Fandom: Violet Evergarden
Prompt: Hookers!AU (m5)
Rating: nsfw
Parole: 5000
Pairing: Claudia Hodgins/Benedict Blue
Warnings: au, menzione di prostituzione, linguaggio colorito, blowjob, anal sex.
Claudia si chiude la porta dell’appartamento alle spalle, ad accoglierlo la penombra di un ingresso che si apre quasi subito nel piccolo salotto vuoto. Sono le dieci di sera o poco più, le uniche luci che illuminano fiocamente la stanza in cui si trova sono quelle artificiali di una città ancora più che sveglia e vigile, almeno in lontananza rispetto a dove è ubicato quel piccolo spazio tutto suo. In direzione di dove si trova l’angolo cottura c’è ancora un vago odore di cose cucinate, nel lavabo i resti di quanto usato da una persona per una cena solitaria.
Il breve corridoio che collega quell’area al bagno modesto e alla sua camera da letto fa angolo, ma la luce proveniente dalla sua stanza si intravede comunque nel buio completo della casa; nonostante quindi ci sia qualcuno oltre lui - qualcuno che da poco riempie gli spazi di un appartamento altrimenti piuttosto vuoto - il silenzio regna sovrano, come se la luce che riesce a vedere fosse stata una sua dimenticanza e niente di più.
Sbadiglia, portando una mano a coprire la bocca e poi la fa scendere, la passa alla base del proprio collo in un tentativo di massaggiare via la stanchezza; solo dopo quella piccola routine che lo fa sentire sempre estremamente vecchio si muove, misura con ben pochi passi lo spostamento dal salottino al corridoio e volta l’angolo, la luce più forte visto che la porta della sua camera non è nemmeno socchiusa, ma lasciata aperta quasi del tutto.
Claudia sospira piano, prima di entrare; non si stupisce affatto nel vedere un corpo sul proprio letto, sotto le coperte, proprio come se fosse il padrone di casa - questo perché sono cinque giorni che si trovano in quella situazione, e sebbene Claudia avesse proposto di dormire sul divano, il suo ospite ha fatto tanto di quel caos di fronte a quella possibilità che Claudia si è ritrovato a rinunciare in tempo record e ad accettare di condividere il letto. Andrebbe bene se fosse di grandi dimensioni, invece è pensato per una sola persona e loro sono due e non si parla di bambini, no, ma di due uomini adulti.
Benedict non si può dire gli sia capitato tra capo e collo, che la vita glielo abbia lanciato senza che Claudia potesse farci niente; Benedict è una vecchia conoscenza, in un certo qual modo, e un completo sconosciuto in parte. Claudia se la ricorda ancora una sera di troppi anni fa, in cui in giro per la strada si è ritrovato suo malgrado a guardare verso un piccolissimo gruppo di giovani tra cui c’era anche Benedict. Lo aveva sorpreso la giovane età, ma Claudia mentirebbe se dicesse che la sua attenzione non sia stata catturata anche dall’aspetto: un corpo agile, snello, con le gambe fasciate da pantaloni anche troppo stretti e una camicia che sulla schiena lasciava all’immaginazione meno di quanto avrebbe dovuto, con un intreccio a scoprire una parte della pelle liscia. Capelli biondi, occhi azzurri… il viso di un angelo, davvero poco adatta e poco ingannevole, se Benedict non taceva.
Ma per impulsivo e brusco che potesse essere di carattere, a Claudia si era stretto il cuore quando aveva capito che quel piccolo gruppo non era una comitiva nel pieno di un’uscita, ma un insieme di prostitute. Gli si era gelato il sangue e a discapito di quanto gli amici con lui gli avessero detto di lasciar stare, di non pensarci, Claudia ci era finito più di una volta in quella strada e in ben più di un’occasione aveva visto Benedict.
Non è stato niente di romantico come le vecchie storie di cortigiane di tempi lontani, reclamate da un ricco signore che si innamorava di loro al primo sguardo e decideva di salvarle dal loro triste destino. O meglio, sì, alla fine il risultato ottenuto era stato che Claudia in qualche modo lo aveva tirato via dalla strada. Ma restava uno che non avrebbe mai navigato nell’oro, sebbene non morisse di fame, e ancora non sa neanche lui cosa rispondere a chiunque potrebbe chiedergli perché lo abbia fatto, perché tenga in casa qualcuno con il quale non ha legami.
Glielo chiede anche Benedict, è grosso modo il fulcro delle loro conversazioni quando sono in casa insieme; lo capisce, quanto quel ragazzo sia alla spasmodica ricerca di una spiegazione, con ogni probabilità anche - soprattutto? - per orgoglio. Eppure Claudia non risponde mai perché non sa cosa rispondere. Non ha avuto tempo di chiarirlo a se stesso, come può farlo con lui?
Benedict non sta dormendo e, anzi, rimane con gli occhi azzurri puntati su di lui nel momento in cui Claudia entra nella stanza, senza mai abbandonare la sua figura. Vorrebbe poter leggere in quello sguardo e intuire se preannunci una discussione per cui è comunque troppo stanco o meno, ma ad attirare la sua attenzione è altro: il lenzuolo e la coperta coprono Benedict fino alla vita, ma il torace è del tutto nudo e non perché Benedict dorma nudo. Anzi.
Claudia sospira, ritrovando ai piedi del letto la maglia che gli ha prestato per dormire e si avvicina, la recupera con l’intento di passargliela; mentre è mezzo piegato in avanti con il busto, però, il rumore di lenzuola spostate gli arriva all’orecchio pochi istanti prima che le braccia di Benedict gli cingano le spalle. Lo fanno morbidamente, dandogli ancora margine di movimento, giusto il sufficiente perché Claudia possa voltarsi con una punta di confusione negli occhi e una domanda sulla punta della lingua.
Sente le dita di Benedict sfiorargli l’attaccatura dei capelli alla base del collo, mentre le sue labbra cercano le sue per ottenere un bacio che, complice la sorpresa, non fatica affatto a ottenere. Dura il tempo breve di quanto la sorpresa impiega a diventare consapevolezza, dopodiché le mani di Claudia fanno pressione contro la sua spalla per allontanarlo.
Non è la prima volta da quando lo ha portato a casa che Benedict prova quel tipo di approccio: la prima sera non avevano nemmeno fatto in tempo a varcare la soglia che Benedict aveva fatto la stessa identica cosa, solo molto più passionale fin dall’inizio, nella triste abitudine di chi non ha tempo per i preliminari a meno che non glieli chiedano espressamente, consapevole di non stare per avere un rapporto sessuale con il proprio compagno di vita ma con quello di una notte a malapena. Claudia non lo ha mai portato con sé per quello e aveva cercato di farglielo capire, ma Benedict lo aveva guardato basito e si era persino innervosito a tal punto da urlargli contro «Vecchio impotente!» prima di chiudersi nel bagno - a caso, suppone Claudia, anche se c’erano ben poche stanze con cui confondersi in quell’appartamento.
Si guardano, ora, e Claudia non ha bisogno di uno specchio per sapere di avere un’espressione contrita sul viso. Cerca, piuttosto, di indagare quella di Benedict fin troppo neutra per uno che cinque giorni prima lo ha insultato per lo stesso motivo o quasi. Quando il silenzio continua a essere l’unica cosa tra loro e gli pare di capire che il più giovane non abbia alcuna intenzione di esprimersi in merito, Hodgins sospira e capisce di dover prendere lui la parola.
Non è facile però chiedere le intenzioni di qualcuno quando non soltanto sei abbastanza certo di conoscerle, ma stai anche cercando un modo… cortese di fare una domanda che cortese non è.
«Pensavo… ne avessimo già parlato.» prova, il tono calmo sebbene una sfumatura di imbarazzo ci sia ancora. Benedict lo guarda, non si è mosso di un millimetro se non per l’interruzione del bacio; sembra lo stia quasi studiando per la prima volta, cercando di capire quale sia il meccanismo che in Claudia non funziona - immagina sia la spiegazione che si è dato.
«Mi stai ospitando, va bene. Non mi hai portato a casa per scoparmi ma nessuno ha detto che tu non possa accettare un mio ringraziamento.» brutale, secco, come una verità inconfutabile. Lo dice così e Hodgins vorrebbe solo che qualcuno gli desse un suggerimento su come uscire da quella situazione.
«Potrebbero non piacermi gli uomini.»
«Io non sono gli uomini, prima di tutto. Secondo, uno come te si può ricredere, fidati.»
«Che vorrebbe dire “uno come me”?» non lo chiede indispettito, ma perché davvero non capisce a quale mistica categoria dovrebbe mai appartenere secondo il personale modo di Benedict di guardare il mondo. Ancora lascia che se ne stia lì, mezzo nudo - ha provato un immenso sollievo quando il lenzuolo, scivolando giù, ha rivelato almeno i pantaloni di un pigiama smesso - e con le braccia al suo collo. Spera che l’immobilità lo risparmi da altri attacchi, almeno per ora.
Benedict lo osserva per qualche secondo, sospira e a Claudia quasi sembra di sentirgli fare un verso stizzito: «Uno come te, uno troppo buono per cacciarmi, che addirittura si prende uno dalla strada senza conoscerlo e senza pretendere niente in cambio solo per buon cuore. E poi» scioglie finalmente quel mezzo abbraccio, per puntargli un dito contro il petto con fare accusatorio, quasi «se mi lasciassi fare, capiresti cosa intendo. Vecchio e impotente o meno.»
C’è un sorriso sghembo a incurvargli le labbra, quello di chi sa di essere piacente e non si vergogna né si è mai vergognato di usarlo come arma o per la sopravvivenza, per ottenere ciò di cui aveva bisogno. Claudia capisce fin troppo bene quanto le sue parole potrebbero rivelarsi potenzialmente vere, ma una parte di lui è dispiaciuta e arrabbiata - non con Benedict, ma con il pensiero che un ragazzo giovane debba affidarsi alla propria bellezza e alle proprie capacità sessuali per sopravvivere, per avere diritto a qualcosa che gli è negato quando non dovrebbe esserlo. Gli fa rabbia anche rendersi conto che lui potrebbe essere come fin troppi uomini con cui Benedict deve aver avuto a che fare, non ha la minima certezza che sarebbe in grado di resistere se Benedict mettesse in pratica quanto sta dicendo.
Gli fa rabbia pensare di star prendendo in considerazione l’idea, anche se solo in una remota parte della sua testa.
Sospira, scuote la testa; porta una mano al polso di Benedict ma senza stringere forte, solo per guidare la sua mano lontana dal proprio petto.
«Non ti ho portato in casa per fare sesso con te.»
«Mi ci hai portato perché sei stupido.» replica quasi aspro Benedict; Hodgins si morde l’interno della guancia, mandando giù una risposta poco matura. Si dice che non ha senso perdere la pazienza, forse è proprio il tipo di reazione in cui il più giovane spera per portarlo a dargli quello che vuole. Così scuote la testa, di nuovo, come a scacciare via l’istinto di ribattere e fa per muoversi.
Benedict non è della stessa idea, in un attimo la sua espressione passa da sardonica a irritata: allunga di nuovo le mani, entrambe, afferra il bavero della sua camicia e tira. Già piegato in avanti da prima Claudia non se l’aspetta, il suo baricentro si ribella al repentino cambio di equilibrio e lui si ritrova sbilanciato in avanti, il ginocchio sul materasso dove vanno a finire anche le mani, quando Benedict si lascia cadere all’indietro sul letto e il movimento obbliga Hodgins a fare lo stesso.
«Benedict, dico sul serio...» comincia, senza guardarlo direttamente in viso troppo a lungo, ma l’altro strattona leggermente la stoffa che sta ancora tenendo tra le mani per obbligarlo al contatto visivo.
«Lasciamelo fare.» pronuncia Benedict, senza irritazione né sarcasmo nella voce; lo tira un po’ verso di sé e po’ si tira su lui per ritrovarsi a poca distanza dalla sua bocca ma senza ancora forzarlo in un bacio «Lasciamelo fare e se continua a non piacerti perché sono un uomo, non te lo proporrò mai più.» promette «Ma hai pagato per tirarmi fuori dalla strada e non ti aspetti niente da me. Non voglio essere un mantenuto. Voglio essere alla pari e voglio fare sesso, quindi potresti smettere di rendermi tutto così difficile e arrenderti almeno a farmi provare a sedurti.»
Parola sua, Claudia davvero non sa cosa fare, con lui.
*
Hodgins ha sentimenti contrastanti. Da una parte sente di aver perso contro se stesso, di essere durato esattamente cinque giorni prima di finire con il mettere le mani addosso a quel ragazzo - per la verità a farsi mettere le mani addosso -, di aver relegato in una parte ben poco attiva del suo cervello, al momento, il fatto che si tratti di un uomo come lui. Dall’altra, Claudia non ha mai preso in considerazione un ragazzo semplicemente perché nessun ragazzo ha mai preso in considerazione lui; forse ai tempi in cui è stato un militare, una recluta, qualcuno potrebbe averlo guardato in quel modo o forse qualche pacca è stata data con intenzioni diverse da quelle che lui ha percepito, ma niente più di quello, mai. Ha visto sua madre e suo padre amarsi per tutta la vita e ha pensato, semplicemente, che avrebbe un giorno amato una donna per tutta la vita.
Eppure il bacio di Benedict non lo disgusta, non gli risulta sgradito; non c’è niente del proprio corpo che gli mandi, d’istinto, l’input di allontanarlo e rifiutarlo. Sono ancora nella stessa posizione, più o meno, con Benedict sotto di lui e le sue braccia a cingergli il collo mentre lo bacia, lento, senza alcun accenno di fretta. Quel bacio è rimasto casto per qualcosa come cinque secondi, per essere sinceri, ma Benedict si è preso il suo tempo: quasi subito ha cominciato a sfiorargli il labbro superiore con la punta della lingua ma in tocchi leggeri, sfuggenti e si è intrufolato nella sua bocca solo quando Claudia si è arreso e ha schiuso le labbra, lasciandogli la possibilità di farlo per quanto con una titubanza di fondo.
Una delle mani di Benedict è occupata a sfiorargli ancora la base del collo, i polpastrelli a giochicchiare con l’attaccatura dei capelli e con il piccolo codino con cui Claudia è solito legarli. Lo sente lasciare carezze leggere, lente e circolari, che in alcuni momenti gli fanno correre un brivido lungo la schiena. Ha chiuso gli occhi immediatamente, pensando che così avrebbe provato meno imbarazzo - o forse meno senso di colpa - e si è ritrovato a percepire con il doppio della chiarezza tutti i minuscoli stimoli che ogni movimento di Benedict comporta.
Hodgins fa forza sull’avambraccio e sulla mano su cui sta poggiando tutto il peso del suo corpo per evitare di farlo gravare sull’altro, e Benedict forse se ne è accorto perché non lo sta tirando verso il basso ma si limita a mantenere la posizione sotto di lui e a cingergli il collo. Mentirebbe se dicesse che quel bacio, ormai non più casto da un pezzo, non è piacevole: la lingua di Benedict si muove nella sua bocca con esperienza, diversa e maggiore di quella di Hodgins a dirla tutta, che può contare qualche relazione ma mai troppo duratura o comunque non particolarmente passionale. Benedict alterna baci più profondi ad altri lievi fatti più per provocarlo che per dargli tempo di pensare o di fare qualcosa di diverso dal lasciarsi sedurre, esattamente com’era nei piani del giovane; a tratti Claudia si sente mordicchiare il labbro, altri percepisce le labbra di Benedict lasciargli un bacio leggero agli angoli della bocca.
All’ennesima provocazione si tira leggermente su e si decide ad aprire gli occhi, osservandolo da vicino e cercando di dare una connotazione eloquente alla propria espressione. Forse ci riesce, perché Benedict di riflesso sorride divertito senza neanche provare a nascondere la cosa, anzi.
Vorrebbe dirgli qualcosa, ma non sa bene cosa.
«Mh? Arrabbiato?» quasi lo vezzeggia, Benedict, sapendo bene che ci sono diverse emozioni ad animare Hodgins in quel momento, ma che tra di esse non figura la rabbia nemmeno lontanamente. Il mezzo abbraccio in cui Benedict lo ha tenuto fino ad allora viene sciolto per la prima volta da quando hanno iniziato a baciarsi: le mani del più giovane gli sfiorano il collo, scendono sulle spalle, tracciano con calma tutto il percorso lungo le braccia quasi volesse saggiare attraverso il tatto e la stoffa ogni muscolo. Si soffermano sugli avambracci e fanno una lieve pressione verso un lato, in un implicito invito perché Claudia si posti da sopra di lui e si sistemi di fianco a lui.
Hodgins non può dire di non essere perplesso dalla cosa - considerando quanto Benedict ha insistito, dubita che sia tutta lì la sua intenzione - ma esegue, anche perché non può rimanere con tutto il proprio peso sulle braccia per sempre.
Al contrario di quanto pensa, tuttavia, non passano poi molto tempo distanti: non appena la sua schiena tocca il materasso, Benedict è già a cavalcioni sopra di lui, offrendo a Hodgins molta più vista di quanta ne abbia avuta fino a ora che ha potuto chiudere gli occhi con la scusa di un bacio fin troppo lungo.
Benedict lo guarda soddisfatto, quasi volesse dirgli solo con l’espressione che ora le posizioni sono finalmente quelle giuste, dopodiché le sue dita cominciano a vagare contro il petto di Claudia senza una meta precisa. Lo tocca quasi solo con i polpastrelli, tocchi infantili che sembrano volerlo stuzzicare anziché fare davvero qualcosa; lui rimane fermo, accontentandolo, limitandosi a guardarlo ma ha poco tempo di perdersi in pensieri vaghi. Benedict a un certo punto smette di limitarsi a sfiorarlo e le sue mani si impegnano nello sbottonargli la camicia, bottone dopo bottone, con una lentezza che Claudia è pronto a scommettere essere non solo calcolata ma una piccola vendetta. Quel ragazzo ha aspettato cinque giorni che lui acconsentisse a prestarsi a questa… cosa, di qualunque cosa si tratti, e ora gliela sta facendo pagare senza alcun dubbio.
Hodgins sospira quando, infine, la camicia è del tutto sbottonata; entrambe le mani di Benedict risalgono lungo i suoi addominali fino alle spalle, insinuandosi con naturalezza sotto la camicia all’altezza delle spalle per spogliarlo definitivamente dell’indumento. Claudia non pensa di potersi sottrarre ora, o forse questo è il male minore - si è spogliato innumerevoli volte di fronte ad altri uomini, non è proprio quello il problema anche se forse dovrebbe ricordare a se stesso che nemmeno la situazione è la stessa - e lo asseconda fino a quando la camicia non finisce abbandonata sul pavimento.
Benedict lo osserva e, forse inconsciamente, si lecca le labbra; Hodgins vorrebbe davvero fingere di non aver sentito un brivido e un accenno di impazienza da parte del proprio corpo, non importa quanto questo significhi mentire a se stesso. Al contrario di quanto si aspetta, però, Benedict non si china su di lui per riprendere a baciarlo. Al contrario rimane più o meno in quella stessa posizione e solo le sue mani scendono, fino a cominciare a sbottonargli i pantaloni; è in quel momento che qualcosa sembra far tornare Hodgins alla realtà e si accorge della piega che la situazione sta prendendo, quasi fino a ora non avesse davvero focalizzato del tutto la cosa. Le sue mani vanno a fermare quelle di Benedict, prendendolo per i polsi: non è una stretta particolarmente forte nemmeno stavolta, ma lascia intendere che devono interrompere, prendersi un attimo entrambi.
«Lasciami fare.» lo anticipa, Benedict, prima che Hodgins possa dire qualsiasi cosa; lui si morde l’interno della guancia, di nuovo, e ancora non lascia la presa.
«Posso sbottonarli da solo.» tenta, ricevendo in risposta un sospiro da parte dell’altro «Non sei proprio uno che sa leggere l’atmosfera, tu.» lo rimprovera, ma non sembra irritato com’era quando Claudia si è rifiutato la prima volta.
«No, ma— far fare tutto a te è...» non sa come articolare in modo elegante che sembra davvero come se lui non dovesse fare altro che godersi un servizio offerto, senza muovere nemmeno un dito. Lo mette profondamente a disagio che il sesso tra loro possa sembrare il sesso tra una prostituta e chi l’ha comprata, poco importa si renda conto che non possa trattarsi nemmeno del sesso tra due amanti che stanno insieme da anni o anche da pochi giorni. Non c’è il sentimento, e Hodgins non è così ipocrita da dire di aver fatto sempre e solo sesso quando c’era l’amore o di averlo fatto solo con chi credeva sarebbe rimasto al suo fianco per tutta la vita, eppure… qualcosa gli fa sembrare sbagliato il momento.
Benedict lo scruta, inarca un sopracciglio poco convinto, ma poi rilassa le spalle; allontana le mani e di riflesso Claudia allenta la presa sui suoi polsi.
«Va bene» pronuncia «spogliati da solo, allora.» concede.
Claudia non lo trova meno imbarazzante, ma è grato comunque. Sbottona i pantaloni, cerca di focalizzarsi sulle proprie mani piuttosto che sul corpo mezzo nudo ancora sopra di sé, e li tira giù anche se non del tutto; a quel punto però Benedict lo ferma a metà, poggiando in parte le mani sulle sue e accompagnando quel movimento, ma tirando giù anche l’ultimo indumento addosso a Hodgins, così da farlo rimanere nudo.
Il lato positivo è che, per fortuna, Benedict non si ferma lì a contemplarlo; l’aspetto negativo è che la mancanza di sguardi è dovuto al fatto che l’altro si chini immediatamente su di lui e, senza tanti preamboli, cominci a toccargli l’erezione facendolo sussultare appena per la sorpresa ma anche perché Hodgins mentirebbe se dicesse di non essere eccitato già da un po’. Le mani ora libere, non può fare a meno di portarle al viso e coprirlo, imbarazzato e con un pizzico di vergogna a farlo sentire di nuovo un ragazzino alla sua prima esperienza, quando tutto doveva essere improvvisato e si aveva molto più la certezza di aver sbagliato tutto che non di aver avuto un grande istinto a guidare i gesti.
Benedict non dice nulla, forse nemmeno lo sta guardando, concentrato nelle carezze e - poco dopo, come se tutto il resto non fosse già abbastanza - nel portare il viso tra le sue gambe fino a mordergli l’interno coscia. Hodgins si ritrova suo malgrado a farsi scappare un gemito di bocca, e quello sì, distrae abbastanza Benedict da fargli alzare gli occhi azzurri e incontrare quelli di Claudia, perché il pessimo tempismo è sempre stato il suo forte e questa volta non poteva certo essere diverso.
Se ne pente immediatamente quando scorge sul viso di Benedict il sorrisetto soddisfatto di chi è almeno in parte riuscito nel suo intento e ne è più che felice; ma quel contatto visivo non dura molto, visto che Benedict si abbassa di nuovo e stavolta Hodgins non si può proprio risparmiare di chiamarlo con una sorta di monito nella voce quando sente il respiro del più giovane contro la pelle della sua erezione.
Benedict alza lo sguardo e il viso, anche se di poco, un sopracciglio inarcato; Claudia non sa davvero come dirgli quello che ha in testa - si rende conto, in quanto uomo adulto, che quello è un atto sessuale di per sé e di star continuando a dondolare tra il lasciar fare Benedict e la pretesa che non faccia niente senza che sia lui a doverlo fermare e impedirglielo fisicamente. E’, in tutto e per tutto, non prendere una posizione aspettandosi che gli altri la prendano per lui.
«Lasciami fare.» pronuncia Benedict, più serio di quanto quella situazione dovrebbe richiedere; lo vede chinarsi ancora, il respiro gli solletica di nuovo la pelle sensibile facendolo rabbrividire. Percepisce con chiarezza che il suo corpo non se ne fa niente dei suoi dubbi morali e che anzi non sono altro se non un impedimento.
«Lasciamelo fare.» ripete Benedict in poco più di un sussurro, prima di prenderlo tra le labbra e cominciare a succhiare, così lentamente che presto a Hodgins comincia a sembrare una tortura più che del semplice sesso orale o un tentativo di seduzione, come lo ha definito l’altro.
Hodgins chiude gli occhi e a un certo punto, non sa nemmeno bene quando, si arrende. Forse è quando la sua mano si ritrova tra i capelli di Benedict o quando deve veramente veicolare tutta la sua concentrazione a imporsi di non tirare i ciuffi biondi; o forse è quando il suo bacino va incontro alla bocca di Benedict senza che lui possa razionalmente farci molto. Sente un piacere che non provava da tempo partire dal suo membro ed espandersi per tutto il corpo, come una macchia, e comincia a credere di dover allontanare il viso di Benedict per evitare l’irreparabile quando è l’altro ad allontanarsi. La sua bocca lo abbandona, lui si tira leggermente su facendo forza sulle cosce di Hodgins; lo guarda e sposta il peso sulle proprie ginocchia, privando entrambi i loro corpi di qualsiasi contatto.
Hodgins lascia andare un respiro che non si era reso conto di aver trattenuto, cercando di allontanare la sensazione di fastidiosa mancanza che il suo corpo ci tiene a fargli invece percepire. Non può concedersi nessun sollievo, però, Benedict non gliene dà il tempo quando porta due dita a sfiorargli il basso ventre prima, il petto poi, risalendo fino alle sue labbra.
«Apri la bocca.» non è un ordine, si intuisce dal tono, ma quasi un dargli le istruzioni per guidarlo; Hodgins indugia qualche secondo e schiude piano le labbra, ancora non del tutto deciso - pensava si stesse allontanando per un ripensamento o per vedere se quel poco era bastato a sedurlo (e onestamente, era già più che sufficiente…), invece Benedict intrufola due dita nella sua bocca e gli sfiora la lingua con i polpastrelli.
Hodgins è sicuro che in condizioni di totale lucidità non prenderebbe mai a succhiarle ma è, invece, proprio quello che fa con una naturalezza che non dovrebbe ancora esistere, nel loro rapporto. E per la prima volta vede, sul viso di Benedict, l’accenno di qualcosa che somiglia all’eccitazione.
«Sleale.» gli dice.
*
Benedict continua a muoversi, su e giù, a cavalcioni sopra di lui come se ritenesse impossibile di riuscire altrimenti a fare sesso con lui; sembra ancora convinto che lui possa essere in qualche modo ancora contrario alla cosa e onestamente Hodgins non capisce come un pensiero del genere sia possibile, considerato come la stanza si è riempita ormai dei loro respiri e dei loro gemiti, di come le sue mani a un certo punto si siano posate sulle cosce di Benedict e il suo bacino abbia cominciato a spingere, seguendo il suo stesso ritmo, verso di lui. Il corpo di Benedict è bollente, Hodgins lo sente con le mani e lo sente dentro, e il viso di Benedict non ha più niente di composto e il suo sorrisetto sghembo si è perso chissà dove, chissà quando.
Il sudore sulla sua pelle si intravede con la luce calda della stanza, ma quando Hodgins ha provato a farlo avvicinare con il volto Benedict ha rallentato i suoi movimenti e ha fatto una pressione vaga contro il suo corpo, quasi a imporgli tacitamente di rimanere giù.
Hodgins non riesce a essere un uomo di grandi ragionamenti ora come ora, ma può essere molto più testardo di quanto Benedict possa immaginare: così si muove con un colpo di reni e l’aiuto delle braccia, riuscendo a tirarsi su. Benedict si lascia scappare un «Aspet—» che lui ignora, portando una mano sulla sua schiena sia per sorreggerlo nel cambio di posizione sia per farlo tacere senza dirglielo espressamente.
La mano aperta sulla sua schiena, i corpi ora ancora più vicini, è impossibile non notare l’espressione imbronciata e contrariata assieme; arrivati a questo punto, onestamente, Hodgins non pensa di volerlo ancora lasciare libero di fare quello che vuole.
«Ti avevo detto di—» comincia, ma lo interrompe rubandogli un bacio in cui non trova grande resistenza; non è un contatto troppo prolungato, perché si scosta quanto serve a dirgli «Lo so che per te il sesso è un lavoro, ma non sono un cliente da far stare fermo mentre tu fai il resto.» taglia corto. E’ un mondo così lontano da lui che Hodgins ha persino difficoltà a chiamare le cose con il loro nome perché gli sembra una mancanza di rispetto di cui non vuole essere complice e forse Benedict si accorge di quell’imbarazzo ancora lì, perché nonostante abbia l’espressione di chi si è offeso per essere stato interrotto ha anche un principio di sorriso divertito che è forse la cosa più genuina vista in cinque giorni da Hodgins.
Non si dicono altro, Hodgins capisce di dover rimandare le chiacchiere a dopo quando Benedict gli cinge il collo con le braccia e si avvicina fino a baciarlo, nessun paziente passare da baci innocenti a più passionali, si ritrovano con la complicità degli amanti che non sono ancora, senza bisogno di chiedersi le cose.
Hodgins si spinge dentro di lui, conscio di essere più vicino all’orgasmo di quanto vorrebbe; tutto il peso di Benedict è su di lui ma non gli importa, sostiene entrambi mentre con le spinte affonda e lo sente stringersi intorno a lui - sospetta non solo per un istinto fisico -, la sua bocca che a tratti si allontana dalla propria e i gemiti si confondono tra loro perché sono così vicini da respirarsi a vicenda.
«Cla—» sta per pronunciare Benedict ma Hodgins interrompe quel nome prima che sia un suono intero, riappropriandosi delle sue labbra e della sua lingua, mordendola piano e sentendo un gemito di sorpresa formarsi nella gola del più giovane. Lo abbandona, per spingersi ancora una, due, tre volte fino a sentire l’orgasmo investire Benedict a sorpresa poco prima che Hodgins stesso lo raggiunga, sebbene lontano dalla romantica idea che l’amplesso possa avvenire sempre in contemporanea.
Benedict gli si avvinghia contro come se Hodgins fosse l’ultimo appiglio, gli respira contro la pelle umida del collo.
Hodgins affonda il viso nell’incavo della spalla altrui, inspira e gli piace l’odore che sente; vuole che diventi familiare, vuole che Benedict sappia di lui e del nome con cui non vorrebbe mai essere chiamato.
C’è tempo, si dice mentre lo stringe contro di sé, senza ancora allontanarlo.
Non c’è più una strada in cui Benedict debba tornare.
«E’ questa casa tua, adesso.» sussurra, nemmeno certo di essere sentito.