Prompt: Leone
Missione: M12
Parole: 1091
Warnings: kindergarten!au, sensei!Kunikida
Portiamo i bambini allo zoo, dicevano. Sarà una bella esperienza formativa, dicevano.
Kunikida non pensa di meritarsi una cosa del genere, invece. Non pensa di aver studiato per formare giovani menti e ritrovarsi con piccoli cuccioli d’uomo dalle più disparate personalità che potrebbero morire in qualsiasi momento per la cosa più assurda.
«Sensei! Poe non vuole venire via dalla gabbia!» sente strillare a troppi decibel di potenza per non attirare la sua attenzione - e non far sanguinare le sue orecchie -, così da farlo voltare. Edogawa Ranpo è un bambino carino quando è impegnato a leggere qualcosa o a interessarsi a dettagli che non crede sia sano un bambino noti, ma se a volte serve a farlo stare buono va bene. Purtroppo, molto spesso, a impegnarlo è il piacere perverso di tormentare il suo compagno di classe più silenzioso (qualità molto apprezzata e molto rara), Poe. Il povero ragazzino, di cui Kunikida crede di ricordare a stento la voce per quanto poco si esprima fra timidezza e indole tranquilla, è del tutto a suo agio lì davanti alla gabbia a osservare l’animale meno spettacolare della terra: un procione.
Doppo inspira, cercando di farsi forza, e si accosta a Poe; il piccolo, già sentitosi chiamare in causa fin troppo, alza lo sguardo con l’aria di chi vorrebbe già scusarsi mille volte o, in alternativa, nascondersi sotto terra.
«Al ritorno passeremo di nuovo davanti al tuo amico, Poe-kun.» pronuncia con austera delicatezza - che non è sicuro esista, ma Yosano ci ha tenuto a specificare come sia l’unica descrizione possibile della sua persona - e il bambino sembra quantomeno convinto a permettere a tutta la classe di proseguire.
«Sensei» lo richiama, addirittura, con fare timido ma pieno di speranze «da grande posso tenere un procione a casa?»
Perché il suo gruppo deve essere il più strano. Perché.
Nonostante le stranezze la giornata sembrava quasi destinata a finire bene, se non fosse che di punto in bianco Oda Sakunosuke, il bambino preferito di Kunikida che preferenze non ne mostra, ma apprezza il suo essere l’esatto opposto di un cinquenne che fa solo danni, richiama la sua attenzione.
«Kunikida-sensei» dice, l’espressione non troppo turbata in apparenza - a volte Kunikida si domanda se sia sano alla sua età non sembrare toccato da niente a parte i libri - «Dazai-kun ha detto ad Atsushi-kun di andare a salutare suo fratello.»
...Un momento. Non gli risulta proprio che Nakajima abbia fratelli dentro lo zoo e questo lo colma di terrore, perché Dazai è il figlio del demonio senza ombra di dubbio.
«Suo fratello? Dove?»
«Nella gabbia dei leoni.»
Per un fugace istante Kunikida ricorda due pomeriggi precedenti, la classe in aula, Yosano a leggere un libro illustrato per loro con tanto di effetti sonori di animali feroci e lui a dividere la classe dando un ruolo a ognuno di loro. Sembrava un esercizio innocuo e divertente per permettere loro di imparare i versi degli animali e divertirsi allo stesso tempo. Nella sua testa l’immagine di Akutagawa - dall’importantissimo ruolo del lupo - preso a guardare in cagnesco (che non vorrebbe essere una battuta) Nakajima e dà voce alla domanda «Perché Atsushi fa la tigre?» lo fa rabbrividire.
Dazai. Cos’ha fatto, lui, per meritare una cosa distruttiva come Dazai Osamu nella sua classe e soprattutto nella sua vita?
Quando raggiunge di corsa la gabbia, non così distante per fortuna, l’immagine che vede è raccapricciante: Nakajima è davvero a un soffio dalla gabbia, appena prima del limite di sicurezza segnalato dagli inservienti dello zoo. Per fortuna ci sono anche diverse famiglie e qualche adulto responsabile ha ben pensato di fermarlo, prima che finisse davvero nelle fauci del leone che sembra momentaneamente interessato abbastanza da gironzolare lì nei pressi e puntare il suo sguardo ambrato su Atsushi di tanto in tanto. Kunikida non vuole credere che lo stia guardando pensandolo come il suo prossimo, lauto pasto.
Atsushi sembra contrariato dal fatto che qualcuno lo abbia fermato e lì, ben poco distante, Dazai sta tenendo per un polso Akutagawa e con l’altra mano ha appena agguantato Oda. Ride, lui.
«Atsushi-kun.» tuona, severo quanto serve a far capire già dal tono della propria voce che quello è un rimprovero serio; il piccolo sussulta e subito sembra rannicchiarsi su se stesso. Considerando il suo background famigliare Kunikida mantiene sempre una distanza fisica evidente per il bambino, così da non metterlo in allarme riguardo ad eventuali (impossibili) percosse di sorta. Ma vede che ha già capito di aver fatto qualcosa di sbagliato, sebbene di certo non sappia cosa. Kunikida lo vede alternare lo sguardo tra lui e il leone - forse sta vagliando la possibilità di lanciarsi del tutto in pasto alla bestia piuttosto che al suo rimprovero.
In verità, lo sa, è solo mortificato ma al tempo stesso ancora ammirato dall’animale.
«Sai quale animale è quello?»
«Un leone...»
«E i leoni abbiamo detto che sono?» prosegue con pazienza.
«Pericolosi…»
«Esatto. E la regola numero uno davanti alle gabbie degli animali pericolosi è?»
Il leone decide di sbadigliare proprio in quel momento, e scrollarsi facendo ondeggiare la coda. Questo sembra distrarre Nakajima, ma Kunikida sa di dover insistere ora, perché poi Dazai richiederà molto più tempo.
«Atsushi-kun, la regola numero uno?» lo incalza, braccia incrociate al petto; Atsushi è di nuovo con gli occhi spauriti su di lui e tanto basta a convincere Oda a lasciar andare la mano di Dazai e allungarsi fino a sistemarsi di fianco ad Atsushi e offrirgli la mano. Quello ci si aggrappa come se ne dipendesse la sua vita.
«Stiamo lontani dalle gabbie...» pigola a quel punto.
«Molto bene. Quindi adesso starai due passi dietro la corda con il cartello e non andrai più verso la gabbia. Intesi?»
«Mh-mh.»
Kunikida sospira, soddisfatto. Almeno finché la soave voce di Nakahara - bambino sereno finché non coesiste nello spazio di Dazai, cosa che accade sempre e inevitabilmente in una classe, e che dovrebbe essere in gruppo con Yosano - non lo raggiunge.
«SE DAZAI VA NELLA GABBIA DEL LEONE CI VOGLIO ANDARE ANCHE IO.»
Gelo. Si volta lentamente. Inquadra Dazai. Dazai oltre la corda. Dazai che verrà ucciso con o senza l’aiuto del leone.
«Dazai!» tuona, stavolta lo sentono fino alla gabbia delle scimmie forse, non lo sa.
Il leone, per tutta risposta, è già a dare le spalle a tutti loro per andare a sonnecchiare dove c’è più silenzio. Mentre tira indietro Dazai e si prepara a una ramanzina di trenta minuti che culminerà con la grave e tremenda punizione di un “niente merenda”, Kunikida vorrebbe essere lui.