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Prompt: “Sometimes good things fall apart so better things can fall together. Every story has an end, but in life every end is just a new beginning.”
Missione: M1 (prepararsi per il viaggio)
Parole: 936
Warnings: //
Il sole stava ormai sparendo oltre la linea dell’orizzonte, dando l’impressione di stare per immergersi nell’acqua dell’oceano fino a farsi inglobare del tutto, così da lasciare il posto alla notte che cominciava a imbrunire il cielo. Il lieve oscillare della nave tra le piccole onde di uno specchio d’acqua quasi immobile sembrava cullare la maggior parte dell’equipaggio ancora impegnato a sistemare le cose per la cena e per la notte sotto coperta, dando a Dalyar il tempo di osservare in lontananza davanti a sé.
Le coste di Ivirenth si facevano sempre più lontane, ormai poco più di una linea sottile e appena visibile per un occhio normale - lui riusciva a focalizzarsi leggermente di più, aiutato dalle sue origini in parte draconiche e dall’amore per la sua isola che gliela rendeva cara e visibile anche a occhi chiusi. Il braccio poggiato sul bordo in legno della nave e seduto con le gambe lunghe molto vicine al petto, non si accorse affatto dei passi che si stavano avvicinando a lui; colse un’altra presenza solo quando un secondo corpo gli si sedette di fianco.
Liam non si era palesato sfiorandolo o annunciandosi, ma ormai dopo quanto condiviso durante il viaggio finora, Dalyar non considerava il suo spazio “suo” e basta, e Liam poteva invaderlo in qualsiasi momento. Magari questo non glielo avrebbe detto, però.
«Ti manca casa?» gli domandò l’altro a bruciapelo, spostando gli occhi verdi nella stessa direzione in cui Dalyar aveva tenuto lo sguardo fino a quel momento, quasi cercasse di inseguire l’oggetto del suo desiderio senza volergli chiedere niente in merito. Non che ce ne fosse bisogno, comunque, visto che anche Liam conosceva Ivirenth e sapeva perfettamente in quale direzione fosse a quel punto della loro traversata.
«Mh.» Dalyar non era di poche parole, eppure sentiva di non aver bisogno di parlare a lungo di quanto desiderasse tornare nella sua terra e alla propria vita tranquilla di prima, per una serie infinita di ragioni che in parte non potevano essere capite nemmeno se si aveva la forte volontà e il desiderio di comprenderle. Chi non era vissuto su un’isola sia per eredità della propria specie sia perché non poteva prendersi la libertà di provare a vivere in nessun altro posto non avrebbe potuto immaginare come fosse. Sapeva però che, in fondo, Liam cercava di essere gentile e di avere riguardi per lui a modo proprio e questo lo inteneriva.
«Beh non è che tu non possa tornarci mai più e non te ne stai lontano per fare dispetto alla tua famiglia.» gli fece notare, schietto, portando l’attenzione su di lui. Gli occhi verdi di Liam, a cui la luce sempre minore non rendeva affatto giustizia, avevano sempre l’abitudine di fissarsi dritti in quelli del suo interlocutore. Era una pena per chi, come Dalyar, non andava d’accordo con il contatto visivo prolungato a causa di un’immensa timidezza che impiegava fin troppo tempo a scemare.
«Lo so...»
«Se lo sapessi non la guarderesti così.» rimbrottò Liam, forse un po’ brusco a giudicare da come tentò quasi subito di utilizzare un tono più gentile «Ma stai facendo la cosa giusta. Ti stai prendendo la responsabilità del futuro di tutta la tua famiglia, di tre regni interi per la verità. Stiamo andando a farci prendere a calci in culo per il bene superiore, come lo chiamano quelli che vogliono farla sembrare una bella storia.»
Era più forte di lui: Liam non riusciva ad addolcire le cose che dolci non erano, nemmeno per essere conciliante con gli altri; Dalyar ammirava quel tratto del compagno, che lui non avrebbe avuto mai, e si ritrovò a ridacchiare.
«Dici che siamo un po’ degli eroi?»
«Direi degli sfigati, ci hanno scelto perché siamo sacrificabili.» sentenziò, seccato; si chiuse qualche istante nel silenzio, forse per cercare di ricordare a se stesso che quello doveva essere un discorso motivazionale «Ma sì, se la guardiamo con il tuo inguaribile ottimismo, siamo lontani da casa a rischiare la vita perché se avremo successo daremo un’opzione migliore a tutti. Anche a chi non se lo merita, ma pure a chi invece se lo merita, a quelli per cui vorremmo un mondo perfetto. Tu hai la tua famiglia, io ho mio fratello. Nithae, beh, qualcuno ce l’avrà.» tagliò corto con un’alzata di spalle.
Dalyar lanciò un ulteriore sguardo alla sua terra natia e sospirò, voltandosi poi verso Liam, la testa poggiata sul proprio braccio.
Sentendosi osservato, Liam lo guardò di rimando: «Che c’è?»
«Casa e la vita di prima mi mancheranno sempre lo stesso.»
«Perché vivevi in un paradiso, ma ammetti che era un po’ falso. Non sei tu quello che ha detto di aver sognato un sacco, da bambino, di poter vivere felice anche fuori dall’isola con tutta la famiglia?»
Dalyar annuì, sentendosi ancora in imbarazzo; glielo aveva rivelato in una notte insonne, senza quasi pensarci.
Dal nulla, Liam gli diede una pacca sulla schiena - non era fortissima, ma era significativa da uno che non elargiva il contatto fisico tanto per fare.
«Bene. Allora lasciati alle spalle la tua isola e punta a prenderti tutto il mondo. Non può andare peggio di come ti è andata, può solo migliorare.»
«A meno che un altro mostro del deserto non decida di ucciderci sul serio, stavolta...» mormorò, un po’ pensandoci sul serio e un po’ per smorzare la solennità del tutto - sapeva che Liam non sapeva farlo, e quindi gli andava incontro, bilanciando dove poteva.
«Giuro sugli dèi che se succede di nuovo vi lascio e me ne vado a salvarmi la pelle da solo.» sentenziò dopo un lungo, lunghissimo silenzio l’eletto di Atia.
Dalyar scoppiò a ridere.