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Prompt: Acqua
Missione: M5
Parole: 3677






«Padron Yuan, i preparativi per il festival sono stati ultimati.»
La voce di Lien lo raggiunge pacata così come ha imparato a conoscerla e riconoscerla negli anni, servitrice fedele da abbastanza anni da aver conosciuto la donna che, prima di lui, ricopriva il ruolo di “Yuan”. Sono in pochi a sapere, al di fuori della famiglia, che il nome “Yuan” è un appellativo al pari di qualunque nome di una qualsiasi carica riconosciuta da qualche parte nel mondo. Più antica di tutte le altre, di sicuro, ma nulla di fondamentalmente diverso. Tutti credono sia un nome di persona, e da quanto i documenti dei suoi predecessori testimoniano, hanno sempre lasciato che potessero crederlo.
Si volta a guardarla, con un cenno della mano per dare un primo segno di aver sentito: «Ti ringrazio.» replica «Ho ancora tempo per unirmi agli altri, giusto?»
«Certamente. La vostra presenza è richiesta in fase di cerimonia, ma come ogni anno siete libero di girare come e dove più vi aggrada.» assicura. Lien è la persona che ha sempre trovato più simile a sé: molte volte lo hanno etichettato come imperscrutabile e anche lei, sebbene per motivi diversi suppone, lo è anche per lui. Non la trova una cosa spiacevole, però.
«Allora aspetterò di dare il benvenuto al mio ospite di persona, dopodiché ci uniremo entrambi al festival.» assicura, scostando un poco parte della propria veste da cerimonia. Un tempo la vestizione era molto più complessa, e pensare di effettuarla già a inizio festival era assurdo ma necessario; le tradizioni sono sempre state piuttosto radicate nel suo Paese, e di riflesso anche sulla sua famiglia, tuttavia dalla precedente Yuan un lieve ammorbidirsi ha reso possibile per lui poter scegliere e anche rendere l’abito da cerimonia del capofamiglia molto più vivibile di quanto non fosse in passato.
Lien annuisce e si congeda, raccomandandosi di chiamarla se necessario. Una volta rimasto solo, può dedicarsi di nuovo a spostare lo sguardo davanti a sé, proprio dov’era prima dell’arrivo di lei: un laghetto di discrete dimensioni e profondità è l’attrazione principale di quella parte del giardino della tenuta. Yuan ricorda di aver passato buona parte della sua vita a guardarlo: quando era piccolo e il suo addestramento era appena agli inizi, la precedente Yuan non faceva che dirgli quanto non la stupisse che lui fosse stato scelto per essere il suo successore.
L’acqua ti percepisce, gli diceva di continuo, e per questo ti ha scelto anche se sei così giovane.
Pensava che lei fosse esagerata e che l’acqua non potesse sentirlo affatto, né decidere se fosse o meno in grado di prendere il posto della donna che per lui aveva finito con l’essere madre, sorella e amica. Tuttavia crescendo è stato lui a percepire l’acqua come qualcosa di familiare, una parte di sé divenuta a lungo andare imprescindibile. Nonostante per tutti i Signori sia stato così, Yuan trova difficile spiegarlo anche a loro, forse perché i loro elementi sono tutti diversi e a volte del tutto opposti.
A proposito di opposti, il suo ospite sta impiegando un tempo insospettabilmente lungo per raggiungerlo--
«Cazzo!»
E’ l’unica parola che sente prima di vedere - ma ancor prima, a essere sincero, registra il suono - un corpo finire di peso in mezzo al lago, con tanto di scroscio d’acqua e schizzi a raggiungerlo. Gli risulta impossibile non guardare stupito lo specchio d’acqua, ma ancora più impossibile è non ridere quando la testa e mezzo busto di Maxwell finiscono col fare capolino dalla superficie.
«Non c’è proprio niente da ridere!»
«Ti avevo avvisato che i mezzi di viaggio mio e del Signore dell’Aria sono più soggetti a effetti collaterali...»
«Questo perché anziché avere delle semplici porte che vi colleghino avete questa mania dell’associazione col vostro elemento!»
«Potevo essere sul picco di una montagna. Non sarebbe stato più doloroso?» lo prende bonariamente in giro mentre si alza e fa pochi passi per poter allungare una mano, offrendola come aiuto. Maxwell si è alzato in piedi ed è a pochi passi da lui, ma nonostante tutto fissa la sua mano per un paio di secondi a dir tanto prima di piantare un piede sulla terra ferma e issarsi, da solo, rifiutando l’aiuto. E’ il tipo di testardaggine che offenderebbe alcuni, ma Yuan riesce solo a farsi scappare uno sbuffo divertito.

Lascia che si muova come preferisce, senza imporgli il suo aiuto, prendendosi invece il tempo di osservarlo. Dal primo incontro, ormai quasi un anno fa, nei limiti del possibile Yuan ha cercato di avere più scuse possibili per incontrare quel ragazzo. Maxwell è tantissime cose che lui non è e non riesce ad essere, alcune dovute alle loro nature opposte e altre a una differenza di età che li divide praticamente in due diverse generazioni. Ma anche nell’aspetto non hanno granché a che vedere l’uno con l’altro, a cominciare dai venti centimetri che li dividono - Yuan è assolutamente convinto che la loro differenza di altezza sia uno degli aspetti più adorabili di Maxwell, anche se non ha ancora osato farglielo presente -, passando per i capelli biondi così diversi da quelli neri di Yuan, continuando per il colore degli occhi, e della pelle, e poi sì, finendo anche con i loro poteri e ciò che essi rappresentano.
«Non vuoi cambiarti?» prova a proporgli mentre lo vede strizzare alla meno peggio il bordo della maglietta; Maxwell lo guarda di sottecchi, quasi si aspettasse una qualche trappola in base alla propria risposta.
A Yuan è stato abbastanza chiaro fin da subito che Maxwell fosse un tipo la cui fiducia va guadagnata con il tempo; il che rende effettivamente ancora più difficile la sua posizione. In fin troppi sensi.
«Hai vestiti della mia taglia? Wow, sei organizzato.» commenta con una punta di sarcasmo e di arroganza che non gli sta male addosso, a essere sinceri. Yuan tace per qualche attimo, prima di allungare una mano col solo scopo di sfiorargli un braccio con le dita, con il preciso intento di farlo rabbrividire: «Magari farti cadere nel lago di casa mia era calcolato, non hai pensato che potrei avere un secondo fine?» lo interroga con una naturalezz invidiabile - quella che Maxwell, a giudicare dalla sua reazione imbarazzata, non ha o non si aspettava da lui.
Yuan non riesce a trattenersi e sbuffa un’altra risata leggera, prima di allontanare la mano da lui e ritornare a una vicinanza che mantiene una base formale.
«In verità, qui abitano così tante persone che è impossibile non ci sia qualcuno con abiti della tua taglia.» rivela «In più la venuta di un altro Signore durante il festival autunnale è una cosa rara, e un motivo di agitazione, qui. Perciò hanno preparato una veste cerimoniale anche per te, nel caso volessi unirti a noi nei festeggiamenti.»
Maxwell lo guarda per una manciata di secondi, un’ombra di imbarazzo ancora, per poi sbuffare «Intanto mi tolgo questa roba fradicia di dosso.» borbotta.
«Lien, porta il nostro ospite a cambiarsi, per favore.»
Lien, che si è avvicinata senza che Maxwell la sentisse o notasse, fa un lieve inchino con la testa, prima di far cenno al giovane di seguirla.


Quando Maxwell torna, con addosso abiti asciutti che gli calzano a pennello - ma nn la veste per il festival -, non è difficile percepirlo ancora prima di vederlo. Se chiude gli occhi Yuan avverte la presenza dell’altro come una stella incandescente in un buio altrimenti totale.
Perciò quando Maxwell gli si siede accanto, non c’è reale sorpresa.
«Questo posto è sempre così silenzioso?» domanda, puntando lo sguardo sul lago.
«Quando nessuno ci cade dentro...»
«Sta’ zitto.»
«In generale, comunque, sì. Siamo una famiglia silenziosa.» commenta, portando a sua volta lo sguardo sull’acqua. Come la tradizione del loro festival vuole, la luna piena si staglia in un cielo pulito e si riflette interamente sulle acque del lago.
«Me ne sono accorto. La ragazza di prima è apparsa dal nulla, tipo.»
«Lien è una delle più anziane, qui.»
«... Sai vero che non avrà più di trent’anni?» gli fa eco Maxwell, la perplessità nella voce.
«Direi di sì, visto che siamo coetanei. Ma dalla Signora dell’Acqua in carica prima di me molti occupanti di diverse mansioni di questa casa sono cambiati con il passaggio di testimone. Alcuni l’hanno servita per più di cinquant’anni, quindi era inevitabile. Così sono rimasti davvero pochi della vecchia leva.» spiega, sistemandosi meglio nella propria posizione. Maxwell gli sembra interessato anche se un po’0 confuso - la cosa non lo sorprende, però. Di tutti i sette Signori, l’unico ad aver sempre vissuto il proprio dono in una sorta di “comunità” è stato quello dell’Acqua. Non è raro che gli altri fatichino a concepire il loro sistema, Yuan lo sa. In verità è persino raro che gli facciano domande.
«Comunque» riprende «tendiamo tutti a rispecchiare l’elemento, o così dicono. Non è del tutto esatto, ma è difficile correggere questo concetto.» ammette con un mezzo sorriso.
«Ora comincerai a dirmi che siete calmi solo in superficie?»
«In effetti» conferma, aprendosi in una risata sommessa «ma non biasimo chi non ci crede. So che immaginarmi arrabbiato è difficile.»
«Diciamo pure inquietante.» lo corregge Maxwell fissandolo apertamente, stavolta «Voglio dire, un conto è far esplodere me
«Il che sospetto avvenga spesso.»
«Se lo meritano quasi sempre.» puntualizza «Comunque. Un conto è quello, te lo aspetti, no? Ma veder esplodere te? No, grazie.» decreta, quasi la sua parola avesse potere decisionale e definitivo.
Yuan lo guarda e gli viene spontaneo allungare una mano; arriva a pochi centimetri dal suo corpo ma, stavolta, non lo sfiora nemmeno. Devia, anzi, verso il lago quasi a indicargli qualcosa sebbene a conti fatti non ci sia granché di diverso da poco prima.
«Voglio farti vedere una cosa.» gli dice, ottenendo in un istante tutta l’attenzione di Maxwell. A essere sincero non ha quasi mai manipolato l’acqua per un tornaconto personale così frivolo, se non per i festival, ma questo decide di tenerlo per sé.
Non ha mai dovuto pensare per piegare l’acqua al suo volere - in verità la prima cosa che gli hanno insegnato è proprio che una forza della natura non si piega al volere di nessuno. Ogni Signore dell’Acqua ha imparato seguendo gli stessi principi dalla prima generazione a oggi: “senti l’acqua fino a quando non sarai più in grado di distinguerla dal tuo corpo”.
Così per lui è facile traslare l’immagine nella sua mente, è come se bastasse soltanto allungare le mani e plasmare qualcosa di invisibile a chiunque altro. Mentre l’acqua del lago si alza e vortica a mezz’aria, formando piccole gocce che rimangono lì sospese, Yuan sente Maxwell trattenere il respiro accanto a lui, gli occhi verdi spalancati in una sorpresa genuina e fissi sullo spettacolo a cui Yuan sta dando vita. Muove una mano, e le gocce si uniscono - non tutte, ma la maggior parte - formando una lingua d’acqua dapprima informe che man mano assume le fattezze di un drago, sebbene non di dimensioni reali; è un gioco d’immagini che la Yuan prima di lui faceva quando non riusciva nei compiti e pensava che l’Acqua non lo avesse scelto affatto.
Un giorno saprai farlo anche tu, gli diceva sicura delle proprie parole, anche se sarà di una forma diversa. Nessun Signore dell’Acqua lo rappresenta in modo identico a un altro.
Un lieve movimento delle dita e il drago d’acqua si avvicina, esattamente come farebbe un qualsiasi animale domestico al richiamo del proprio padrone. Lo ferma, però, a un paio di metri di distanza da loro; si volta a incontrare lo sguardo confuso di Maxwell e gli rivolge un sorriso: «Quanto sei a tuo agio con l’acqua?»
«E’ una battuta su come sono arrivato? Perché se lo è--»
«No.» lo interrompe con uno sbuffo divertito che, di riflesso, fa vibrare leggermente il drago d’acqua «ma sei il Signore del Fuoco, non so quanto la tua natura ti faccia sentire a disagio con la mia.» ammette. A essere onesto i suoi contatti con il predecessore di Maxwell sono stati pochi e limitati agli incontri ufficiali con tutti gli altri. Non si è mai chiesto quanto interagire con il suo potere fosse difficile per lui.
«...non serve che ti preoccupi di cose del genere. Potrai non essere il mio elemento preferito, ma se non cerchi di affogarmi possiamo coesistere.» commenta, quasi esasperato dal doverlo spiegare. Yuan non chiede altro, limitandosi a muovere di nuovo le dita come un marionettista che conosce il suo spettacolo a memoria e non ha nemmeno bisogno di guardare come si muovano i fili attaccati alle sue dita. Così il drago d’acqua si sposta, circonda Maxwell e lo tira su come se non pesasse affatto.
«Che--?!» esclama lui d’istinto, e in un primo momento si dimena, fermandosi quando il drago - e quindi lui - si blocca proprio sulla superficie dell’acqua.
«Giuro che se mi fai cadere di nuovo in acqua rado al suolo tutta casa tua.» minaccia Maxwell, sia a voce che con l’occhiataccia che gli rivolge. Yuan ridacchia, ma non gli anticipa nulla sulle proprie intenzioni: muove appena il polso e il drago d’acqua, pur senza far cadere Maxwell, gli si avviluppa intorno fino a quando non forma una vera e propria bolla di acqua; Yuan non attende oltre e la lascia affondare nel lago, sebbene lentamente e per evitare che Maxwell creda nel suo star cercando di ucciderlo. Si alza, poi, e con tutta calma raggiunge il lago anche lui: immerge un piede, poi l’altro, poi cammina lasciando che l’acqua lo copra sempre di più fin sopra la testa. Per lui tenere gli occhi aperti o respirare sott’acqua non è mai stato un problema - così come Maxwell non rischia di bruciarsi con il fuoco o il Signore dell’Aria non fatica a respirare nemmeno in alta quota, e così via - dunque trovare Maxwell e parlargli laggiù è facile come farlo in superficie.
«Come ti sembra?» gli domanda, osservandolo mentre si guarda intorno. Non sembra convinto dal posto, ma nemmeno troppo stupito. Yuan non ha mai volutamente mostrato il fondo di un lago a qualcuno perché in un certo senso è un po’ come mostrare la parte più intima di sé, e sono in poche le persone che di primo impatto vogliono ricordare agli altri quanto oscuro e tetro un fondale - e un individuo - possa essere.
«Scuro, per quello che riesco a vedere.» gli conferma Maxwell, incerto, con tanto di sopracciglio alzato «Ma non penso fosse questo che volevi mostrarmi…?»
«Anche, in realtà.» ammette, stringendosi nelle spalle «Forse questo è il lato inquietante di cui parlavi. Però, a dire il vero,» continua, alzando lo sguardo verso l’alto «volevo mostrarti anche il lato bello.» afferma, indicando la superficie e spiando in direzione di Maxwell, per vedere se in effetti sta guardando su anche lui.
E’ uno spettacolo che ha visto mille volte, quello della luce lunare che si riflette sul lago o sul mare: l’ha vista dalla terraferma ma anche innumerevoli volte stando sott’acqua, circondato dal proprio elemento ma anche dal buio. Si perde per un attimo così, non dimentico di Maxwell ma nemmeno nell’urgenza di dovergli prestare la propria attenzione, abbastanza certo - anche senza guardarlo - che l’altro sia distratto quanto basta al momento da non prendersela se i suoi occhi sono altrove e non su di lui. La luce lunare è molto diversa da quella del sole, specie nel modo in cui si infrange oltre la superficie e si tuffa andando sempre più in fondo, fino al punto in cui non è abbastanza per illuminare un fondale. A Yuan piace più quella, e in generale il paesaggio notturno di quello diurno, così come ha imparato ad apprezzare il mare più in inverno che in estate.
Sposta lo sguardo su Maxwell, per controllare che non sia a disagio ancora lì immerso, e lo trova con le labbra dischiuse e la sorpresa sul viso, gli occhi verdi che sembrano ancora più chiari grazie alla luce filtrata dall’acqua. Vederlo così, circondato dal proprio elemento, lo porta a incurvare le labbra in un sorriso dolce senza averne nemmeno totale coscienza; è quando Maxwell si volta verso di lui, forse per dirgli qualcosa, che lo vede rimanere ancora più stupito da qualcosa che vede e che può essere solo sul suo viso. Nonostante l’essere stato colto in flagrante nel guardarlo, Yuan non distoglie lo sguardo ma rimane invece fermo lì, con gli occhi su di lui.
Quando Max non sembra decidersi a domandare, è lui a incalzarlo: «Cosa c’è?»
«No, è che» comincia lui, tornando a guardare su, anche se è abbastanza ovvio lo stia facendo per convincersi a focalizzarsi su altro «...non avevo mai guardato la luna stando sott’acqua.» ammette, e sebbene Yuan sia sicuro che non fosse quello che voleva dire decide di non chiedere nulla e di non metterlo in difficoltà.
«Non fatico a crederci.» assicura «Non è il tipo di cosa che si fa. Ma è il modo più semplice di spiegarti come sono fatti i Signori dell’Acqua.» ammette e nota come lo sguardo di Maxwell si faccia più serio. E’ anche per questo che Yuan non riesce a stupirsi della domanda che arriva di lì a poco, così come del fatto che Maxwell sembri tormentarsi la base del collo grattando appena a più riprese, in quello che è di certo un tic nervoso.
«Buio, ma da cui si vede bene la luna?» chiede, e in parte Yuan capisce che stia tentando di sdrammatizzare, pur andandoci con i piedi di piombo per cercare anche di avere più tatto possibile. Apprezzabile e, anzi, gli fa quasi tenerezza. Muove di nuovo le dita, poi una lieve torsione del polso e la sfera d’acqua all’interno della quale si trova Maxwell comincia a risalire, sempre più su fino a infrangere la superficie del lago e tirarlo fuori. Yuan riemerge a propria volta, ancora del tutto asciutto come se non si fosse mai infilato nel lago, e cammina portando lui stesso la sfera d’acqua fino alla riva. Solo allora libera Maxwell - la sfera muta lentamente in una lingua d’acqua che alla fine si ricongiunge al lago, tornando dov’era in precedenza. Per tutto il tempo Maxwell non ha mai distolto gli occhi verdi dalla sua figura, Yuan lo ha notato. E quando è di nuovo con i piedi per terra, quasi questo gli desse nuova forza, non aspetta oltre per parlare di nuovo.
«Ho detto qualcosa--»
«Noi Signori dell’Acqua cresciamo per rispecchiare il nostro elemento. In generale veniamo scelti dal nostro predecessore perché già incarniamo diverse qualità di un certo tipo, quindi il modo in cui cambiamo negli anni non è così radicale.» comincia a spiegargli «Tutti gli altri ti diranno che siamo i più incomprensibili. Noi, e il signore dell’Oscurità, e non hanno torto. Siamo insondabili, nascondiamo molto più di quanto puoi vedere. Questo è il tipo di persone che siamo di solito, non enigmatici come Edmund» cerca di non ridere quando vede Maxwell alzare gli occhi al cielo per un istante, a quel nome «ma non “trasparenti” come pensano tanti. D’altra parte l’acqua non è mai davvero trasparente: finisce sempre con l’assumere il colore di quello che c’è in fondo e a volte, come nel caso di un lago o del mare aperto, vedere oltre un certo punto è impossibile.» conclude.
Non sa se Maxwell stia capendo il suo monito, o se sia nonostante tutto un discorso troppo complesso; da parte sua, per lui è una scommessa: vorrebbe davvero che l’altro riuscisse a capire.
«Ammetto di non averci capito molto. Voglio dire, ho capito cosa hai detto ma è così distante dal sottoscritto che dire di avere tutto chiaro sarebbe pure una cazzata.» ammette con estrema sincerità, quella genuina che gli ha attribuito dal primo momento e che riesce quindi a farlo sorridere sebbene la premessa non sia delle migliori in un certo senso.
«Ma la cosa certa è che non puoi essere peggio di Edmund e quindi qualsiasi cosa più decente di lui è accettabile.»
Yuan non riesce davvero a trattenere la risata e se la lascia sfuggire, dunque; stavolta l’acqua non tremola, ma quel ridacchiare leggero lo porta a rilassarsi e ad allungare una mano verso il volto dell’altro. Si concede di sfiorargli una guancia, stavolta, e anche se nota come questo comporti una punta di imbarazzo in Maxwell decide di osare un po’ di più. Maxwell rimane in silenzio, e per qualche istante Yuan è sicuro che trattenga anche il respiro, nonostante cerchi di sembrare più naturale possibile - non proprio la cosa che gli riesce meglio, ma eviterà di farglielo notare.
«Provo a renderlo più semplice, allora.» concede Yuan, chinandosi un poco su di lui, facendolo lentamente perché Maxwell possa capire cosa sta succedendo e abbia tutto il tempo di allontanarsi e rifiutarlo, se lo vuole. Ma quando l’altro non lo fa si sente legittimato a portare il movimento fino in fondo e baciarlo. Un contatto labbra su labbra, dal quale si ritrae dopo pochi istanti appena.
«Volevo dire che non sono solo il ventinovenne cinese sempre placido che ti sono sembrato quando hai cercato di dare fuoco a Edmund.»
«...Ci hai fatto una doccia per fermarci. Non ho mai pensato che fossi calmo.»
«Era per puntualizzare.» fa presente, perché ha notato l’imbarazzo farsi di nuovo strada sul viso del più giovane «Quindi, se la cosa ti sta bene, vorrei chiederti un appuntamento per stasera, al festival.» aggiunge, e potrà sembrare che a lui non costi il minimo sforzo fare un invito così esplicito, ma non è affatto così.
Solo che non si stupirà se Maxwell penserà esattamente quello - se lo aspetta eccome, anzi, quando lo vede mettere su un mezzo broncio e guardare nella direzione dalla quale i primi suoni di una musica tradizionale li raggiungono.
«Tutti quelli dell’Acqua sono così sfacciati?»
«Non posso dire per tutti quelli dei secoli scorsi, ma so che la donna prima di me lo era molto. Il che penso sia un bene.»
«Ah sì?»
«Sì, perché dubito mi avresti baciato prima di altri dieci incontri.»
In lontananza anche le luci delle lanterne cominciano a popolare le strade.
Il festival autunnale del clan dell’Acqua è iniziato.

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Prompt: litigare e fare pace
Missione: M2
Parole: 1600






I Signori devono essere superiori: noi del Fuoco abbiamo la nomea di essere inclini alla rabbia, sempre, gli diceva il suo predecessore mentre lo istruiva a prendere il suo posto; Maximilian non ha mai capito come potesse considerarla una diceria e non una semplice constatazione. Lui è sempre stato l’esempio vivente di come il Fuoco ce lo avesse sempre avuto dentro, e non solo come affinità al potere che ha poi ereditato.
Ma trattieni la rabbia, cerca di contenere il fuoco. Poi quando non se lo aspettano: fallo esplodere.
«Piacere, Edmund Gascoyne, sono il Signore del Tempo» si identifica quel tipo dall’aria indecifrabile, cosa che già glielo rende indigesto; così, subito. «Tu sei il nuovo Signore del Fuoco, giusto?» lo incalza, un sorriso troppo cordiale per essere sincero. Ma nonostante non ci creda granché, a tutta questa storia di presentarsi agli altri suoi pari, decide almeno di provarci: allunga una mano, andando incontro alla sua e stringendola, fissandolo da sotto in su - almeno non c’è così tanta differenza di altezza, gli sarebbe risultato insopportabile - prima di presentarsi.
«Maxwell King.»
«Oh, mai passato da Londra a salutare la Regina?»
C’è un momento di gelo che Max percepisce anche se non è il suo elemento affine e nonostante non esista un Signore del Ghiaccio; gli altri presenti, da quanto può vedere, si dividono tra l’indifferenza, la rassegnazione e un sottile divertimento.
L’unica esplosione che desidera dal profondo del cuore in questo momento è quella dello stronzo davanti a lui. Spera di spaccargliela, quella mano.
«Simpatico.» sputa fuori «Tu quante ne hai passate, di regine?»
«Se intendi conosciute, almeno due.» asserisce Edmund con tutta tranquillità e il sorriso al suo posto, per quanto abbia ormai ritratto la mano (purtroppo) «Se invece il tuo linguaggio giovanile intende cose sconvenienti la risposta è nessuna.»
«Che sch--»
«Ma non pensavo fossi interessato. Purtroppo a me quelli troppo giovani non piacciono.»
Lo.
Vuole.
Morto.

«Mi stai sul cazzo.» sbotta, nella mano una fiamma che prende forma senza il minimo sforzo - è più facile che respirare, più semplice di aprire gli occhi la mattina e riconoscere di essere nella propria stanza «Magari non invecchi ma puoi morire bruciato lo stesso.»
Edmund ride come un nonnetto riderebbe del nipotino che fa stronzate. Improvvisamente l’idea di lasciar perdere il fuoco e strozzarlo a mani nude non sembra male: «E’ un sentimento condiviso da molti, ti assicuro.» assicura «Ti hanno mai detto che noi Signori del Tempo non ci interessiamo molto agli altri?» osserva casualmente, ma Max non è stupido e capisce alla perfezione cosa voglia dire.
Del tuo apprezzamento o del tuo disprezzo non me ne faccio niente, perché ai miei occhi non conti nulla.
E’ sufficiente per lasciare spazio alla rabbia, no?
«E soprattutto, in genere la successione vi allontana con molta più frequenza di quanto faccia con noi. A volte non è molto utile nemmeno imparare i nomi, ma tendo a ricordarli comunque: vecchie abitudini.» conclude Edmund con una lieve alzata di spalle, come se non avesse appena affermato che il predecessore di Max forse è già stato dimenticato perché tanto doveva morire, prima o poi.
Sì. Decisamente ha sopportato stronzate abbastanza a lungo.

Carica il pugno, fregandosene se ci sia o meno la fiamma ad avvolgerlo, e punta alla sua faccia da cazzo; un istante dopo una cascata d’acqua li coglie entrambi in pieno, caduta dal soffitto come se fosse la cosa più normale del mondo.

«Che cazzo è stato?!»

«Ah, Yuan questo non è stato carino.»

«Chiedo scusa.» un uomo parecchio più alto sia di lui che di Edmund attira la sua attenzione, in un angolo; ha un’espressione insondabile che fa sembrare il Signore del Tempo un libro aperto, a confronto. La sua mano è ancora leggermente protesa verso di loro, non ci vuole un genio a capire che sia stata opera sua. Ricambia lo sguardo di Max senza alcuna remora, un mezzo sorriso cortese a incurvargli le labbra.

«Preferiamo non mandare a fuoco la stanza, se possiamo evitarlo.» assicura, senza la derisione nel tono che invece sembra appartenere a Edmund, ma - al momento - per Max suona ugualmente irritante.
«’fanculo tutti quanti.» sbotta, girando i tacchi e uscendo dalla stanza come una furia.


La Signora della Terra è stata una delle poche anime ad avvicinarlo, proponendogli di rientrare o consigliandogli di non badare troppo a Edmund e al suo essere provocatorio, assicurando che non lo fa con cattiveria, che una volta conosciuto è una brava persona tanto quanto chiunque si possa incontrare in qualsiasi altro luogo e situazione.
Senza offesa per la Signora, ma Max non vede come sia possibile considerarlo tale. Così, per evitare di esplodere sul serio, ha deciso di essere saggio e restarsene fuori dove l’aria gli permette di non sentirsi in trappola tra qualche muro - una cosa a cui non è abituato, cresciuto in una cittadina di periferia e vicina al verde - e soprattutto dove non ha ragioni per innervosirsi e perdere il controllo. E’ lì giusto a chiedersi quanto potrà sopportare un incontro periodico come quello per i prossimi cinquant’anni, salvo il Creatore decida di portarsi un piromane tra gli angeli prima del previsto, quando senza che l’abbia minimamente percepita una figura prende posto lì sul muretto, di fianco a lui.
Gli basta inquadrarlo con la coda dell’occhio per riconoscere Yuan. L’uomo gli sorride ma rimane in silenzio, almeno all’inizio. In ogni caso a Max il silenzio di circostanza è sempre stato stretto addosso.
«Che c’è.»
«Volevo scusarmi di nuovo.» replica con pacatezza, allungando una mano fino a portarla ai capelli di Max. Il contatto è inaspettato e d’istinto si ritrae, guardandolo scettico.
«Tocchi tutti quelli che hai appena conosciuto?»
«E’ il tipo di domanda che, se fossi in te e volessi evitare risposte fastidiose, non farei a Edmund.» gli fa notare, di certo con più tatto del londinese ma ugualmente imbarazzante; sta per sbraitargli contro che gli hanno tutti rotto i coglioni, quando Yuan ritrae la mano e torna a occupare solo il suo spazio personale - è la prima volta che Max vede qualcuno farlo in maniera così naturale e, al tempo stesso, totale. Yuan occupa precisamente la sua dimensione, non un centimetro in meno non uno in più. C’è un equilibrio incredibile in questo. Max non sa come una persona possa raggiungerlo, onestamente, e forse questo lo smorza un minimo.
«A ogni modo io ti dico solo che no, non lo faccio. Volevo solo assicurarmi ti fossi asciugato per bene. Per fortuna qui l’aria è calda, in questa stagione.» osserva Yuan, alzando lo sguardo verso il cielo sereno. Essersi incontrati tutti in Italia ha un lato positivo, almeno - di certo non il jet lag.
«Volevo scusarmi di nuovo.» riprende Yuan «Anche se animato da buone intenzioni, avrei potuto gestire la situazione diversamente. Ma il tuo predecessore era un uomo paziente che a volte cozzava un po’ con il pregiudizio nei confronti degli sfiorati dal Fuoco.»
«Sfiorati da cosa?»
«Ah» sembra ripensarci, e lascia scappare tra le labbra uno sbuffo divertito «il modo in cui noi dell’Acqua parliamo dei vecchi Signori, ma anche di quelli nuovi a volte. Gli sfiorati. E’ un concetto della famiglia, se ti interessa un giorno te lo spiego.» si offre, come se fossero amici di vecchia data. Max non sa se la cosa lo infastidisca o se sia tutto sommato accettabile - non è nemmeno sicuro, si può dire abbia litigato anche con Yuan o solo con Edmund? Yuan da che parte sta, poi?
«Edmund è una persona particolare.» afferma Yuan, distraendolo.
«Vorrai dire uno stronzo speciale.»
«Mh, diciamo che è diverso da chiunque altro tu abbia mai conosciuto.» prova a mediare l’altro con diplomazia «Tieni.» aggiunge, allungano una mano chiusa a pugno. Perplesso, Max allunga la propria tenendola aperta e con il palmo verso l’alto; un istante dopo, Yuan ci lascia scivolare sopra un anello che Max riconosce quasi subito: glielo ha mostrato il suo predecessore una volta, dicendogli al momento della successione che al momento giusto sarebbe tornato da lui.
«Lo avevi tu?»
«No» replica Yuan scuotendo la testa «lo aveva Edmund. Il tuo predecessore glielo ha dato poco prima della successione, chiedendogli la cortesia di custodirlo e di dartelo quando avessi dimostrato di essere pronto.»
«Pronto per--»
«Più che pronto» li interrompe la voce di Edmund, che Max riscopre non troppo distante ma abbastanza da evitare attacchi e incazzature improvvise ad abbattersi su di lui «adatto. Ma onestamente non credo ci sia bisogno che io lo tenga oltre: sei tutto ciò che un Signore del Fuoco dovrebbe essere.»
«Seh» sbotta, alzando gli occhi al cielo «ora starai lì a dire cazzate come “fumantino”, oppure “iracondo”. Beh vai a farlo da un’altra parte.»
«Passionale.» dice Edmund, e la sua voce sembra diversa «Distruttivo quando necessario, ma capace di proteggere nella giusta situazione. Generoso. Sì, anche irascibile. Non è necessariamente o sempre negativo.» commenta, cogliendolo alla sprovvista. Quasi si aspetta una fregatura, da un momento all’altro. Edmund però si limita a spostarsi - da poggiato contro lo stipite della porta-finestra a dritto, prima di voltarsi e sparire oltre la soglia e poi dalla sua vista.
Max tace, gli occhi verdi di nuovo sull’anello.
«Inafferrabile» pronuncia Yuan «lo dicono sia dell’Acqua che del Tempo.» continua, lo sguardo che segue Edmund come se fosse ancora lì, visibile per entrambi. Poi un mezzo sorriso quando riporta l’attenzione su Max.
«Ma giusto.» aggiunge «Il Tempo è imparziale, sempre. E’ abbastanza per perdonarlo e dargli una possibilità?»
Max tace. Non lo sa ancora, ma per adesso indossa l’anello e mette a tacere il fuoco che gli faceva formicolare le dita. 

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