Jan. 17th, 2018

hakurenshi: (Default)
 

L'aura che si respira nel castello è così strana, nel suo silenzio innaturale, che risulta quasi impossibile credere a quanto sia pieno di vita quel luogo in ognuno dei suoi ricordi. Sospira; è così che funziona la guerra dopotutto, no? Distrugge ogni cosa a cui si tiene, la rende irriconoscibile e, a quel punto, non rimane più nulla.

Lo sguardo cade sullo specchio, sul riflesso che questo gli rimanda indietro: nemmeno una volta ha pensato si sarebbe vestito in quel modo. Non importa quanto sia abituato ai colori del regno che chiama "madrepatria": nei suoi ricordi, gli abiti che indossa ora sono sempre stati qualcosa di strettamente legato a sua madre. Tsubaki era meravigliosa in quel lungo abito bianco dalle decorazioni blu. Le donava tanto eppure, nei dettagli rifiniti e nel tessuto pregiato, riusciva ad avere quella naturalezza di chi non bada a cosa indossa; lo sguardo deciso era ciò che attirava davvero l'attenzione, di lei, tanto che nonostante la figura esile era sempre sembrata, ai suoi occhi, la più forte dei guerrieri. Ma forse quelle erano solo le fantasie di un bambino.

Non ha mai più visto quell'abito, dalla morte di sua madre. Eppure ora si ritrova a osservare la versione maschile di quello stesso vestito - lo sta indossando: i pantaloni blu scuro sono quasi invisibili sotto la lunga tunica dal taglio orientale, bianca e dai bordi blu sul colletto. Sul torace, di una sfumatura più chiara, tre alamari chiudono la tunica; l'assenza di maniche, invece, rende visibile la parte sottostante, dello stesso blu scuro dei pantaloni. Ogni parte di quell'abito, nel suo alternarsi di chiaro e scuro, sembra suggerire come in una singola persona sia sempre possibile trovare tanto l'oscurità quanto la luce - così è stato pensato e così è stato realizzato, un abito cerimoniale appositamente per chi ricopre quel ruolo. Si chiede se lui abbia mai percorso, o se mai percorrerà, un sentiero fatto unicamente di oscurità. A volte, quando c'è così tanto dolore ovunque lui posi lo sguardo, gli sembra così probabile - se non l'unico futuro possibile - da far male.

Sospira, guardando verso il piccolo mobile in legno e soffermandosi sul vaso di fiori sopra di esso, contenente una modesta quantità di camelie; proprio di fianco, si trova l'unico ricordo che sua madre gli ha lasciato: una catenina fine con una piccola pietra preziosa a forma di goccia.

"Quando perdi una persona cara", gli aveva detto una volta mentre lui giocava con il gioiello indossato da Tsubaki, standole in braccio "hai sempre bisogno di qualcosa a cui aggrapparti."

«Aoi» la voce di un servitore lo chiama, senza appellativi a cui ha espressamente rinunciato, nonostante il suo ruolo: «il discorso del re è quasi finito.»

Annuisce, mentre la mano raggiunge la catenina; la indossa, giusto un attimo prima di raggiungere la porta e lasciare la stanza, i piedi scalzi a contatto con il freddo marmo.

Non guarda più verso lo specchio.


C'è qualcosa di innaturale nel modo in cui il cortile è pieno di persone e, al tempo stesso, così silenzioso. Se ascolta con attenzione, può sentire i singhiozzi soffocati provenire da direzioni imprecisate. Mentre cammina verso il centro del cortile, dove si trovano le due bare piene di fiori, guarda di sottecchi verso il due principi con cui è cresciuto: non stanno piangendo, e questo lo fa sentire come se fosse lui a essere schiacciato dal dolore, anziché loro. Perché quando i figli guardano i corpi senza vita dei genitori senza tradire emozioni, ferendosi in modi che una battaglia fisica non contempla solo per mantenere un contegno a cui sono obbligati dal proprio status, non c'è altro modo in cui lui - che ha potuto piangere sua madre per tutto il tempo di cui ha avuto bisogno - possa sentirsi. Per un momento detesta con un forza che non gli appartiene le loro origini: leale al suo attuale re come lo è stato con colui che lo ha preceduto, affezionato al ricordo di un sovrano gentile che gli ha permesso di vivere il suo lutto nella riservatezza assoluta, la cerimonia che si svolge di fronte ai suoi occhi e il prezzo che essa richiede sono per lui disumani.

Stringe i pugni, inspira e tenta di rilassarsi: i suoi sovrani, ora, sono feriti e arrabbiati e disperati. Lo sa meglio di chiunque altro e, per questo, è conscio di cosa debba diventare: "qualcosa a cui aggrapparsi", anche se solo per un momento.

Il reggente lo guarda: Aoi non si inchina né a lui, né al suo defunto figlio - il vecchio re - né ai suoi nipoti, ma non è una mancanza di rispetto nei loro confronti. Quello è il ruolo che fu di sua madre e che ora è suo; ricorda alla perfezione come Tsubaki danzasse e cantasse per dare l'ultimo saluto ai defunti secondo il rito proprio del loro regno, senza curarsi dello stato sociale, perché era così e sempre lo sarebbe stato: a nessuno interessano cose del genere in circostanze come quella. Il Cantante, colui che nelle cerimonie più importanti rivolge un augurio facendosi portavoce degli dèi, è al di sopra di tutti e al tempo stesso compagno fedele di ogni presente.

Chiude gli occhi, schiude le labbra; il canto che accompagna chi li lascia è lento, malinconico e dolce come una ninna nanna - muove un piede lateralmente, il primo passo di un addio e una pausa quasi impercettibile per formulare il pensiero "possiate riposare in pace".

Non gli è permesso piangere o sentirsi addolorato, ora. Non è quello che fa il Cantante.


Dopo la cerimonia se lo concede.

Il futuro Consigliere gli passa di fianco e poggia una mano sulla sua spalla, stringendo appena e sussurrandogli un «Grazie» sincero, con un tono morbido che di norma non gli appartiene affatto; Aoi lo guarda e nota quasi per caso come si morda il labbro inferiore. Lo sguardo sul viso dell'uomo è quello di qualcuno che ha perso più di una persona. Ha perso una ragione.

Per cosa, Aoi non lo sa. Ma fa così male che le sue gambe perdono ogni forza.

Nella sua stanza, dove nessuno può vederlo, copre il volto con le mani e un singhiozzo abbandona le sue labbra.

"I Cantanti come me - come noi - dicono addio due volte: durante la cerimonia lo fanno per gli altri. Solo dopo per se stessi."

Profile

hakurenshi: (Default)
hakurenshi

April 2025

S M T W T F S
  1234 5
6789101112
1314151617 1819
20212223242526
27282930   

Most Popular Tags

Style Credit

Expand Cut Tags

No cut tags
Page generated Jul. 1st, 2025 09:05 pm
Powered by Dreamwidth Studios