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Tatsuya non è una persona romantica e in generale il romanticismo deve averlo guardato in faccia, durante la sua pre-adolescenza, e aver deciso che prenderlo per il culo poteva essere un diversivo interessante in assenza di altri modi per passare il tempo. Da qualunque punto di vista cerchi di analizzare le sue passate relazioni non ce n’è uno che non gli faccia pensare di dover essere il soggetto perfetto per un terapista.
Tanto per cominciare: tutte le sue relazioni - tresche o serie che siano mai state, e per la cronaca nella seconda categoria non può annoverarne più di due. Compresa quella attuale. - sono state con persone dell’ambiente mafioso, lo stesso in cui lui si muove dalla tenera età di tredici anni. Jin è stato la sua prima pomiciata nei corridoi scolastici ed è uno degli attuali boss di Toshima; Yasu è stato il primo kohai con cui abbia effettivamente avuto un approccio più importante (ma non sentimentalmente serio), ed è un informatore che collabora con quasi tutta la rete mafiosa del territorio oltre a essere parte del gruppo di Tatsuya stesso; Mamoru è stato parte del vecchio gruppo, il suo più grande fallimento su tutta la linea nonché dimostrazione di quale persona orrenda lui sia stato in grado di essere - e sia ancora.
La sua unica relazione seria è stata con un uomo che ha conosciuto tramite la mafia, che con essa ha collaborato, che ci collabora ancora, che è tecnicamente il suo capo sul suo secondo lavoro e dire che è finita male è una delle cose più riduttive che Tatsuya abbia mai visto e sentito in tutta la sua vita.
Il suo attuale ragazzo, a pochi minuti a piedi dall’edificio in cui si trova, è nel ramo degli assassini della mafia russa e gli è stato presentato da una famiglia di assassini tedeschi. Se lo immagina, il classico stereotipo del terapista che lo guarda da dietro i suoi occhialetti e gli chiede qualcosa sul genere di “crede che questo riproporsi dello stesso modello di compagno sia indice di qualcosa in particolare?”.
Sì, che le sue capacità relazionali sono discutibili. O che lavora troppo.
Purtroppo la vita e il romanticismo hanno ben deciso di circondarlo di persone che vedono in San Valentino l’occasione perfetta per un suicidio emotivo.
Lancia uno sguardo al salotto in mezzo al quale si trova in piedi, come un disperato (con dignità e poker face, sempre) che attende il giudizio finale sapendo già che non sarà positivo. Succede quando il tuo fidanzato ha un tempismo orrendo e decide di venire a trovarti proprio in questi giorni di eterne maledizioni a chiunque abbia avuto la pensata di far diventare gli innamorati più stupidi all’idea di una festa tutta per loro.
Riflette: nel peggior scenario possibile - che non prevede meteoriti o edifici che prendono fuoco con lui dentro, quello è già successo, ma Rodion che gli ride in faccia è comunque abbastanza apocalittico se può dire la sua - può spacciare la cena per una normalissima cena. E’ ora. Yukinaga non c’è. Qualcuno deve pur cucinare in questa casa. Bene.
I fiori. Potrebbe dire che non sono i suoi: dentro quell’edificio entrano persone come Hiyori, Rui e Hazel-- magari può portare come esempio solo Hiyori. Sa che il doc non lo tradirebbe mai se gli chiedesse di coprirlo, Rui ha tante qualità ma il giardinaggio non è tra queste e Hazel potrebbe ricattarlo. Lui non è sicuro di voler essere in debito con un hacker. Senza offesa, la fiducia prima di tutto.
L’assenza degli altri membri non è un problema, è raro rimangano tutti lì o che in generale ci rimanga qualcuno. Tutto perfetto, ha un’ottima e più che credibile motivazione per ogni cosa che in quel soggiorno urla “sorpresa di San Valentino anche se a San Valentino non ci credo”. Mission clear.
«Scusa» pronuncia Rodion appena gli apre la porta, dopo aver sentito suonare e aver raggiunto l’ingresso con poche falcate «il taxi è rimasto bloccato nel traffico.» spiega brevemente, entrando e togliendosi di dosso il cappotto.
Rodion è quasi due metri di uomo, i lineamenti marcati fanno sì che capelli biondi e occhi azzurri non lo rendano lo stereotipo di un fuscello delicato, cosa che non è e basta guardarlo per capirlo. Nel suo incombere su buona parte dei membri del gruppo - famiglia - di Tatsuya, è probabilmente uno degli uomini più gentili che abbia mai conosciuto, una cosa che non pensa spesso, e che naturalmente non dice mai.
Un uomo così si merita di meglio, Tatsuya ci ha pensato più volte ma non lo ha detto mai, perché sa che Rodion gli direbbe che non è così, che è perfettamente in grado di scegliere per sé a trent’anni. Non che abbia torto, e di sicuro è stato provato da cose ben peggiori di uno stronzo nella sua vita, ma Tatsuya è abbastanza convinto di aver passato il periodo della sua esistenza in cui se ne fregava e giocava a farsi detestare - cosa che gli veniva e gli viene ancora piuttosto naturale: suo suocero, per esempio, lo odia e lui lo trova divertente.
Gli dispiacerebbe se Rodion un giorno si stancasse, come altri si sono stancati di lui o come lui si è stancato di altri, arrivando a dire a qualcuno di non avere più bisogno di lui come se fosse un paio di scarpe che non calzano più come vorresti e che quindi tanto vale buttare via.
Il suo meglio è una cucina preparata con cura e attenzione, tenendo conto dei suoi gusti, e qualche fiore di cui non è un gran fanatico ma che ricorda sia una cosa che sua madre amava e che la rendeva felice, cosa che lo convince - e questo nemmeno la reazione peggiore di Rodion potrebbe cambiarlo - che siano un regalo che valga sempre la pena fare. Niente di più. Eppure nonostante sappia che quello è proprio il suo meglio, (quasi) molto più di quanto abbia mai fatto per chiunque altro, (quasi) molto più di quanto abbia mostrato… nel momento in cui Rodion lo guarda, decide di non lasciargli vedere quel meglio.
Gli si avvicina, instaurando subito un contatto tra loro, le braccia attorno al suo collo e il viso vicino al suo, senza toccarlo; sente subito Rodion cingergli i fianchi, avvicinandolo a sé, per nulla timido di fronte a un gesto del genere, come se se lo rivolgessero da anni e non avessero iniziato a frequentarsi per gioco a causa di un appuntamento al buio organizzato dal peggior soggetto possibile - un’assassina, sì, indovinato. Almeno nell’appuntamento al buio non dovevano tentare di uccidersi a vicenda. E’ positivo.
Rodion lo guarda e Tatsuya lo capisce immediatamente che si sta chiedendo cosa non vada. Odia il fatto che sia così bravo a leggere non le sue espressioni - quelle sa mascherarle ancora bene, il suo caro padre adultero sarebbe fiero di lui - ma qualcosa che è nell’aria. Vorrebbe nascondergli meglio i suoi momenti da persona normale.
«Tutto bene?» domanda infatti, e Tatsuya decide di fare la cosa che gli riesce meglio dopo risultare uno stronzo, stare antipatico a pelle, e fare il boss mafioso: scappare. Posa le labbra sulle sue in un bacio morbido, quasi abitudinario, prima di approfondirlo un po’ senza trovare alcuna resistenza da Rodion; sa bene che non basterà così poco a distrarlo ma anche rimandare a volte è una buona strategia. Non può farlo in eterno, ma può prepararsi mentalmente - potrebbe, se il modo in cui Rodion gli sfiora la nuca con una mano mentre lo tiene ancora stretto con l’altro non lo distraesse dal suo intento.
Quella stessa mano scivola lungo il suo collo, gli sfiora la guancia per puro caso, e poi si ferma sul mento, facendo una pressione lievissima che però basta a Tatsuya per allontanarsi da lui.
Lo sa che Rodion vuole sapere cosa c’è. Ovvio: fa sempre - a voce o meno - le domande più scomode.
«Hai fame?» borbotta arrendendosi. Vede Rodion alzare un sopracciglio e poi guardare oltre lui e, davvero, Tatsuya a volte si chiede come sopravviva quell’uomo nel suo ambiente considerando come in questo momento a lui basti guardarlo in viso per sapere su cosa si stanno posando i suoi occhi - la cena, ha notato la tavola apparecchiata. Ora scorre, non c’è niente fuori dall’ordinario… ecco, ha visto i fiori. E’ confuso. Ha realizzato. Gli sorride e gli posa un bacio sulla fronte.
Lo detesta.

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