Yours (cow-t, week 8; M4 - SAFE + SLASH)
Mar. 10th, 2018 10:46 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Dalyar ama Ivirenth al punto tale da non riuscire a considerarla solo il suo paese di origine, ma una parte di sé. L’Isola dei Draghi è rimasta disabitata per anni, almeno per tutto il mondo esterno al di fuori di essa; sua nonna ha lasciato che credessero alle leggende, che temessero maledizioni inesistente, che avessero il terrore di mettere piede sulla loro terra più di quanta le persone ne abbiano a passare per le Terre di Nessuno. Forse ha sofferto la cosa quando era bambino, prima dell’incidente con suo padre, ma poi ha capito quanto fosse importante preservare quel luogo; con il tempo, Dalyar lo ha sentito sempre più suo, sempre più parte integrante del proprio corpo. Ogni più piccola cosa, dalle radure alle scogliere, dalle rovine di Xile pregne della Magia Antica che lui ha visto solo da lontano alle mura della casa in cui è cresciuto; ogni più piccola cosa di Ivirenth risuona in lui. Conosce bene il momento in cui il sole sorge, il modo in cui si infila nella sua stanza filtrando tra le tende, arrivando fino al letto ma non all’altezza del cuscino, così da non forzare il suo risveglio.
Stamattina però il sole arriva che lui ha già aperto gli occhi, quegli stessi occhi che gli sono valsi lo scorno di alcuni e il disprezzo di altre, una delle forme di razzismo più antiche e ingiuste, quelli che riflettono il colore del cielo di Ivirenth nel punto in cui s’incontra con il mare, ma solo nei giorni d’estate verso mezzogiorno, quando l’intensità di quell’azzurro è di una sfumatura particolare che non si ripete in altri momenti del giorno. La sua attenzione ora non è per il sole, non per il nuovo giorno, ma per il corpo che giace vicino a lui: Liam dorme ancora, voltato verso di lui, il respiro regolare e per nulla rumoroso. Il suo corpo si alza e si abbassa lento, dando a volte l’impressione di non farlo affatto. I capelli scuri gli incorniciano il viso, e a Dalyar quasi dispiace che dorma, perché dalla prima volta che si sono visti ha pensato che gli occhi di Liam fossero meravigliosi. Non gli era mai capitato di non riuscire ad accostare una sfumatura a una parte della sua Isola - del suo mondo - ma con Liam era successo; anche se poi aveva aperto bocca e ci era voluto qualche tempo per tornare a concentrarsi sui suoi occhi e non sulle sue parole taglienti.
Se ci ripensa adesso gli viene solo da sorridere, persino intenerito all’idea di cosa il modo di fare del ragazzo che ha vicino nasconda.
Liam si muove piano, non è nemmeno un vero spostamento il modo in cui si chiude un po’ su se stesso, come un riccio che cerca di proteggersi da qualcosa di pericoloso - solo che per Liam, e per il riccio, le cose pericolose sono il mondo intero, l’esterno nella sua accezione più ampia. Dalyar indugia, non sapendo bene se allungare un braccio e cingergli un fianco rischi solo di svegliarlo o possa aiutarlo a rilassarsi: è ancora troppo giovane per avere esperienza in queste cose, e condividono più di un viaggio obbligato e di una missione indesiderata da troppo poco tempo. Senza contare che Liam sembra una di quelle persone destinate a essere un mistero eterno.
Si decide alla fine, e porta un braccio sul suo fianco; lo posa con quanta più delicatezza gli riesce, cosa non facile quando sei un quindicenne in un corpo da un metro e ottantacinque, ma in qualche modo ce la fa perché Liam non si lamenta, né sobbalza o da segni di essersi svegliato.
Se non fosse per il fatto che parla.
«Non voglio aprire gli occhi, so già che è un orario indecente.» mormora, il tono arrochito dalle ore di sonno e un respiro più lento, quasi pesante ma non snervato. Dalyar si irrigidisce per un secondo prima di aprirsi in un sorriso tenero, stringendo un pochino quel mezzo abbraccio in cui voleva chiuderlo, un po’ per bisogno e un po’ perché a volte pensa che a Liam serva, anche se non lo chiede.
«Dormi ancora» gli suggerisce con tono basso «è presto» gli conferma.
«Presto per tutti o presto per me ma non per uno dei gemelli che piomberà in camera tra meno di cinque minuti?»
Incredibile come Liam Alderbow riesca a essere polemico anche di prima mattina quando ha ancora sonno e poca voglia di prendere coscienza di quello che lo circonda; Dalyar sbuffa divertito, e questo sembra un’onta sufficiente per convincere l’altro ad aprire un occhio.
«Presto per tutti.» si affretta a dire, quasi per scusarsi di quella piccola presa in giro che gli ha rivolto tacitamente. Liam sembra studiarlo, ma in verità deve star cercando di metterlo a fuoco. Meno male che non ha il potere di Ian, o Dalyar potrebbe quasi temere che stia prendendo in considerazione di dargli fuoco direttamente.
«Mh.» gli concede, sistemandosi meglio e avvicinando il corpo al suo, agevolando quell’abbraccio: cerca persino di ricambiarlo, un po’ come viene, ma Dalyar ne è già più che contento. Ha imparato che Liam, tra le altre cose, è molto più fisico - nel senso più puro del termine - di quanto avrebbe mai pensato prima di conoscerlo in quelle vesti di… beh. Dalyar non è sicuro se possano esattamente definirsi fidanzati, non ha molta esperienza in materia - non ne ha nessuna, vive su un’isola considerata disabitata per un motivo: perché lo è. A parte per la sua famiglia.
Restano in silenzio per un po’, tanto che Dalyar a un certo punto si convince che Liam si sia riaddormentato. Ovviamente però non è così.
«Dalyar» lo richiama, sorprendendolo. Abbassa lo sguardo su di lui, ritrovandolo con gli occhi aperti: nella poca luce della stanza sembrano di un verde più scuro, comunque belli, ma quasi sembra mancargli qualcosa.
«Dimmi.» risponde, osservandolo in attesa. Vede che anche Liam sembra indugiare, come se cercasse le parole adatte, il che un po’ lo preoccupa visto che l’altro tende a dire le cose semplicemente come gli vengono.
«Tu non hai mai avuto una relazione, giusto?» non è un’accusa, più una constatazione, e non c’è alcun intento crudele nel chiedere ma Dalyar sente il calore affluire al viso e sa già di dover essere contento di non essere illuminato a giorno; però sa anche di non poter scampare alla situazione. Sa anche che Liam si è reso conto di tutto, senza farsi sfuggire nulla.
«Mh.» conferma, timido, rifuggendo il suo sguardo.
«Quindi non hai nemmeno mai baciato nessuno.»
«Mh.» suona più come un rantolio, la seconda ammissione, e ancora non lo guarda; si ritrova a farlo quando Liam gli pincia il naso, tirando appena e invitandolo ad alzare gli occhi su di lui. Lo fa, anche se se ne vergogna un po’, non per un motivo preciso ma perché quando si è il più grande di cinque fratelli e l’alternativa è chiedere certe cose ai tuoi genitori, semplicemente non lo fai.
E poi chi mai avrebbe potuto dover baciare? Gli alberi di Ivirenth?
«Vuoi provare?»
...Eh?
«Stiamo insieme. Tu non hai mai baciato nessuno. Non sarebbe strano se tu volessi provare e non è che io conti di guardarci negli occhi da qui a per sempre. Anche se tuo padre poi vorrà uccidermi, ma tanto vuole già farlo, direi che sono a posto.»
In condizioni normali riderebbe perché da una parte trova buffa la rassegnazione con cui Liam accoglie il presunto odio di Dakene Gazerwintergilde, dall’altra in effetti è assai plausibile che suo padre minacci di ucciderlo se dovesse mai scoprire che stanno insieme.
Anche se Dalyar è abbastanza sicuro che lo sappia già e che sua nonna abbia fatto da intermediaria per fermare l’ira funesta di suo padre. Ma questo a Liam non lo dice.
Il punto - il motivo per cui non ride - è che è troppo impegnato a morire d’imbarazzo per farlo.
«Non… non devi se non vuoi.» mormora, un impaccio fin troppo ovvio nella sua voce. Sbircia in direzione di Liam e vede che ha un sopracciglio inarcato, come se avesse appena sentito la più grande idiozia di tutta la sua vita. Dalyar quasi si aspetta una battuta sarcastica, un’osservazione su come e perché sia inverosimile che la proposta di Liam possa essere considerata da lui stesso un obbligo, un qualcosa da fare controvoglia. Invece il braccio che l’altro aveva poggiato sul suo fianco per ricambiare il contatto si allontana dal suo corpo, ma solo perché la mano possa risalire fino al suo viso; il palmo di Liam contro la sua guancia è caldo, e il modo in cui con il pollice gli sfiora lo zigomo in una carezza leggera e appena accennata fa fare una capriola al suo stomaco. Non ci vuole molto a Dalyar per capire cosa sta succedendo, così come non ci vuole molto perché Liam si muova e lo faccia succedere: avvicina il volto al suo e posa le labbra su quelle di Dalyar. E’ un contatto leggero, anche se la bocca di Liam se ne sosta lì per qualche istante, senza fretta di allontanarsi di nuovo per vedere che effetto gli abbia fatto. Le sue labbra sono appena secche, ma non è affatto spiacevole tutto quello, e comunque anche se lo fosse Dalyar deve preoccuparsi di calmare un minimo il battito del suo cuore se non vuole rischiare di farsi prendere un colpo o peggio ancora di perdere il controllo sulla sua magia - è già successo una volta, di perdere il controllo in una situazione in cui non avrebbe dovuto farlo. Lui non lo ricorda ma glielo hanno raccontato a grandi linee, di come nell’unica occasione in cui da bambino si è allontanato da Ivirenth abbia riempito d’acqua il mezzo su cui viaggiavano. E dove c’erano altri passeggeri. Tra cui qualcuno di importante.
Non pensa di voler affogare per sbaglio Liam solo per un bacio, per quanto quel bacio lo faccia sentire stupido e felice al tempo stesso.
Quando l’altro si allontana lui non deve aprire gli occhi per cercare il suo sguardo: li ha tenuti aperti - anche se nei libri romantici tutti li chiudono - e quindi si ritrova lì, a guardarlo.
«Spero che tu stia diventando bordeaux in viso non per un principio di soffocamento.» lo prende in giro Liam e stavolta è il suo solito sarcasmo, lo capisce dal sorrisetto che gli incurva le labbra. Se ne sta immobile, a parte per lo scuotere appena la testa e per la mano sul suo fianco che giochicchia con la stoffa della sua maglia.
«Vuoi...» inizia, ma si zittisce, studiandolo per un momento; gli si accosta di più, il suo petto che quasi tocca quello di Dalyar e la mano che abbandona il suo viso per andare a guidare il suo braccio e sistemarselo meglio sul fianco. Persino Dalyar capisce che lo sta invitando in silenzio - forse per risparmiargli almeno un pochino di imbarazzo - a stringerlo di più. Cerca di farlo, nonostante l’impaccio e la timidezza non possano sparire all’improvviso. Solo allora Liam gli sfiora di nuovo il viso, stavolta con il dorso della mano, in un paio di carezze.
«Vuoi provare di nuovo?» domanda, una punta d’incertezza nella voce, come se non fosse sicuro di poter tirare troppo la corda. Dalyar deglutisce, guardandolo. Decide di muoversi, senza rispondere - è sicuro che ora come ora, con le parole, sarebbe un vero disastro - e posa la fronte contro la sua in un primo momento. Poi le labbra sulle sue, in un bacio veloce che forse non si può nemmeno definire bacio ma più un tastare il terreno; lo fa una, due, tre volte e con discrete pause tra l’una e l’altra.
Liam gli sbuffa divertito sulle labbra, Dalyar ne percepisce il sorriso senza vederlo.
«Non serrare le labbra.»
«Perché?»
«Perché vorrei darti un bacio come si deve.» dice senza troppi mezzi termini. Dalyar trattiene il respiro per un secondo ma poi annuisce - non perché abbia capito, cosa deve fare di preciso? Schiudere le labbra? Ma non è un po’ stupido? - e si affida a lui, perché ha già raggiunto il massimo picco di iniziativa che poteva mostrare.
Liam lo bacia di nuovo, e stavolta non ci vuole molto prima che la punta della lingua sfiori le labbra di Dalyar; per istinto e con un timore di fondo azzarda a fare lo stesso, schiude appena quelle stesse labbra e, seppure con un certo tentennamento, finisce con il toccare la punta della lingua di Liam con la propria. Deve combattere con l’impulso di scostarsi e scusarsi per restare esattamente lì, mentre Liam si fa più audace in un modo che Dalyar non pensava avrebbe mai conosciuto, uno che azzera ogni sua possibilità di ragionare su cosa fare, su come toccarlo, se muovere o meno la mano, se stringerlo di più o no.
Liam non sembra curarsene. Il suo è un bacio che non è casto ma è lento, rispettoso dei suoi tempi e della sua timidezza. E quando Liam si scosta, in verità rimane così vicino che i loro nasi si sfiorano.
«Tutto ok?» sussurra piano, come un bambino che si assicura di non aver fatto niente di irreparabile con le sue migliori intenzioni. Dalyar se lo stringe addosso, affondando il viso contro il suo collo, stringendo così forte che Liam prima si lamenta e poi ridacchia - di lui, per lui o con lui, Dalyar non lo sa.
Forse, in ogni caso, gli sta bene.