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Prompt: Disaster Girl

Missione: M2 (week 5)
Parole: 691
Rating: gen
Fandom: originale

Warnings: //



Era vero che ad avere il nemico in casa, senza sapere che fosse all'effettivo un nemico, si finiva con il dimenticare le cose basilari. Importava poco essere stati addestrati - e non nel più gentile dei modi, a dirla tutta - a saper riconoscere alcuni segnali evidenti all'occhio di un assassino esperto: la violenza, la propensione all'uccisione e alla distruzione, non erano qualcosa che si acquisiva del tutto randomicamente e da un giorno all'altro. Si trattava di indole, di qualcosa che in realtà si poteva insegnare solo fino a un certo punto: la grande differenza tra chi assassino nasceva e chi era solo addestrato per diventarlo, era proprio come gestiva il dopo. Il dolore, la disperazione, il senso di colpa.


I Sievert avrebbero dovuto essere perfettamente in grado di riconoscere il caos in terra quando lo avevano di fronte, eppure i Sasahara erano particolari: cinque fratelli e una sorella che non sarebbero potuti essere più distanti dal loro ambiente di assassini - o di ability user, anche, considerato come ben quattro su sei ne fossero del tutto sprovvisti. I loro caratteri per lo più pacati e socievoli, oltre al loro modo incredibilmente sano di essere una famiglia unita, aveva messo in secondo piano dettagli che sfuggivano se non li si teneva volutamente in testa: Hiyori, che pur essendo un medico - o forse perché medico? - aveva dimostrato di poter paralizzare una persona con la semplice pressione sui punti giusti del corpo. Oppure Jun, che nessuno credeva potesse essere più forte di Hiyori nel combattimento corpo a corpo finché non gli era stato dimostrato.


Eppure... nessuno aveva mai sospettato di Tarja, l'unica sorella.


«Tar...» chiamò piano Hiyori, osservando lo spettacolo assurdo che si stagliava davanti agli occhi di tutti loro. Gli altri fratelli, come anche alcuni dei Sievert, osservavano piuttosto increduli - almeno emotivamente, loro e le poker face non richieste - quella casa in fiamme dove i vigili del fuoco stavano prontamente agendo, cercando di domare le fiamme più velocemente possibile. Il lungo idrante giallo si srotolava fino alle mani degli addetti ai lavori, puntato verso la costruzione. 


«Ma quando è successo, esattamente.» pronunciò Elias, sebbene la sua espressione non fosse del tutto turbata, ma più un mix che sembrava dire al tempo stesso "non ho capito ma bel fuoco" e "lo voglio davvero sapere? No", rimasto scottato - pun intended, avrebbero detto alcuni - da esperienze passate da cui l'unico insegnamento possibile da cogliere era che a volte non fare domande era meglio.


Tarja guardava la casa a sua volta, difficile capire dal suo viso cosa le stesse passando per la testa in questo momento: «E' stato improvviso.» cominciò poi a parlare, guadagnando in un attimo l'attenzione di tutti gli altri, chi vicino e chi alle sue spalle «Stavo tornando dalla spesa con Kaoru. Voglio dire, Xylia mi chiede di darle una mano, chi sono io per dirle ma di no? E poi a me fare la spesa piace.» puntualizzò «Comunque» riprese il filo del discorso «questi tipi si avvicinano no. Palese volevano rimorchiare. Che va bene, cioè, io lo capisco: io e Kaoru siamo tanta roba.» disse, senza falsa modestia. Non che nessuno se la sentisse di contestare: i Sasahara dovevano avere un evidente patto genetico col diavolo e quello era assodato.


«Ma a parte che fischi a tua madre» continuò Tarja, con la delicatezza che la contraddistingueva sempre «però come ti permette di toccare il culo a mio fratello. E sapete cosa mi hanno risposto?! "Pensavo fosse una ragazza". Cioè e quindi scusa, se te ne accorgevi palpavi solo il mio?!» sbottò guardandoli tutti per un attimo prima di tornare poi alla casa in fiamme «Ringraziasse che non avevo niente per tagliargli la mano.» borbottò offesa.


Tutti si scambiarono un'occhiata, ma solo Elias ebbe il coraggio di chiedere ciò a cui tutti stavano pensando: «Sì, okay, ma nel senso... tu non hai un'abilità di fuoco. Cos'è, gli hai acceso un fiammifero sotto le fondamenta e gli hai bruciato casa a mani nude?» ironizzò. Poi la vide: Tarja che si voltava lentamente, le fiamme alle sue spalle, le labbra piegate in un sinistro e soddisfatto sorriso.


Mai. Fare. Domande.


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