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[personal profile] hakurenshi
 

Prompt: skinship
Missione: M1 (week 5)
Parole: 2302
Rating: pg13
Warnings: mention of war, hurt/comfort



A volte a Byleth manca Garreg Mach. Ci sono mattine in cui si sveglia poco prima che albeggi, quando dalle finestre comincia a entrare una luce fioca da far dubitare se la notte stia già lasciando il posto al giorno oppure no, e il suono degli uccellini sembra arrivare da lontano. Quando i muscoli del corpo sono ancora intorpiditi dal sonno, in quel preciso momento Byleth ha la sensazione di scivolare a fatica fuori dal sogno in cui è ancora un mercenario improvvisato professore, lì responsabile di giovani con grandi sogni, grandi obiettivi. Chiuso in una quotidianità semplice, diametralmente opposta a quella in cui è cresciuto, eppure a suo modo piacevole. Sente la mancanza di quando la voce di Sothis era la normalità nella sua testa, quando bastava affacciarsi nell'immenso cortile del monastero o andare in alcuni specifici luoghi per essere certo di incrociare suo padre.


Byleth si ricorda della torre, di promesse; di quando è tornato al monastero e ha ritrovato un Dimitri diverso, ombra di se stesso, e ha visto come la guerra distrugge un giovane più di quanto avesse mai notato durante i suoi anni da mercenario con suo padre. Forse una parte di lui rimpiange il periodo precedente, persino: quello in cui provare emozioni era qualcosa di cui non sentiva la necessità e, per estensione del non averlo mai fatto e di non essersene mai davvero dovuto preoccupare, non percepiva nemmeno di avere qualcosa di assente. Byleth immagina chiunque gli direbbe che una persona deve provare qualcosa e in una certa misura lo comprende. Però conosce anche il fascino dell'assenza di dolore o di quello sordo che è solo una vaga sensazione.


La guerra ormai è lontana. Byleth ha imparato presto che i morti non tornano in vita - non sua madre, non suo padre. Il regno è sereno, guidato da un re che farà grandi cose e avrà cura di ogni singolo suddito, perché è così che Dimitri è sempre stato. In un certo senso si può dire sia così che lo ha visto crescere.


Fuori la luce sembra farsi più forte e rischiarare il cielo. Byleth abbassa lo sguardo e, lì accanto, vede il viso di Dimitri addormentato: i capelli lunghi e biondi sparsi sul cuscino, il volto finalmente rilassato. Troppe notti Byleth lo ha saputo insonne e rare volte gli è stato permesso di restare fino a quando l'altro non ha preso sonno. La loro è una posizione complessa e rispetta il fatto che, a volte, il re ancora fatichi ad accettare di poter avere una debolezza e - soprattutto - di poterla mostrare. Se non al mondo, almeno alle poche persone fidate di cui si è circondato.


In momenti come questi, in cui può prendersi tutto il tempo che vuole per osservarlo e vegliare su un sonno che spera almeno sia senza sogni, a Byleth torna in mente la prima volta in cui Dimitri gli ha permesso di vederlo di nuovo. Oltre un'armatura, oltre una benda sull'occhio e oltre orrori che Byleth può immaginare ma a cui nessuno, mai, può essere davvero pronto.


*


La battaglia non è stata facile. Sono tornati tutti vivi - non del tutto sani, ma vivi - ma il prezzo da pagare è stato alto, specie dal punto di vista del morale. Byleth li vede e capisce, senza bisogno di chiederlo o di ascoltarli parlare, che sono tutti sfibrati. Dimitri più degli altri, perché quando qualcosa ti logora dentro ancor prima di cominciare una battaglia, dopo non può che lasciare una voragine che diventa difficile sanare. 


Può solo immaginare in quali abitudini sia incappato Dimitri negli anni di vuoto che per Byleth sono stati solo poco più di un battito di ciglia. Ha il ricordo di un Dimitri rigido, ma nel modo morbido dato da un pudore tutto suo e sporcato da una severità acerba, dovuta più all'educazione e al rispetto dei ruoli che ad altro. Se all'epoca per Dimitri sarebbe stato difficile lavarsi con qualcuno dei suoi compagni, farlo davanti a Byleth sarebbe stato impensabile. Ha sempre dato per scontato che fosse una questione di ambiente in cui è cresciuto - forse gli usi del Regno di Faerghus e quelli dell'Alleanza hanno sempre differito anche in questo, a giudicare da come Felix sarebbe inorridito (e da come farebbe lo stesso ancora oggi) all'idea mentre Claude l'avrebbe addirittura proposta.


Anche adesso nota una certa ritrosia in come Dimitri si guarda intorno mentre si libera del mantello prima e dell'armatura poi. Ogni strato in meno sembra farlo sentire vulnerabile e ci vuole un po' perché alla fine si conceda una nudità completa. Lo spazio che hanno a disposizione non è certo paragonabile a quello di un grande palazzo e in generale le forze per ricostruire ciò che di Garreg Mach è stato distrutto si sono concentrate altrove, rendendo il tutto molto più spartano di un tempo. Però svolge la sua funzione e tanto basta.


Dimitri non chiede se l'acqua sia calda o meno; Byleth immagina che nel suo vagare come un fuggitivo abbia smesso presto di concedersi il lusso di un bagno caldo o con sali e oli pregiati. Per questo ne intuisce la sorpresa quando con le gambe entra nella vasca e poi, lentamente, si immerge: l'acqua non è bollente, ma Byleth si è assicurato che risultasse almeno piacevole e calda abbastanza da rilassare i muscoli. E' consapevole, tuttavia, di avere l'attenzione di Dimitri sui propri movimenti nonostante l'altro gli dia in parte le spalle. Eppure, quando Byleth immerge solo le gambe fino al ginocchio, Dimitri si volta a guardarlo confuso.


In un primo momento lui ignora quella sua confusione. Arrotola con calma le maniche fino al gomito e solo poi incontra lo sguardo dell'altro: c'è un muto quesito nell'unico occhio azzurro che può vedere, ma Byleth non offre alcuna risposta a voce. Si limita a muoversi con lentezza per sistemarsi alle spalle di Dimitri, seduto sul bordo e con le gambe allargate, perché il principe possa stare tra esse e facilitargli il compito. Lo vede irrigidirsi e sa che ha compreso le sue intenzioni - lavarlo, non perché futuro re ma perché possa avere un momento di pace. Almeno lo spera.


Byleth immerge le mani nell'acqua, ai lati del corpo altrui. Si assicura di scaldarle, consapevole di una temperatura corporea non elevatissima. La prima cosa che fa è spostare la chioma bionda di lato, scoprendogli una delle spalle e la parte superiore della schiena. Vedere delle cicatrici non lo stupisce: Dimitri ha smesso di essere un principe da rinchiudere e proteggere dentro le mura di un castello molto presto - troppo presto - e di certo non può esserlo diventato dopo. Ognuna di esse potrebbe essere considerata da alcuni soldati o dai mercenari una medaglia al valore, Byleth lo sa bene perché è cresciuto tra loro e si ricorda le frasi che sentiva dire da bambino e che ha capito del tutto solo diventando grande: se hai una cicatrice vuol dire che qualsiasi cosa dovesse o volesse ucciderti, non c'è riuscita.


Ne sfiora una con le dita e sente Dimitri rabbrividire impercettibilmente sotto il suo tocco. Non batte ciglio, però, recuperando uno dei panni puliti a disposizione vicino al bordo della vasca per immergerlo nell'acqua fino ad averlo completamente zuppo. Lo strizza un poco, prima di portarlo sulla spalla destra dell'altro e passarlo lentamente sulla pelle chiara. Non sfrega per nulla, lasciando che il panno sia come una carezza piena, lenta a lenire ferite che non si vedono e che non hanno nulla da spartire con quelle già cicatrizzate.


Per un tempo abbastanza lungo non ci sono suoni a riempire l'aria se non quello dell'acqua ogni volta che Byleth immerge il panno e del gocciolio che ne consegue quando lo tira fuori strizzandolo. Sono due persone troppo silenziose per poter essere quelle che si preoccupano di evitare si creino momenti come quello - forse un tempo Dimitri lo avrebbe fatto, avrebbe messo a proprio agio chiunque con la cordialità, ma questo Dimitri non ne ha le forze. A Byleth sta bene così, non sente il bisogno di avere qualcosa di cui parlare. Gli è sufficiente prendersi cura di lui in un modo simile a quello con cui ogni tanto passava il tempo con Jeralt, nel condividere spazi e momenti a loro modo intimi. Anche se Dimitri di certo non è suo padre.


«Perché lo stai facendo?» domanda proprio il principe, a bruciapelo. Byleth ne è abbastanza sorpreso ma non lo dà a vedere, aiutato dal fatto che l'altro gli dia le spalle, né ferma il movimento della mano. Con calma passa di nuovo il panno sulla schiena e risale appena, verso il collo, rigido come se Dimitri si aspettasse di essere assassinato lì e ora, dove "lì" è ovunque e "ora" è in qualsiasi istante. Anche e soprattutto quando meno si può prevedere.


Soppesa per qualche attimo le parole con cui potrebbe rispondere: Sothis avrebbe sicuramente diversi consigli da dargli, tutti molto altisonanti o consolatori, adatti a prendersi cura di un animo umano che si conosce bene. Ma Byleth, per quanto possa essere migliorato rispetto a quando era un ragazzino in apparenza senza emozioni, non è ancora capace di sondare gli animi degli altri in quel modo e di poter quindi capire come dar loro sollievo con ciò che preferirebbero sentirsi dire. L'unica freccia al suo arco è la sincerità, nel bene e nel male.


«Perché ne hai bisogno.» replica soltanto, vedendo l'altro girarsi per guardarlo da sopra la spalla. Riconosce sul suo viso l'espressione allarmata di chi è stato colto in fallo e non può concederselo, o più semplicemente non può sopportarlo. Perciò mantiene quel contatto visivo, ferma la mano e il panno bagnato contro il collo dell'altro, solo per dirgli: «Nemmeno per i mercenari la guerra riempie ogni secondo, Dimitri.» lo chiama per nome, per aggiungere valore alle proprie parole. O, forse, solo per ricordargli che prima di essere un assassino, un principe caduto, un fuggitivo, una testa desiderata dai suoi nemici... è un uomo. Una persona. Qualcuno a cui hanno strappato tutto, fatto un buco nel cuore e lasciato lì a spirare a terra senza colpo di grazia. Sarebbe facile per Byleth descriverlo così, per assicurarsi che il suo ex studente comprenda; lo farebbe, se fosse sicuro di fargli del bene in quel modo.


«La guerra non aspetta che nessuno si faccia un bagno, se è per questo.» quasi lo ringhia, Dimitri, pieno di rabbia e di rancore. Byleth non sa se qualcuno saprà mai cancellarli. Se Dimitri concederà a se stesso di lasciarli sopiti, se non altro.


«E' vero.» conviene con lui, posando il panno di lato lì sul bordo dove lui stesso siede. Porta entrambe le mani ai lati della testa altrui, le fa scivolare lentamente sul suo viso, guidandolo piano a inclinare il capo all'indietro. Avverte una certa esitazione all'inizio, ma poi Dimitri muove la testa fino a quando non possono guardarsi e i capelli biondi sono sparsi sulle gambe di Byleth. Lo osserva, scrutandolo alla ricerca di risposte che sul viso altrui sono troppo nascoste ancora. Scosta una mano solo per portarla a spostare una ciocca, poi un'altra e un'altra ancora, fino a scoprire il viso nella sua interezza. E' solo un attimo, ma gli sembra di intravedere l'accenno di un po' di colore sul viso di un uomo che per lui - fino a poco tempo fa - è stato quello di un ragazzo. Eppure ritrova in lui il Dimitri che ricorda, in tutto e per tutto: cresciuto, temprato, ferito.


L'unico occhio visibile è limpido, più pieno di vita di quanto lo stesso Dimitri possa credere. Ed è in quel momento che Byleth si concede un sorriso lieve, senza quasi rendersene conto. Un incurvarsi di labbra che gli ammorbidisce i lineamenti e a cui Dimitri reagisce mostrando una sorpresa genuina. Byleth allontana la mano, la immerge tenendola a coppa per raccogliere un po' di acqua, e con attenzione gliela riversa sui capelli attento a non mandarne sul viso.


Vede Dimitri rilassarsi piano, non del tutto forse, eppure è una piccola vittoria; anche quando lo guarda come se si sentisse perso, ormai disabituato nell'affidarsi a qualcuno, tanto da fargli chiedere quanto realmente profonda sia, quella voragine che gli hanno scavato nel petto.


*


«A cosa pensi?»


La voce di Dimitri lo coglie di sorpresa, distogliendolo dai propri pensieri. Ritrova il suo viso sporcato dal sonno, ma anche da un sorriso lievissimo, un risultato immenso che in più momenti Byleth ha pensato non avrebbe raggiunto mai. Di essere arrivato troppo tardi, anche quando a lui sembrava di non essersene andato mai.

 

«Stavo pensando a quando ti ho aiutato a lavare i capelli la prima volta.» replica, sincero, riconoscendo quasi subito il mutare dell'espressione altrui in un vago accigliarsi che non è altro se non un imbarazzo che una volta si sarebbe tradotto in uno sguardo sfuggente e un tono di voce più basso. Quel ragazzo è ancora lì, Byleth lo vede molto più spesso di quanto si possa credere. Anche in piccoli gesti, come sentire la mano di Dimitri posarsi sul suo fianco con l'esitazione di chi non pensa di poter osare tanto; così lui l'asseconda, avvicina il corpo al suo. Se il regno sapesse di quella loro vicinanza ci leggerebbe senz'altro della malizia - eppure Byleth non avverte in Dimitri il desiderio di un corpo, ma più quello di una vicinanza, di un conforto. E' come se riuscisse a ricordarsi di com'era solo nell'intimità di una stanza e di un abbraccio. Byleth non può dire di comprenderlo appieno: ha dato pochi abbracci nella sua vita, quasi tutti senza riconoscerne il peso e il significato, mentre i rari casi in cui l'ha fatto sono stati troppo tardivi.

 

Però, nel suo piccolo, sente che la vicinanza è qualcosa che fa bene a entrambi: anche senza un nome, un'ufficializzazione. Gli basta dare quell'abbraccio, sentire Dimitri rilassarsi nel calore di un'altra persona e sentirlo vivo.


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