ribatte Onogi senza nemmeno darsi un secondo per prendere in considerazione che Seiya possa essere sincero «Continui a guardare senza dire niente, se hai qualcosa che non ti sta bene dilla e basta.»
«Non ho niente.» ribatte, già con fin troppo trasporto rispetto a quello che vorrebbe trasmettere.
«Se non volevi restare a fare le pulizie con il sottoscritto potevi dire di no a Nanao.»
«Non mi pesa fare le pulizie con te più di quanto non mi pesi con chiunque altro.» replica mantenendo una maggiore neutralità - si dice, nella sua testa che ecco, così va bene, così suona molto meglio.
Peccato Onogi sia incapace di accettare la neutralità di qualcuno nei suoi confronti, evidentemente.
«Senti» comincia, sul piede di guerra, mentre uno stomp stomp sul pavimento in legno segna le falcate che fa per raggiungerlo; Seiya si volta completamente verso di lui, si mette ben dritto con la schiena, quasi a sfidarlo a non fermarsi e a investirlo in pieno con tutto il peso del suo corpo. Onogi invece si blocca a mezzo passo da lui, la faccia davanti alla sua, per sfidarlo di rimando. Sono così vicini che a Seiya dà quasi fastidio guardarlo negli occhi e sente il suo respiro su di sé.
«Odio questa faccia che fai come se non ti toccasse mai niente.»
«Cosa ti interessa di come mi toccano le cose?»
Lo vede corrucciare lo sguardo, quasi sente la rabbia che gli monta dentro di fronte a una risposta che percepisce - a ragione - come falsa; in un attimo la mano di Onogi gli ha preso la parte davanti della divisa da kyuudo, senza avvicinarlo di molto ma con un significato chiaro ed esplicativo senza bisogno di parole.
«E tu invece cos'hai da guardare?» gli scappa tra le labbra. Ma tanto, a questo punto, stanno comunque per litigare e distruggere l'equilibrio tanto faticosamente stabilito. Cosa importa, se è Seiya a incrinare il vetro per primo?
Onogi sembra stupito, quasi spaesato; forse pensava davvero di averlo nascosto bene, o forse non si aspettava che Seiya gli facesse una domanda così diretta per i suoi standard. Apre la bocca per dire qualcosa, poi la chiude, confuso alla ricerca di parole che non sono il suo punto forte, poco ma sicuro.
«Non ti sto guardando così tan-»
«Mi guardi di continuo e pensi che non me ne accorga. Se hai qualcosa da dire, dilla e basta. Giusto?» lo scimmiotta in un atteggiamento per niente adulto perché è questo che Seiya fa quando è alle strette ed è stanco di essere quello ragionevole, maturo, accomodante: trova subito dove colpire e affonda, con tutte le sue armi.
Onogi ha l'espressione indignata, quasi non potesse accettare di sentirsi ritorcere contro le proprie parole; di certo deve essere un atteggiamento inaccettabile per chi è dritto come le frecce che scocca, tiri puliti e secchi, con unico obiettivo il bersaglio senza perdersi in altri dettagli inutili. Il kyuudo di Onogi è davvero la dimostrazione di come tirare con l'arco sia lo specchio di chi pratica quella disciplina, perciò Seiya non si stupisce del fatto che l'altro possa sentirsi più offeso dalle parole usate che non dal tono o dalla situazione di per sé.
Seiya sospira, rilassa le spalle. E' inutile aspettarsi una spiegazione, di qualsiasi tipo, conferma o negazione che sia. Alza una mano e gliela poggia contro la spalla sinistra per fare una pressione sufficiente a lanciargli il messaggio di lasciarlo andare, di tornare a sistemare le poche cose mancanti per andarsene poi ognuno per la sua strada. Nemmeno lo avesse attaccato a mani nude con tutta la sua forza, quel semplice gesto sembra risvegliare Onogi da pensieri fin troppo intricati per lui - Seiya si aspetta persino un pugno, tutto tranne l'intero corpo di Onogi a spingerlo indietro fino a farlo finire contro la parete di legno, ad aderire petto contro petto, a baciarlo in un modo che non fa nemmeno somigliare la cosa a un bacio quanto più a uno sbattere accidentale uno contro l'altro. Non gli ha ancora lasciato la divisa, ancora lo tiene quasi a impedirgli di scappare; in un primo istante gli viene spontaneo spingere con la mano contro il corpo di Onogi, ma quasi subito abbandona quel pensiero, la mente gli si svuota quasi completamente se non per l'impulso di baciarlo di rimando, come si deve.
L'irruenza di Onogi sembra placarsi quando percepisce che Seiya non lo sta scacciando, la pressione leggermente inferiore contro la sua bocca, rendendo il bacio più morbido - ma è comunque goffo come cerca di approfondirlo, come infila la lingua nella bocca di Seiya e nonostante Seiya non lo rifiuti, nonostante lo imiti, gli sembra ci sia una punta di incertezza dietro l'aggressività di base che rimane in quel bacio. Una parte di Seiya sta cercando di mantenere la concentrazione su eventuali rumori a segnalare l'arrivo di qualcuno, Minato o Takigawa, o le ragazze che si sono spostate a utilizzare lo spogliatoio dopo aver finito la loro parte di pulizie, ma non è facile quando l'altra mano di Onogi lo distrae perché il suo padrone non sa dove poggiarla.
A un certo punto Seiya ne è quasi snervato: una mano va a prendere il polso di Onogi, un po' a tentoni, e gli piazza la sua sul proprio fianco mentre l'altra invece si allontana dal suo corpo solo per salire, posizionarsi sulla base del collo altrui e spingerlo verso di sé per approfondire ancora di più il bacio o semplicemente fargli capire che ormai a danno fatto non ha senso tirarsi indietro.
Si allontanano perché una risatina dallo spogliatoio delle ragazze gli fa temere siano uscite senza che loro due se ne accorgessero, e per quanto si riveli quasi subito un falso allarme, ora sono lì in silenzio con il respiro velocizzato e i volti arrossati, in quell'imbarazzo tremendo che Seiya voleva evitare fin dall'inizio.
La mano di Onogi ha ormai una presa blanda sulla sua divisa da kyuudo, così come quella sul fianco di Seiya è poggiata morbidamente, quasi stesse cercando di trovare il momento esatto in cui toglierla da lì. Seiya lo scosta da sé quando sente la porta dello spogliatoio aprirsi, recupera uno dei guanti utilizzati durante l'allenamento per avere qualcosa tra le mani quando Hanazawa si affaccia e saluta entrambi con un allegro «Onogi-kun, Takehaya-kun, a domani!» prima di sparire di nuovo e ricongiungersi alle due compagne.
Quando la porta del dojo si chiude dietro di loro, il silenzio cade di nuovo tra lui e Onogi.
Sospira, voltandosi e trovandolo con il viso pieno di un imbarazzo evidente - inaspettato, forse? Seiya non sa cosa si aspettasse, a dire il vero - e gli scappa un sorriso. Poggia il guanto nel ripiano dove si trovano anche gli altri, tornando quindi sui suoi passi; si sofferma sulla soglia che li collega agli spogliatoi.
«Onogi.» chiama, aspettando che l'altro alzi lo sguardo su di lui. Onogi invece, quasi messo in moto dalla sua voce, si muove con passi pesanti nemmeno dovesse marciare; gli passa accanto, senza fare nulla se non grugnire.
Quando lo oltrepassa, Seiya nota che persino le sue orecchie sono dello stesso colore dei suoi capelli.