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[personal profile] hakurenshi
 

Fandom: originali
Prompt: Big brother instinct (m2)
Parole: 1833
Warnings: //



Non è una persona che tende a dormire poco, anzi. Quella è prerogativa del suo boss, sebbene da quando Rodion si è unito a loro nella quotidianità sospetta che vada molto meglio. Tuttavia ci sono volte in cui si attarda un po’ di più rispetto alla maggior parte degli occupanti di casa e, altre, in cui invece il sonno sembra avercela con lui abbastanza da evitarlo e questo lo porta a cercare di sfogare l’energia in più in allenamenti massacranti che dopo le undici di sera dovrebbero essere vietati - e che qualcuno, se fosse a conoscenza della sua piccola e saltuaria pseudo routine, gli vieterebbe eccome.

Certo però non si aspettava di trovare un’altra anima a vagare per casa, escluso il loro leader; per questo nel momento in cui nel suo campo visivo rientra l’alta figura di Jun, Yukinaga sobbalza appena per poi rilassare le spalle nel riconoscerlo. Lui e il maggiore dei fratelli Sasahara non hanno mai davvero parlato - certo, il fatto stesso di essere imparentato con Hiyori per loro ha significato accettazione immediata, una garanzia impossibile da ignorare, ma forse per la discreta differenza di età tra loro Yukinaga non si è mai trovato a interagire con lui nel particolare. 

Jun sembra sorpreso quanto lui, in un primo momento, lì sulla soglia per entrare nel soggiorno dalla cucina; sembra quasi fatto di proposito, mentre Yukinaga lo fissa dalla soglia, sì, ma da quella che collega il corridoio che porta alle camere e il soggiorno. Il maggiore dei Sasahara si fa scappare uno sbuffo divertito, si copre leggermente la bocca con una mano e poi entra nella stanza e gli indica il divano, invitandolo a fare lo stesso. Yukinaga esegue, i suoi piedi a muoversi ancora prima che lui si renda effettivamente conto di farlo, fino a prendere posto sul divano indicato accanto allo stesso Jun. Il silenzio li accompagna per un po’, lo scoppiettare del fuoco nel camino l’unico rumore singhiozzante.

«Vuoi che ti prepari una camomilla, Yuki-kun?»

Yukinaga porta lo sguardo su di lui, senza mascherare la leggera sorpresa nel sentirsi rivolgere quella domanda. Jun è una persona estremamente cortese e gentile, attento ai bisogni degli altri, una cosa che è stata piuttosto ovvia fin dall’inizio; ciò che però non è mai tornato a Yukinaga è come quella cortesia a volte sembri un po’ distante, del tipo riservato ai clienti di una certa levatura sociale, mai a loro in quanto famiglia. Forse è l’abitudine ai modi di fare di Hiyori, trasparente e solare, incapace di non mostrare quando qualcuno non gli piace per quanto si sforzi di mantenere una facciata educata anche nei momenti peggiori. Non è che abbia qualcosa contro Jun, però…

«No, non mi piace molto.» ammette, sistemandosi meglio sul divano «Perché?»
«Pensavo avessi bisogno di qualcosa che ti aiutasse a dormire.» replica Jun, lasciandosi andare contro lo schienale del divano e sospirando, rilassato, quasi a scacciare via la fatica in quell’unico sbuffo di aria. 

Sebbene in un primo frangente a Yukinaga non sembri il caso di raccontargli cosa gli agita il sonno, nell’ultimo periodo, sente di dover almeno rispondere alla sua inaspettata premura con una mezza spiegazione. Perciò, sebbene ancora un po’ rigido nella sua posizione, sbircia in sua direzione e decide infine di concedersi una piccola confessione.

«Da quando Tatsuya-san ha parlato di farmi succedere alla sua posizione… insomma, non siamo nemmeno più un gruppo di quel tipo quindi non credevo ci stesse ancora pensando, ma l’ultima volta che siamo tornati a Tokyo per la riunione del summit lo ha detto di nuovo, quindi...» dirlo ad alta voce lo fa sentire ancora più stupido, perciò lascia cadere così, rimpiangendo in un certo senso di aver deciso di accennare la cosa. Al contrario di quanto si aspetta - non da Jun nello specifico, ma da buona parte delle altre persone verso le quali sente di dover mostrare solo il meglio, di non dover deludere - non c’è una risata ad accogliere le sue parole confuse, ma uno sguardo stupito prima e un sorriso gentile poi. Non cortese, ma gentile. Caldo, molto simile a quelli di Hiyori. Per la prima volta vede una somiglianza che, chissà, forse è stata sotto i suoi occhi fin dall’inizio.

«...è una preoccupazione stupida, lo so.» ammette, quasi a volerlo anticipare, per rendere meno forte il giudizio che pensa otterrà. Invece Jun scuote la testa ma, prima di dire la sua, allunga una mano verso la sua spalla e l’afferra, fa una lieve pressione che Yukinaga non si aspetta e che lo sbilancia; prima di rendersene davvero conto, Jun lo ha fatto stendere con una manovra che al più giovane ricorda moltissimo i movimenti del medico del gruppo durante le sedute di allenamento che condividono.

Fa per rialzarsi, nel rendersi conto di avere la testa sulle ginocchia di Jun, ma questi applica una pressione lieve ma eloquente.

«Perché stiamo-»
«Perdonami, è la forza dell’abitudine con i miei fratelli. Come dico sempre quando parlo con Mihai e Rafail, just indulge me for a bit

Yukinaga non è del tutto convinto, ma alla fine decide di lasciar stare. E’ molto probabile che Jun potrebbe tenerlo inchiodato al divano con o senza il suo consenso, perciò inutile sforzarsi, specie quando il suo corpo necessita chiaramente di un riposo anche solo dato dal rilassarsi contro la morbidezza dell’imbottitura sotto di lui.

«Dicevamo» riprende Jun, anche se non stavano esattamente portando avanti un discorso di qualche tipo «non penso che la tua sia una preoccupazione stupida.» decreta, iniziando da quella che forse individua come affermazione più importante o - Yukinaga ci riflette solo in un secondo momento, non senza stupirsene - che comprende essere la prima, unica e vera rassicurazione di cui Yukinaga potrebbe essere alla ricerca.

«Non c’è nulla di strano o di sbagliato nel preoccuparsi di dover, un giorno, ricoprire una posizione di rilievo. Specie perché Tatsuya-san ha fatto cose incredibili, sofferto dolori inimmaginabili, e pensare di sedere un giorno dove è stata una persona come lui è un motivo sufficiente a sentirsi sotto pressione.» prosegue, e Yukinaga si sente vulnerabile ma soprattutto in imbarazzo quando percepisce la mano di Jun scompigliargli i capelli piano, trasformando un gesto forse atto ad alleggerire l’atmosfera in uno per tranquillizzarlo, in carezze più lente e ripetute. 

Yukinaga non ha avuto fratelli né maggiori né minori, ma suo malgrado si è ritrovato in più occasioni a rivestire i panni del più grande anche con persone più grandi dal punto di vista anagrafico. E’ una cosa inaspettata, vedersi rivolgere una premura che è tipica di chi è stato un fratello maggiore davvero e per tutta la sua vita: nei gesti di Jun ci sono la pazienza, l’affetto e l’abitudine di chi è cresciuto con cinque fratelli più piccoli, di chi ha badato a loro con attenzione e amore, cercando di non fargli mai mancare il sostegno di cui erano alla ricerca nelle più disparate situazioni.

Forse Jun ha, in realtà, sempre rivolto quel tipo di atteggiamento verso i più giovani del gruppo e Yukinaga inizia a credere di non essersene accorto, e basta.

«Però, Yuki-kun, qui tutti hanno una grande stima di te. Hiyori non ha fatto che raccontarmi ogni più piccola cosa di quando eravate ancora tutti a Tokyo, Reizo-kun si può dire che stia ad ascoltare pochissime persone tra le quali ci sei tu in cima, Tatsuya-san riconosce in te il talento naturale e il carattere giusto per affidarti una cosa tanto preziosa come quella che stiamo costruendo qui tutti insieme… alla tua età è normale non sentirsi all’altezza, ma sono sicuro che credi nelle parole degli altri e nelle loro capacità di giudizio, vero?» 

Non potrebbe mai dire di no, nemmeno per fare uno scherzo di cattivo gusto; non riuscirebbe mai a sostenere, fingendo di crederci, di non rispettare profondamente ogni membro di quella che è ormai la sua unica famiglia. Perciò scuote la testa, per quanto la posizione gli permetta, sentendo Jun sbuffare divertito di nuovo.

Alza lo sguardo su di lui, un sopracciglio alzato con fare interrogativo.

«Cosa c’è?»
«Scusami, non ridevo di te.» ammette «Ma mi fa tenerezza rendermi conto che, in fondo, sei ancora solo un ragazzo di diciassette anni Yuki-kun.»

Poco adulto da parte propria, forse, ma Yukinaga non riesce a fermare il principio di broncio intento a formarsi sul suo viso. Nel vederlo, con dolcezza Jun si premura di alzarsi senza fargli mancare d’improvviso l’appoggio sotto la testa, e con un occhiolino complice si congeda con un «Rimani steso a riportare, ti porto un rimedio infallibile per l’insonnia.»


*


Volta la testa nel sentire dei passi avvicinarsi, nel completo silenzio che ormai pervade l’intera abitazione in cui si trova con il resto dei Miyuki. Dal corridoio che collega all’area con le camere da letto, è impossibile per lui non riconoscere Hiyori: assonnato e con la vecchia tuta che usa per dormire, i capelli biondi senza un senso vero e proprio, l’altro sembra molto più sorpreso di ciò che vede di quanto possa esserlo Jun nel trovarlo sveglio mentre l’orologio del salotto è a pochi scatti di lancetta dal segnare le tre di notte.
Segue lo sguardo di Hiyori e lo vede posarsi sul divano, e nello specifico sulla figura addormentata di Yukinaga; è steso su un fianco, in posizione fetale, comodo e indisturbato nel sonno pesante tradito dal respiro regolare e profondo. La sua testa poggia sulla gamba di Jun, che si è limitato a leggere fino a quel momento un libro ancora tenuto aperto tra le mani.

«Questo sì che è raro...» commenta Hiyori, una nota divertita nel tono mentre si avvicina, curioso come un ragazzino a discapito dei suoi trent’anni; Jun si limita ad annuire e, subito dopo, a indicargli la coperta lasciata da uno dei bambini - quelli veri - sulla poltroncina poco distante.

«Me la prendi, per favore? Non ho proprio cuore di svegliarlo.» ammette, con un cenno del capo a Yukinaga. Hiyori non se lo fa ripetere e non soltanto la recupera, ma si occupa di stenderla meglio possibile sul corpo del diciassettenne. Lo stesso Jun si premura di rimboccargli quella stessa coperta, per stare sicuro di farlo dormire tranquillo e senza rischiare un malanno.

«E’ strano vedere Yuki-chan lasciarsi viziare.» apostrofa, ancora gli occhi su di lui prima di passare sulla figura di suo fratello «Jun-nii è davvero portato per prendersi cura degli altri, mh?»
«E’ un bravo ragazzo, ma a quanto pare non è abituato a qualcuno che si occupi di lui. A parte i suoi genitori, immagino.»
«Mh, un po’ più complicato di così.» ammette Hiyori. Jun annuisce, senza fare domande, preferendo sentire la storia dal diretto interessato, se mai vorrà raccontargliela.

«D’altronde» riprende con un sussurrare divertito «ora siete tutti cresciuti e anche se per la mia natura di fratello maggiore siete ancora tutti bambini, avere qualcuno davvero di tanto più giovane di me a cui badare non mi dispiace.»

«Non dirlo davanti ai gemelli.» mormora Hiyori, rimandarlo «Non credo Tattsun voglia un incidente diplomatico con l’America, arrivati a questo punto.»

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