Fiore d'inverno (week 5, M4)
Mar. 23rd, 2022 10:27 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Prompt: Giappone dei daimyo
Missione: M4 (week 5)
Parole: 9409
Rating: mature
Warnings: courtesan!au, lime
Yoshiwara si presenta per il quartiere che è: il più famoso luogo dove si decide di andare per cercare la compagnia di uomini e donne bellissimi e così capaci nelle loro arti da irretire e affascinare anche senza bisogno di essere visti, quasi. Vestono le parole come i kimono brillanti dei cortigiani più famosi o quelli blu come la notte degli altri, arricchiscono la serata come un gioiello o un accessorio valorizzano i capelli o il collo nudo di una donna bellissima e inarrivabile. Yoshiwara profuma di fiori, specialmente in primavera; si tinge di rosso con le foglie di momiji in autunno e si impregna dell’odore dei frutti o della pioggia in estate. In inverno, i passi degli amanti hanno il rumore attutito della neve che cade.
Shouto ha di rado avuto accesso a quest’area, di certo mai prima della maggiore età. Con una famiglia come i Todoroki, di levatura e reputazione alte tanto quanto bassa è la disgrazia in cui sono caduti tra le mura di una casa che dall’esterno sembra perfetta, sarebbe stato impensabile per lui che è un samurai da generazioni farsi vedere tra le strade di quel quartiere. Todoroki Enji non lo avrebbe perdonato a lui esattamente come non lo ha perdonato a un altro dei suoi figli, un tempo giovane promettente che avrebbe potuto seguire le orme del padre e ora un ricordo sbiadito in documenti di famiglia tenuti da anni in una scatola impolverata, nel buio di un ripostiglio quasi mai aperto.
Ha imparato presto che nella mansione dei Todoroki i segreti possono solo finire schiacciati e nascosti. E le persone possono diventare facilmente dei segreti - sua madre e le sue grida, suo fratello e la vergogna della famiglia che tutti sembrano aver dimenticato, la rabbia di Natsuo sfumata nella frustrazione per la sua impotenza, la tristezza di Fuyumi rimasta attaccata a una speranza di cui nessuno si interessa. E Shouto, che si porta un segreto sul viso, alla mercé di chiunque.
La prima volta che il quartiere di Yoshiwara lo accoglie, è perché Shouto ha pochi amici e quei pochi, per motivi che inizialmente gli restano oscuri, decidono di recarsi lì. Ben consapevole di dover abbandonare la propria katana, perché le armi non sono consentite, attende dietro Bakugo e Midoriya; quest'ultimo, soprattutto, sembra molto più a suo agio di quanto Shouto avrebbe mai pensato potesse essere, come se quella non fosse la sua prima volta a Yoshiwara. Una volta che i controlli gli danno il via libera per addentrarsi nel luogo, Midoriya lo affianca lasciando che Bakugo e Kirishima camminino qualche passo avanti a loro. Shouto lo guarda per un attimo di sottecchi, ma senza pressare per avere spiegazioni sul perché uno come Izuku si senta a suo agio in un posto in cui, con il carattere che ha, Shouto difficilmente riesce a immaginarlo. Per quello, e perché non gli sono sfuggite le occhiate che lancia a Bakugo di tanto in tanto, quando è convinto di non essere visto. E' probabile, comunque, che la maggior parte delle persone che gravitano intorno a loro non si sia davvero resa conto di nulla e per questo Shouto non ha mai preso il discorso. Rispetta la riservatezza di Midoriya proprio come Izuku ha sempre rispettato la sua, non facendo domande riguardo la cicatrice che gli sfregia il volto nemmeno quando sono stati compagni della stessa scuola per affinare l'arte della spada e hanno condiviso gli spazi come due fratelli.
«Scusaci se abbiamo insistito, Todoroki-kun. So che non è il tipo di posto in cui saresti venuto normalmente.» pronuncia Izuku, con l'espressione di chi offre delle scuse sincere e non di rito. In generale la situazione di Yoshiwara è peculiare, specialmente da qualche anno: in linea di principio i samurai dovrebbero tenersene fuori, ma è sempre stata una regola tacita tra tutti che molti di loro si addentrassero comunque nel quartiere e chi li incrociava, non li vedeva mai davvero. O, se lo faceva, non aveva motivo di farlo presente a qualcuno. Poi con l'avvento dello Shogunato Tokugawa, i samurai erano diventati una figura meno presente, ma non così rara come si poteva pensare. Bakugo e Kirishima ne sono sempre stati un esempio, anche se solo Eijiro dei due sembra attaccato all'idea di un tempo, di una morale e di un voler essere al servizio dei deboli e dei più sfortunati. Bakugo, specie agli inizi, ha fatto dubitare Shouto di quanti pochi ideali potesse avere un uomo. Poi ha conosciuto Midoriya, un amico d'infanzia di cui aveva a stento sentito parlare, e ha capito che c'era probabilmente più di quanto l'occhio vedesse.
Da quel momento non è stato raro finire a fare gruppo, sebbene i loro ceti sociali molto diversi avrebbero fatto pensare all'impossibilità del tutto - ma d'altra parte tutti hanno sempre saputo che la famiglia Todoroki ha i suoi scheletri nell'armadio. Per fortuna Izuku si è dimostrato più che degno della compagnia di chiunque durante i loro giorni con lo stesso maestro di spada, e Shouto non ne sarebbe potuto essere più felice e fiero. Aver avuto modo di allargare i propri orizzonti e uscire dalla mentalità a compartimenti stagni inculcata dalla tirannia domestica di un padre che avrebbe preferito assente, è stata una benedizione. A volte pensa che vorrebbe tanto far conoscere Izuku a sua madre.
«Non siamo propriamente clienti abituali ma... Kirishima-kun sembra essersi invaghito di uno dei cortigiani in una delle case di piacere di Yoshiwara. Ci ha chiesto di accompagnarlo e visto che è lo stesso posto dove si trova un caro amico... Kacchan ha insistito per accompagnarci. Beh, lui in verità ha detto di doverlo fare perché da soli non saremmo stati in grado di tornare senza cadere in qualche trappola che ci avrebbe privato di tutti i risparmi, ma...» abbozza un sorrisetto divertito, nel pronunciarlo, e Shouto può immaginare senza difficoltà l'espressione di Bakugo nel dirlo, consapevole forse che non ci avrebbe creduto nessuno. Il suo modo di mostrare la preoccupazione o il tenerci ha sempre lasciato Todoroki perplesso e divertito insieme. Deve essere davvero complicato avere così tante emozioni pronte a esplodere ma sentire il bisogno di tenerne solo alcune sotto controllo.
Shouto non sa come possa succedere. Lui le tiene a bada tutte insieme.
«Hai detto un amico?» domanda, mentre l'informazione arriva finalmente dove deve e gli fa inarcare un sopracciglio. Non lo stupisce affatto che Izuku possa diventare amico di qualcuno che lavora in una casa di piacere, perché lui è quel tipo di persona: umili origini per cui ha dovuto faticare cento volte più degli altri per dimostrare di valere e, dunque, non farebbe mai il torto a qualcuno di giudicarlo in base a qualcosa di tanto superficiale. A stupirlo un po' è la dinamica che potrebbe aver portato Izuku lì per la prima volta, ma l'altro sembra leggere nella sua semplice domanda più di quanto Shouto avrebbe potuto articolare nella sua mente, figurarsi a parole.
«Sì, ci siamo incontrati fuori da Yoshiwara, durante il giorno, ma con il tempo mi ha detto di lavorare qui. Penso che alla lunga, se anche non me lo avesse detto lui, lo avrei saputo da Kirishima-kun.» afferma, perché di certo l'altro lo avrebbe riconosciuto dalle sue visite alla casa di piacere in questione. Shouto annuisce, perché non è certo ci sia un commento specifico a cui dovrebbe dare precedenza. Per sua fortuna Midoriya è abituato ai suoi silenzi e non ci bada, né lo legge come un tacito giudizio negativo sulla questione.
«Oi, voi due! Muovete il culo!» li richiama Bakugo, una mezza dozzina di passi avanti a loro ormai. Shouto e Izuku si guardano e affrettano entrambi il passo. Di fronte, a una manciata di metri, si staglia la facciata di un edificio e un uomo esce dalle porte; all'interno, sebbene forse sovrastato dai rumori della strada trafficata in quella che si potrebbe definire ora di punta, a Shouto sembra di sentire il suono dello shamisen.
*
La casa di piacere in cui sono entrati ormai un'ora fa ha impiegato solo pochi minuti a convincere Shouto sul perché sia considerata una delle più in voga in tutta Yoshiwara: al di là della costruzione in sé, tenuta nel migliore dei modi, ciò che offre è veramente più di quanto lui nella sua totale ignoranza si sarebbe aspettato. Certo, sa che luoghi come questo devono invogliare a tornare e che a farlo sono principalmente le cortigiane e i cortigiani che vi risiedono e lavorano, ma nel suo aver visto sempre Yoshiwara più dall'esterno che dall'interno Shouto era convinto che si offrissero delle arti - più o meno accostate alla fisicità - e poco più. Benché sia giapponese fin nel midollo e con alle spalle un'educazione tradizionale e abbia visto, con i propri occhi, cosa l'istruzione di Fuyumi abbia incluso e dunque quanto importanti siano considerate l'arte della danza, della musica e della conversazione... non si aspettava colori sgargianti, accessori che catturano lo sguardo in un istante o movimenti capaci di far pensare al fiore più delicato.
Deve ammettere quindi che in un primo momento c'è della grossa difficoltà da parte sua: prende posto, certo, segue Midoriya e gli altri oltre la soglia di una stanza per loro sistemata, ma a parte un cenno del capo quando viene loro annunciato che le persone designate stanno arrivando a intrattenerli e con loro anche il cibo ordinato, la sua presenza quasi non si vede e non si sente. Quando i cortigiani arrivano, però, la prima cosa che gli riesce semplice è capire quale sia l'oggetto del desiderio di Kirishima e non solo perché Eijiro lo rende vergognosamente semplice da capire ma anche perché i due si guardano in un modo a cui solo una persona incapace di vedere potrebbe passare sopra. Tamaki, questo il nome del ragazzo in questione, è anche più grande di loro e sembra essersi arreso all'idea che Kirishima con il suo entusiasmo fin troppo contagioso e il tono di voce alto voglia averlo come compagnia spesso e volentieri. Distrattamente, Shouto si chiede da quando Kirishima stia portando avanti quello che a tutti gli effetti è un corteggiamento.
Insieme a Tamaki entra anche un altro ragazzo: non ha un kimono particolarmente impreziosito, ma si capisce come la stoffa sia di una buona fattura. I capelli violacei non sembrano proprio trattati con la massima cura, ma nel complesso ciò che di norma forse darebbe una sfumatura sciatta alla sua figura lo rende diverso da tutte le bambole perfette che sembrano tenute su una mensola di una casa di giocattoli. Shouto lo nota quando entra e, nel vederlo offrire un sorriso sbieco a Midoriya capisce che si tratta dell'amico in questione. Non dice nulla però, offre un cenno con il capo per dare un educato saluto e torna a focalizzarsi sulla cena che nel frattempo gli hanno messo davanti.
Scambiano qualche parola nell'arco della serata, soprattutto quando Izuku decide di presentarli e fa da intermediario per un primo approccio che altrimenti non ci sarebbe mai. Shouto gli è mentalmente grato, perché per cercare di non sembrare lì per avere un certo tipo di servizi dall'altro è abbastanza sicuro di dare l'idea di non volerci essere affatto. Potrà non essere molto garbato, ma Shouto preferisce sembrare indifferente che dare adito a spiacevoli malintesi.
Alla fine della serata nessuno di loro si trattiene oltre e vengono accompagnati all'uscita sia da Hitoshi che da Tamaki. Shouto offre di nuovo un cenno del capo e, al contrario di Kirishima, una volta fuori non si guarda mai indietro.
*
Passa quasi un mese prima che le loro strade si incrocino di nuovo, ma la cosa più sorprendente è che quando succede sono da tutt'altra parte rispetto alle quattro mura di una casa di piacere. Si tratta della via principale della città, durante il giorno, entrambi intenti a gestire degli acquisti non loro - per quanto riguarda Shouto, si tratta di fare un favore personale a Fuyumi e, solo in seconda battuta, ha pensato di prenderle un piccolo pensiero. Hitoshi invece sta acquistando diverse beni necessari alla padrona del posto in cui lavora.
Si ritrovano davanti alla medesima bancarella, sebbene intenti a osservare merce diversa. Shouto sta allungando una mano verso un pettine con un fiore e una piccola pietra incastonata al centro, elegante nella sua semplicità, perfetto per il tipo di discrezione che è propria di sua sorella quando una voce al suo fianco pronuncia un «E' questo tipo di cose che si regalano a una fidanzata? Va detto che sei silenzioso abbastanza da essere adatto a un dono discreto, anziché uno troppo pacchiano.» con una punta di divertimento nella voce.
Shouto sposta lo sguardo dall'oggetto al ragazzo alla sua destra, riconoscendo Hitoshi nei lineamenti del profilo che gli offre. Sta guardando la bancarella come se nulla fosse, come se non avesse appena parlato e una minuscola parte di Shouto non è nemmeno molto entusiasta della cosa - tende a non avere interesse per l'opinione del resto del mondo nei suoi confronti, ma è anche strano sentire qualcuno che ha passato con lui non più di qualche ora e parte di quello stesso tempo in conversazione con altri esprimere un giudizio. Su cosa mai potrebbe averlo basato, gli sfugge.
«E' un regalo per mia sorella.» si limita a dire, dal momento che ha poco da offrire oltre la verità. Quello sembra attirare l'attenzione di Hitoshi, almeno a giudicare da come il suo sguardo abbandona oggetti di cui forse non gli è mai interessato davvero per spostarsi sul viso di Shouto. Tace per qualche momento prima di dire: «Non so se pensare sia una scusa. So che nella famiglia Todoroki c'è una figlia femmina e tu non sembri la persona più adatta a mentire.» osserva infine. Shouto non sa nemmeno cosa dovrebbe mai guadagnare dalla menzogna, in questo caso. Parte di lui, però, non ama l'idea di qualcuno con abbastanza interesse per la sua famiglia da informarsi su quanti e quali eredi abbia. Ignora il fatto che, essendo Fuyumi la più grande, sia comprensibile la sua conoscenza anche da esterni.
«E' un bel regalo,» aggiunge Hitoshi, una vaga morbidezza in più nel tono di voce, capace di far abbandonare a Shouto l'idea di restare sulla difensiva. Alla fine, si tratta solo di un incontro casuale che non può durare molto più di quanto sia già durato: «anche se l'accostamento dei fiori a giovani e fragili fanciulle è un po' datato. Anche se tipico.» commenta in aggiunta l'altro.
Shouto lo guarda, poi osserva l'accessorio in questione. Lo prende tra le mani, lo controlla brevemente e poi richiede che venga sistemato in quanto si tratta di un regalo, avvolto come si conviene per poterlo presentare. Paga subito così da potersene andare quando gli verrà consegnato e attende in silenzio, senza dare una risposta a quel ragazzo che gli sta accanto. Ripensa a Fuyumi che ha visto andare via la madre, ha visto la famiglia distruggersi, un fratello cessare di essere suo fratello, l'altro soffrire per non aver potuto fare niente e il più piccolo di casa sfigurato per sempre. Riflette su quanto avrebbe potuto lasciarsi distruggere e come, invece, abbia cercato nel suo piccolo di salvare tutti ancora prima di se stessa senza perdere per un istante la propria dignità.
Prende il regalo in mano quando il mercante da cui lo ha acquistato glielo porge e lo mette al sicuro. Guarda Hitoshi, forse ormai convinto che la conversazione sia caduta.
«Non tutti quando guardando un fiore pensano di poterlo schiacciare facilmente.» gli dice. Ha la sensazione di lasciar trapelare più sentimento di quanto avrebbe voluto, nel farlo, ma dandogli le spalle quasi subito per incamminarsi e andare via non sa se sia qualcosa che Hitoshi possa aver notato.
*
A essere completamente sincero, Shouto non ha molta intenzione di tornare a incontrare Hitoshi, perciò quando Izuku glielo propone declina l'invito e il fatto che per un'intera settimana suo padre lo porti a incontrare alcuni dei mercanti più ricchi della zona e con cui hanno diversi accordi vantagiosi gli rende semplice, per una volta, fingere che sia un problema di impegni senza dover mentire. Specie considerando quanto pessimo sia nel farlo quando ci prova. Dopo quasi mezzo mese, però, diventa difficile continuare a rifiutare e ogni sua resistenza diventa vana quando Izuku gli dice che è stato Hitoshi stesso a chiedere di lui, senza privarsi di far presente come questo non sia mai successo da quando lo conosce e si parla di qualche anno. Shouto non ha idea di cosa quel ragazzo possa volere da lui, ma non si sente nemmeno di potersi negare per sempre, dunque accetta di accompagnare di nuovo Izuku.
E' una serata più tranquilla già di partenza, dal momento che sono solo loro due, Bakugo e Kirishima impegnati in altro che li tiene momentaneamente lontani da Yoshiwara. Raggiungono la casa di piacere che buona parte dei clienti non sono ancora arrivati, forse per l'ora non troppo tarda più propria di chi intende trattenersi durante la notte. Vengono accolti e guidati quasi subito, portati in una stanza leggermente più piccola di quella dell'ultima volta, e hanno poco da attendere prima che cibo e compagnia vengano fatti entrare. Shouto si aspetta di vedere una sola persona e che quella persona sia Hitoshi, ma con lui c'è anche qualcuno che Shouto non riconosce, una ragazza dai lunghi capelli acconciati per valorizzarle il viso dai lineamenti delicati. Indossa un kimono con le più disparate sfumature di verde e ornamenti di petali rosa, in perfetto contrasto con le altre colorazioni. Lei si siede quasi immediatamente vicino a Izuku, e questo lascia a Hitoshi lui come unica opzione.
Non è una sorpresa quando gli si siede accanto e aspetta giusto il tempo necessario agli altri due per iniziare una conversazione fitta abbastanza da distrarli, prima di prendere parola. Gli versa del sake, con movimenti precisi ed eleganti, posando la piccola boccetta in ceramica sul vassoio al proprio fianco prima di dare voce a un: «Izuku mi ha sgridato.»
Così, decontestualizzata, quella frase ottiene solo di generare confusione in Shouto e lui non si priva di mostrarlo con un lieve aggrottarsi delle sopracciglia. Questo rende apparentemente tutto molto più ilare per Hitoshi, visto come si lascia scappare uno sbuffo divertito tra le labbra; sarebbe quasi impercettibile se non fossero così vicini.
«Per aver insinuato che tu fossi il tipo di persona che pensa chiunque sia al di sotto di lui, tanto da non doversi nemmeno sforzare per scegliere un regalo alla propria sorella o fidanzata.»
«Ho già detto che era per mia sorella.» fa notare, correggendolo. Non perché abbia particolare necessità di chiarire la sua situazione sentimentale con Hitoshi, ma per una questione di principio a questo punto.
«Ecco, Izuku ci ha tenuto a specificare anche questo.»
«Questo cosa?»
«Che non menti. E quindi, quando mi hai detto che si trattava di tua sorella, doveva essere così. A essere onesto, mi lascia perplesso come si possa credere tanto ciecamente a qualcuno. Potrà sembrare un sempliciotto pronto a fidarsi di chiunque, ma ho molto rispetto per l'intelligenza di Izuku. Quindi mi è sembrato strano che fosse così convinto nel parlare di te.» aggiunge, senza peli sulla lingua e ben lontano da come Shouto immagina vengano istruiti cortigiani e cortigiane nel conversare con i clienti. Benché lui detesti prendere per buona gran parte delle cose a cui dà voce suo padre, una volta lo ha sentito parlare del quartiere a luci rosse - non senza un evidente sdegno al solo pensarci, ma di quello Shouto non si è stupito.
Yoshiwara, ha detto Enji in quell'occasione, vende l'illusione di qualsiasi cosa tu abbia bisogno: della cordialità, dell'amore, della pace e del piacere.
A detta di chiunque abbia provato a entrare in quel colorito mondo di sogni e ne sia uscito forzandosi ad abbandonarlo, a dispetto di tutte le sue promesse ciò che Yoshiwara ti lascia tra le mani non è altro che la disperazione a sfuggirti tra le dita come sabbia.
Non sa cosa Hitoshi si aspetti che lui dica, di fronte a queste parole - dovrebbe ringraziare per la fiducia? Dovrebbe accettare quelle che, sebbene un po' indirette, sembrano scuse? In entrambi i casi ha il sospetto che non sia esattamente ciò che Hitoshi voleva dire, perciò Shouto tace per qualche attimo ancora. Sorseggia un poco del sake, anche se sarebbe più corretto dire che si bagna le labbra con il liquido alcolico, e solo dopo decide di dare una risposta anche se forse diversa da quella che l'altro si aspetta.
«Quello che intende di preciso Midoriya non posso dirlo io per lui.» pronuncia, mentre la mano recupera le bacchette. Indugia un attimo prima di prendere un boccone, incerto se aggiungere un pensiero che gli passa per la testa in quel momento o meno, ma alla fine decide che potrebbe valerne la pena. Non sa cosa Hitoshi pensi di lui e, dopotutto, non è nemmeno importante che abbia un pensiero preciso sulla sua persona, ma sente di voler comunque chiarire un concetto.
«Non ho bisogno di mentire,» afferma, lo sguardo - sulla ciotola di riso tenuta nell'altra mano - che non cerca quello di Hitoshi fin quando, non decide di alzarlo e incontrare quello altrui per aggiungere un «quindi non mento mai.»
Hitoshi lo fissa in un modo che fa sentire Shouto come se si fosse appena spogliato di ogni abito ma, soprattutto, di ognuna delle armature che gli ha permesso negli anni di non lasciar vedere al mondo i segreti che si portava dentro - quelli per cui non ha il coraggio di mostrarsi e quelli che altri hanno impresso a fuoco su di lui.
Il resto della serata quasi non parlano, ma quando è tempo di congedarsi Hitoshi lo avvicina più di quanto chiunque abbia mai fatto fisicamente e gli sussurra poche parole che portano con loro un invito a tornare e delle scuse. Gli sembrano sincere, ma non sa perché dovrebbe tornare da lui.
*
Contrariamente a ogni sua aspettativa, però, si vedono più spesso di quanto avrebbe mai potuto credere possibile. Qualche volta accade tra le bancarelle e c'è solo un breve saluto, quasi sempre discreto; Shouto impiega un po' a capire che quella discrezione è una premura nei suoi confronti, un assicurarsi che il cenno vago non venga visto dagli altri, in modo che nessuno possa ricollegare il loro scambio a una conoscenza che può avvenire solo in un luogo. Per quanto Hitoshi sia tutto fuorché qualcuno che dà nell'occhio, è probabile che il modo in cui Shouto lo ha conosciuto sia comune a molti uomini e che questo sia il motivo per il quale non c'è mai un approccio vero e proprio tra loro, non come potrebbero averlo Shouto e Izuku.
Altre volte Shouto accompagna quella che può ormai considerarsi la loro amicizia comune o, come nel caso della prima sera, Kirishima e Bakugo lo convincono a unirsi - più il primo che il secondo - e si muovono in gruppo. In quelle occasioni Hitoshi è con Tamaki e lui e Shouto scambiano qualche parola, che poi diventa qualche frase e infine interi discorsi. Succede molto prima che lui riesca a realizzare la cosa e quando è ormai pericolosamente vicina all'essere un'abitudine, è troppo tardi. Ci sono gesti minimi tra di loro perché Shouto non vuole che ci sia il malinteso di qualcosa di fisico, così facile da male interpretare, e perché sente che non potrebbe mai toccare nessuno in quel modo. Dentro o fuori Yoshiwara.
Hitoshi non chiede mai spiegazioni né sembra tenerci in modo particolare; d'altronde forse aiuta molto che Kirishima stesso, pur non facendo mistero del suo corteggiamento verso Tamaki né di quanto lo adori con profonda sincerità, non allunghi un dito verso di lui. Ne rispetta la riservatezza e la timidezza che potrebbero essere proprio ciò che gli hanno fatto perdere la testa e Shouto, per come ha imparato nel tempo a conoscere Kirishima, potrebbe scommettere che sarebbe capace di non toccare mai Tamaki se il ragazzo esprimesse anche solo una rimostranza in questo senso. Persino in un futuro in cui Kirishima sia riuscito a estinguere il debito di Tamaki e a prenderlo con sé. In ogni caso l'assenza di intimità fisica tra loro fa sì che non ci si aspetti niente di più da lui e questo lo fa sentire più a suo agio del previsto.
Perciò si limitano a parlare. All'inizio di argomenti senza importanza, di piccole notizie che di certo qualche altro cliente ha portato all'interno della casa di piacere. Lentamente si tratta di piccoli aneddoti, cose di poco conto come l'occasione in cui si sono conosciuti Shouto e Izuku che erano poco più che adolescenti e lontani dall'essere già considerati uomini. Ci sono serate in cui Shouto quasi non apre bocca, limitandosi a osservare Hitoshi interagire con Bakugo, un commento ironico dietro l'altro che non fa altro che far innervosire Bakugo sempre di più fino a quando la sua voce non rischia di sentirsi in ogni corridoio della casa. All'inizio alcuni degli uomini che lavorano per la sicurezza del posto e per gestire i clienti particolarmente fastidiosi - anche se, a quanto sembra, non ne sono passati spesso da quelle parti - varcano la soglia della stanza in cui si trovano, aspettandosi di dover prendere di peso qualcuno e portarlo via. Alla fine persino loro imparano a riconoscere la voce di Bakugo e che non cela vere minacce.
Una sera però Tamaki non c'è, richiesto da un altro cliente e a poco serve il loro tentativo di tranquillizzare Kirishima assicurandogli che si tratta di un'occasione speciale e di una richiesta semplice, di servizi tutt'altro che fisici. Kirishima si rivela essere inconsolabile - Shouto capisce solo in parte quanta frustrazione deve avvertire, nel suo tentativo di mettere da parte più possibile per poter tirare fuori Tamaki da quella realtà e avere la certezza di poterlo avere al proprio fianco. Se dipendesse solo dal suo desiderio e dai suoi sentimenti, Shouto è sicuro che Kirishima lo avrebbe portato via con sé dopo la prima sera. Invece è costretto ad attendere fino a quando non potrà economicamente farlo e dunque quella sera Kirishima si ubriaca abbastanza da impuntarsi sul voler restare a tutti i costi. Bakugo si rifiuta di fargli da balia, come ci tiene a sottolineare, così Izuku lo guarda con una muta richiesta negli occhi e Shouto accetta di rimanere con Kirishima.
Quella notte, a un certo punto, lui e Hitoshi rimangono svegli mentre Eijiro è crollato. Hitoshi lo osserva in silenzio abbastanza a lungo da far supporre a Shouto che presto si congederà. Per questo quando lo sente parlare in un mormorio basso se ne sorprende.
«Non hai mai toccato un uomo?» gli domanda e lo coglie alla sprovvista, anche e soprattutto per cosa gli sta chiedendo. Shouto vorrebbe fargli notare che non hanno quel tipo di complicità da poter parlare di qualcosa di tanto privato oppure, più semplicemente ancora, potrebbe dire di essere stanco e di voler riposare e imporgli di uscire perché sono comunque un cliente e qualcuno che ne deve accontentare le richieste. Questo forse è ciò che farebbe suo padre e tanto basta, a Shouto, da fargli desiderare di essere diverso. Di non cedere alla tentazione di sfruttare un potere che Hitoshi stesso si aspetta che sfrutti, forse, solo perché non sa come tirarsi fuori da qualcosa di così scomodo.
Rimane comunque in silenzio per una manciata di secondi che paiono lunghissimi, più a lui che a Hitoshi, e infine scuote appena la testa in un movimento che vorrebbe risultasse quasi impercettibile.
«Non ho mai dovuto.»
«Non devi mentire dunque non lo fai,» pronuncia Hitoshi citando le sue parole «non devi toccare un uomo dunque non lo tocchi. Mi domando cosa tu faccia perché lo vuoi, se tutto si basa invece sui tuoi doveri.» lo punzecchia, questo è qualcosa che anche Shouto sa riconoscere - la provocazione è ciò che più di ogni altra cosa, insieme alla severità, ha sentito uscire dalla bocca di suo padre per tutta la sua infanzia. Un insieme di "è tutto qui ciò che sai fare?", "Sei così debole?", "E' così che speri di succedermi alla guida del casato, in futuro?" per esortarlo a essere migliore. Ha ottenuto solo di convincerlo che non sarebbe mai potuto essere niente di ciò che voleva, figurarsi se sarebbe mai potuto diventare migliore in qualcosa.
«Non ho mai dovuto e non ho mai voluto.» replica con quella piccola aggiunta, puntando gli occhi in quelli di Hitoshi, sfidandolo a recriminargli qualcosa se solo ne ha il coraggio. L'altro non se lo aspetta e si vede, ma non si tira nemmeno indietro. Incurva le labbra in un sorriso sghembo e Shouto ha il sospetto che non avrebbe dovuto rispondere.
«Forse perché nessuno ti è mai interessato. O nessuno è stato bravo abbastanza.» dice e c'è un'implicazione evidente nelle parole che usa perché - Shouto lo ha capito ormai - Hitoshi non dice mai le cose per caso e ogni parola è scelta con cura, al pari della sfumatura di colore giusta in cui un artista sceglie di intingere il pennello prima di dare vita a qualcosa di magnifico sulla tela bianca. Ma Shouto non è un artista, lui di fronte alla bellezza può ammirare ma non potrà mai capirne la sottile complessità.
«Forse. Ma non posso.» chiarisce, prima che il suo "forse" possa essere interpretato in modo fin troppo conveniente.
«Naturalmente.» osserva Hitoshi con un incurvarsi di labbra diverso a cui Shouto non riesce a dare una collocazione precisa nella gamma delle emozioni che ha mai visto sul viso di qualcuno «La tua posizione non lo rende facile, immagino.» aggiunge e per un momento quasi lo confonde, perché ci sono momenti in cui Shouto dimentica di essere l'erede dei Todoroki. Ogni tanto succede per caso, ma molto spesso succede perché vorrebbe potersi svegliare e scoprire di essere qualcuno di cui nessuno si cura.
Stringe i pugni sulle proprie gambe, fermo in ginocchio sul cuscino dove è sempre stato da quando sono arrivati ormai molte ore prima. Nella stanza l'unica fonte di illuminazione sono due candele, tenute accese per permettere a loro due di vedersi ma lontane da Kirishima, per non disturbarne il sonno. Proprio come la prima volta di fronte a quella bancarella, Shouto sente un sentimento complesso nei confronti di Hitoshi. Più il cortigiano gli dona verità scomode che non potrebbero essere più lontane dalle realtà, più lui si sente braccato dall'idea di doverlo correggere e per questo essere sincero, costringendosi così a svelare parti di sé che non vorrebbe mai. La cicatrice sul suo volto deve essere ancora più evidente, con il riverbero della fiammella, ed è come se all'improvviso Hitoshi potesse scorgere ogni suo più intimo segreto.
Eppure non c'è parte di sé che vorrebbe mostrare di meno di quell'oscura melma che sente di portarsi dentro.
«La mia posizione,» ripete con un sarcasmo che sfugge al suo controllo prima che possa evitarlo e che fa alzare lo sguardo di Hitoshi con la stessa sorpresa di altre occasioni. Shouto odia che siano le sue verità a scatenare quelle reazioni, ma nonostante questo non impedisce a se stesso di aggiungere «la mia posizione una volta mi ha dato un'ustione che tutti guardano e per cui tutti sono curiosi senza mai avere il coraggio di chiedere niente. Non so cosa mi darà la prossima volta, ma chissà se tu intanto avrai trovato il coraggio di farmi la vera domanda per cui continui a punzecchiarmi.» ribatte «Non so quale sia, ma hai davvero molte opinioni su di me per uno che non ha mai chiesto nulla di importante.»
Non parlano per il resto della serata, anche perché Shouto non gliene dà l'occasione. Lamenta della stanchezza, si sveste di alcuni strati dei suoi abiti e si corica sul futon steso in precedenza per lui non troppo distante da quello offerto per Kirishima. Hitoshi non dice una parola, anche se un paio di volte sembra sul punto di provarci - ma Shouto lo ignora, non incontra il suo sguardo e così non gli dà modo di esprimere a parole qualunque sia il suo dubbio.
Poco prima di scivolare nel sonno, a Shouto sembra quasi di sentire delle dita tra i capelli in una lunga carezza.
*
Ciò che Shouto vorrebbe, a questo punto, è dimenticarsi di Hitoshi e sperare per Kirishima senza doverlo mai più accompagnare a Yoshiwara. Si illude così di non doversi più preoccupare di incontrare un cortigiano che riesce a farlo sentire giudicato come quando era un bambino a cui riusciva difficile persino alzare lo sguardo sugli adulti che gli parlavano. Del tutto dimentico di incontri avvenuti al di fuori del quartiere incriminato, Shouto è convinto di potersi lasciare tutto alle spalle con la stessa naturalezza e facilità con cui si lascia che passino le stagioni. Invece Izuku è di nuovo portavoce di un invito al quale vuole davvero dire di no, se non fosse che Midoriya ha un terribile ascendente su di lui e Shouto comincia a pensare l’altro ne sia pericolosamente cosciente quando si vede rivolgere uno sguardo quasi di supplica che nasconde però una determinazione a non lasciar stare la questione fin quando non avrà ottenuto una risposta positiva.
Shouto è una persona testarda, ma non riesce a ignorarlo troppo a lungo, specie quando Izuku gli dice «Hitoshi non mi ha ripetuto cosa ti ha detto, ma vuole scusarsi. Lo conosco quasi dallo stesso numero di anni da quando conosco te, Todoroki-kun, e credimi se ti dico che Hitoshi... di rado ha bisogno di scusarsi per qualcosa. Non è il tipo di uomo a cui piace piegare la testa, se non è strettamente richiesto dalle dinamiche di Yoshiwara, ma soprattutto lo considero troppo intelligente per mettersi volutamente in condizioni di doversi scusare.» fa presente e c'è un'immensa differenza tra il non voler fare qualcosa e il far sì di non doverla fare. Izuku lo sa, così come lo sa Shouto. Ci vuole un acume particolare per riuscire nella seconda e un istante per cadere in errore.
«E per questo,» riprende Midoriya «mi ha confidato di volerti incontrare di giorno. Fuori da Yoshiwara. Dice che è già successo una volta e avresti saputo a cosa si riferiva.» aggiunge, una punta di curiosità che non riesce a nascondere ma che non passa inosservata. Shouto riesce comunque ad apprezzare il suo non chiedere ulteriori dettagli sull'occasione in questione e sospira, perché mentre ancora si convince di doverci pensare e di non volersi prestare, sa già che una parte di lui ha ceduto ed è sufficiente a far sì che si faccia trovare lì dove Hitoshi lo vuole.
Così lo incontra, si sente rivolgere delle scuse che gli sembrano sincere. Hitoshi non si perde in chiacchiere superflue, non gli offre niente di pomposo o di vicino all'etichetta - si scusa come farebbe qualcuno che è più di un conoscente ma meno di un amico, qualcuno che vorrebbe conoscere meglio la persona davanti a lui ma che non riesce a capire appieno secondo quale dinamica questo potrebbe succedere. Shouto non si ritiene uno dei migliori nel leggere le persone, per lui è più facile avere subito una prova tangibile di cosa siano in grado di dire e fare e da lì modellarsi in base a come lo fanno sentire. Hitoshi in questo è come uno specchio d'acqua di cui non si riesce a vedere bene il fondo, non importa quando cristallina possa essere la superficie e per Shouto l'ignoto non ha mai riservato un particolare fascino. Al contrario, non lo apprezza. Ma gli sembra, e potrebbe sbagliare, che Hitoshi nella sua intricata matassa di pensieri ed emozioni lasciate sotto la superficie voglia permettergli di vedere appena oltre.
Forse alla fine si rivelerà solo un'occhiata fugace o una delle menzogne di Yoshiwara, ma Shouto decide di dargli un'occasione. O di darla a se stesso.
*
Passano quattro stagioni. Shouto osserva le foglie rosse creare tappeti pregiati per le vie che lui e Hitoshi calcano quasi ogni mattina, in incontri brevi quanto la strada in comune, prima che questa si dirami e li porti uno verso la scuola dove ha appreso l'arte della spada e l'altro in direzione di un quartiere che chiama casa.
La neve dell'inverno porta con sé il primo regalo in assoluto che fa a Hitoshi, insistendo perché venga considerato una premura generica più che un dono con delle intenzioni. Avviene quando sono insieme un pomeriggio, un paio di ore a dividerli dal momento in cui Hitoshi dovrà chiudersi di nuovo nella casa di piacere ed essere il compagno perfetto in qualunque cosa gli verrà chiesta. Shouto chiede di fermarsi di fronte a un negozio che conosce bene, dove prende un haori adatto alla stagione; non lo fa incartare, preferendo poggiarglielo direttamente sulle spalle una volta che sono fuori. Hitoshi vorrebbe dirgli qualcosa forse, lo vede corrugare la fronte mentre cerca le parole giuste, ma Shouto si limita a dirgli «Vesti troppo leggero.» come se fosse l'unica questione tra loro.
Pian piano il freddo si scioglie e i primi fiori fanno capolino, timidamente. Yoshiwara è al suo massimo in primavera, con il profumo inebriante dei boccioli degli alberi e i colori di cui si dipinge. Shouto per la prima volta si reca alla casa di piacere da solo, senza alcuna ragione se non il voler dimenticare per una sera chi è - quando il peso della presenza di suo padre in casa diventa così forte e totalizzante da ricordargli che i segreti, quando vogliono essere mantenuti, comportano anche mettere a tacere chi li conosce. E questo per suo padre non è diverso dall'imprigionare anche i suoi figli in una gabbia dorata, se necessario. Così si presenta di sera, con ancora addosso il vago senso di disagio di chi non riesce ad abituarsi a certi approcci. Quella sgradevole sensazione lo abbandona quando Hitoshi entra nella stanza per fargli compagnia come da lui richiesto. Vede nei suoi occhi che cerca di capire cosa lo abbia spinto a venire da solo, lui che è sempre e solo l'amico di Kirishima che continua a venire ogni giorno o quasi, sebbene sia ormai vicino il momento in cui potrà finalmente chiedere a Tamaki di seguirlo. Quella sera Shouto si trattiene fino a tardi e, poco prima di andare via, si lascia sfuggire una domanda di cui si pente subito: al di fuori di questa stanza in cui continuo a venire in un modo o nell'altro, esisto davvero?
L'estate passa senza che riescano a vedersi per più di qualche minuto, tra le vie principali dei negozi e poco altro. Hitoshi non gli chiede mai di quella sera. Shouto fa in modo che non possa farlo.
*
Quando Izuku gli chiede se sia tutto a posto, Shouto sospetta per un momento che Hitoshi gli abbia detto del loro ultimo incontro, di quando si è recato alla casa di piacere da solo. Cerca nell'espressione di Midoriya, mentre lui gli parla, la prova del suo sapere qualcosa di profondamente intimo per Shouto. Quando non trova nulla di tutto questo, nessun segno evidente, non riesce a fare a meno di chiedergli se Hitoshi gli abbia detto qualcosa - il che a conti fatti è come tradirsi da solo in effetti, ma se l'alternativa è vivere nell'incertezza e dubitare di Hitoshi, tanto vale sacrificare un minimo di segretezza ma assicurarsi di quanto Izuku sappia.
«No, anche se gliel'ho chiesto.» replica Midoriya, senza nascondergli la verità «Durante l'estate mi sei sembrato preoccupato per qualcosa, Todoroki-kun, e quando l'ultima volta siamo andati con Kirishima-kun da Tamaki e ho visto Hitoshi, mi ha chiesto come stessi. Gli ho domandato come mai fosse preoccupato ed è stato evasivo. Io e Hitoshi non siamo mai evasivi uno con l'altro.» sottolinea, un sorriso leggero a incurvargli le labbra, da cui è facile capire che non ce l'abbia con l'altro per avergli negato in maniera piuttosto evidente una risposta. Shouto non se ne stupisce, innanzitutto perché conosce Midoriya e sa che se non fosse strettamente necessario come nel caso di una questione di vita o di morte, Izuku non insisterebbe. Inoltre ha avuto modo di osservarlo interagire con Hitoshi e il cortigiano stesso gli ha parlato, in qualche occasione, del suo rapporto con Midoriya.
«Sono andato—» comincia a dire, ma l'altro lo interrompe scuotendo la testa «Non c'è bisogno tu mi dica niente. Se state entrambi bene per me è sufficiente.» assicura «Però... dice che qualche volta vi incontrate sulla via principale dei negozi. Se dovessi vederlo, penso gli farebbe piacere sapere che stai bene. In caso tu non voglia venire con noi una di queste sere.» aggiunge.
Shouto non dice nulla, limitandosi ad annuire. Vorrebbe vedere Hitoshi, ma il fatto di non essere riuscito a chiarire a se stesso il motivo da quando gli ha regalato l'haori ormai quasi un anno fa, lo frena sempre quando è a un passo dal farlo.
*
Si sarebbe potuto preparare psicologicamente per tutto il tempo e non sarebbe comunque mai stato pronto. Gli arriva la notizia che Kirishima ha finalmente saldato il debito di Tamaki e che quest'ultimo ha accettato di rimanere con lui; da quanto Shouto ha potuto capire, conoscendo anche a grandi linee la situazione famigliare di Kirishima, i due porteranno avanti quella che era la piccola attività mercantile del padre di Eijiro, qualcosa per cui il figlio si è mostrato portato fin dall'inizio sebbene avesse inizialmente scelto un’altra strada. E' qualcosa di modesto, ma di stabile e sicuro. Kirishima dice che a Tamaki piacerà, a patto che non gli si chieda di restare troppo a contatto con i clienti - ma a quello, con la sua socialità piuttosto spiccata, può pensarci Kirishima. Una parte di Shouto, quella che ha osservato prima passivamente e poi con interesse le difficoltà dei due per riuscire ad avere una vita normale al di fuori degli incontri di Yoshiwara, è felice per loro. Una minuscola, infinitesimale parte invece è mangiata viva dalla gelosia di chi non potrebbe neanche volendo. E non per l'aspetto economico dove potrebbe riuscire molto più velocemente di quanto Kirishima avrebbe mai potuto fare. E' tutto il resto a incatenarlo come il più svilito dei prigionieri.
Shouto sa che forse in condizioni normali avrebbe impiegato ancora mesi, anni, o magari non sarebbe mai arrivato al punto di mettersi in discussione e distruggere quel precario e delicato equilibrio tra lui e Hitoshi. Quello per cui si incontrano da più di un anno, non importa quanto breve sia la compagnia che riescono a godere l'uno dell'altro, senza andare mai oltre quella linea di cui sono entrambi coscienti. Se non ci fosse la minaccia di un uomo interessato a Hitoshi, probabilmente Shouto non si spingerebbe mai da solo per la seconda volta tra le vie di Yoshiwara e fino alla casa di piacere, richiedendo di poter stare con lui.
Quando lo raggiunge nella stanza, sembra sorpreso e guardingo al tempo stesso. Shouto lo può capire, ma questo non lo rende meno confuso da se stesso o pronto a parlare a cuore aperto delle ragioni per cui si trova lì. Hitoshi però deve aver avuto modo di interagire con molte più persone di quante Shouto potrebbe mai averne incontrate sulla sua strada, alcune forse anche meno loquaci di lui, perciò sa bene come intraprendere il discorso: lo porta a parlare di cose di poco conto, chiacchiere che potrebbero fare due amici. Offre aneddoti divertenti e interessanti, menziona l'incontro con Midoriya di cui Shouto è già a conoscenza e non nasconde di avergli chiesto come stesse.
«Sei una delle persone più complicate da leggere, Todoroki,» gli fa presente, lasciando da parte l'onorifico da quando Shouto gli ha chiesto di farlo «e io sono bravo a leggere gli altri. Capire i tuoi pensieri è difficile invece, perciò ho dovuto chiedere a Izuku se sapesse se eri almeno in buona salute.» afferma, facendo per versargli un poco di sake. Shouto muove la mano fino a tenerla sollevata sopra il proprio bicchierino, segnalando tacitamente di non volere altro alcol. Hitoshi ripone allora la bottiglietta da una parte, dove non può essere d'intralcio.
Cade un silenzio quasi abitudinario, tra di loro, ma la verità è che Shouto è consapevole di non potersi trincerare in eterno dietro di esso o continuare a scappare quando qualcuno cerca di mettere a nudo quello che prova o almeno di scalfire un muro che, nella sua mente, è stato estremamente facile da erigere e che gli riesce ormai quasi impossibile da buttare giù. Non può aspettarsi che gli altri abbiano più fortuna di lui senza fare niente, ma limitandosi ad osservare e - nel vederli fallire - scuotere le spalle come se l'errore di partenza fosse stato aspettarsi qualcosa.
«Mi hanno detto che qualcuno ti... cerca spesso.» pronuncia. Gli basta guardare il modo in cui Hitoshi cambia espressione per capire di averlo detto nel modo sbagliato o che, forse, non avrebbe dovuto prendere l'argomento e basta.
«Soltanto perché tu vieni solo ad accompagnare gli amici e non fai altro che stare ad ascoltare quello di cui ti parlo o a offrirmi regali che finiscono con il sembrare senza importanza, come se li facessi a chiunque, non vuol dire tutti facciano la stessa cosa.»
Shouto capisce razionalmente a cosa si riferisca, ma ci sono così tanti tasselli mancanti e così tanti freni nella sua testa che capire da dove cominciare è difficile - avverte però la frustrazione nella voce di Hitoshi e c'è almeno una cosa che è sicuro sia un fraintendimento da parte dell'altro, qualcosa che deve aver interpretato male e Shouto non ha idea di come o del perché ma sa di aver bisogno di chiarirla.
«Non faccio doni a chiunque.» pronuncia, forse più brusco di quanto vorrebbe «Quando ti ho preso quell'haori volevo...» voleva fare cosa? E' qui il punto dell'intera questione. Desiderava assicurarsi che stesse al caldo, voleva mostrare una premura, ma forse in cuor suo voleva che Hitoshi si ricordasse di lui, che pensasse a lui anche quando in una casa di piacere non ci si può aspettare di essere l'unica persona nei pensieri di un cortigiano. Forse ha persino desiderato che quel dono, arrivato dal nulla e non come l'ennesimo di una lunga serie, nella sua rarità potesse esprimere le cose al posto suo. Sperava fosse sufficiente a dire a Hitoshi che la sua presenza è diventata enorme dentro di lui, senza che nemmeno Shouto se ne accorgesse.
«Di nuovo perso nella tua testa.» commenta con una punta di sarcasmo che non gli ha mai sentito nella voce, non con accezione negativa rivolta a lui «E di nuovo non hai una risposta. Forse sei abituato così o magari pensi solo che io non meriti una risposta chiara. In fondo si dice questo di Yoshiwara e di quelli come me, giusto? Siamo solo l'illusione di una notte e non siamo degni di essere più di questo. Quando uscite da qui, all'improvviso nessuno di noi esiste più.»
Quella frase lo colpisce molto più di quanto potrebbe fare uno schiaffo. Lui e Hitoshi non potrebbero essere più diversi a prima vista e anche dopo più di un anno dal loro primo incontro Shouto è sicuro ci siano aspetti di lui che non può far altro che invidiare. Al di là di questo, però, mai come adesso ha sentito di avere anche qualcosa profondamente in comune con lui; forse quella sera tardi, in cui prima di andare via ha lasciato che Hitoshi potesse intravedere la sua più grande paura, quando gli ha permesso di vedere per un istante il se stesso bambino che non ha mai trovato risposta a un'unica, fondamentale domanda, Hitoshi non ha saputo cosa dirgli non solo perché non gli ha dato abbastanza tempo per farlo ma anche perché sono entrambi vittima dello stesso dilemma per cui si passano vite intere a cercare una soluzione.
Per questo, se c'è una colpa di cui non può accettare di macchiarsi, è quella di far credere a Hitoshi di essere qualcuno a cui non è permesso esistere al di fuori di due mura e di un'intimità offerta senza sentimento. Pensare, a causa sua, di non essere niente più di quello anche agli occhi di Shouto. Per questo allunga una mano e concede a entrambi il primo vero contatto da quando si conoscono, lui sempre così attento a non sfiorarlo se non strettamente necessario, come quando gli ha posato un haori sulle spalle lo scorso inverno. Prende la sua mano come per fermarlo, anche se Hitoshi non ha dato alcun cenno di stare per andarsene; entrambi guardando quella presa, stupiti e confusi. Hitoshi cerca il suo sguardo e Shouto lo vede che è combattuto tra il credere che quello sia un buon segno e il non volersi fare illusioni.
«Ci sono cose che non ho mai detto, è vero, e... so che è difficile capire a cosa stia pensando. Ma una cosa che non ho mai creduto è che meriti di essere dimenticato solo perché ti ho incontrato la prima volta nel quartieri di Yoshiwara.» dice, forse una delle frasi più lunghe che abbia mai concesso all'altro in sua compagnia. Shouto sa di apparire come il figlio prediletto di un uomo di potere, qualcuno destinato alla grandezza senza il minimo sforzo e non fa né ha mai fatto una colpa a nessuno per averlo creduto a un semplice sguardo e averlo relegato a un ruolo di privilegio senza domandarsi se potesse essere davvero così facile. Razionalmente oltre a essersi interessato poco dell'opinione di chi era quasi meno di un conoscente, ha cercato di ripetersi che avrebbe fatto lo stesso al posto di un altro se non avesse avuto sentore di qualcosa di putrido nascosto nella stanza più segreta di una casa dalle mille porte. Però avrebbe voluto che qualcuno si avvicinasse anche solo abbastanza da sfiorare la verità.
Vorrebbe più di ogni altra cosa che quel qualcuno fosse Hitoshi.
«Quando ci siamo visti la prima volta fuori da qui» pronuncia quindi, gli occhi chiari ancora fissi sulla mano che tiene quella altrui «stavo comprando qualcosa per mia sorella. Io non sono... il tipo di persona che offre regali a chiunque. O che va nelle case di piacere. Non ho mai nemmeno dovuto corteggiare qualcuno, perché— cosa posso offrire?»
Azzarda per un momento ad alzare lo sguardo e trova sul viso di Hitoshi l'incredulità di chi ha appena sentito dire all'imperatore di non avere abbastanza servitori. Il sollievo che prova quando non lo sente ritrarre la mano ma, anzi, stringerla appena di rimando è impossibile per lui da descrivere.
«Todoroki» lo chiama Hitoshi ma lui scuote la testa, mentre d'istinto si morde l'interno della guancia: «Shouto» lo corregge «Todoroki è il nome di mio padre. Non mi piace mi chiamino così.»
«Izuku però ti chiama così.»
«Tu non sei Midoriya.»
Gli sfugge tra le labbra con naturalezza e quasi con stizza, come se si aspettasse di essere ben oltre il punto in cui devono dirsi cose del genere - ma la verità è che lui stesso è stupito di come aver espresso i suoi pensieri con la limpidezza con cui si formano nella sua testa lo faccia sentire più leggero.
«Shouto» concede Hitoshi, lasciando per un attimo da parte la sua puntualizzazione «cosa vuol dire cosa posso offrire? Tu sei... se tu non hai nulla da offrire cosa dovrebbe avere qualcuno come me o Tamaki? Nessuno si aspetta da noi più di quanto il nostro ruolo sottintenda.» gli fa notare, con un piegarsi delle labbra che sa di amareggiato. Shouto si ritrova a scuotere di nuovo la testa.
«Non parlo di beni materiali.» comincia a dire ma Hitoshi lo interrompe bruscamente. Prima che possa realizzarlo, le sue labbra sono sulle proprie. E' un contatto abbastanza breve che non viene approfondito, come se Hitoshi sapesse di non poter tirare troppo la corda o non volesse approfittare della sua sorpresa per spingersi oltre senza sapere se lui lo voglia o meno. Le sue labbra sono morbide contro le proprie e Shouto vorrebbe aver ceduto molto prima.
«Nemmeno io ho mai parlato di beni materiali.» sussurra quando interrompe il contatto e si scosta quanto basta solo a pronunciare quelle parole. Shouto sente ancora la sua mano nella propria e inspira piano, intrecciando le dita con quelle di Hitoshi in modo che è sicuro sembrerà piuttosto goffo. Cerca di non pensarci, quando nonostante la poca distanza cerca i suoi occhi con i propri. Rimangono in silenzio, fronte contro fronte, guardandosi solo in alcuni momenti prima che Hitoshi pronunci piano un «Passa la notte con me.»
Shouto si sente scuotere dentro, come se gli vibrasse l'anima, e sa che non è possibile ma non sarebbe in grado di descriverlo in nessun altro modo.
*
Le mani di Hitoshi potrebbero muoversi con molta più agilità, consapevolezza e conoscenza lungo il suo corpo ma non lo fanno. C'è una lentezza voluta nel modo in cui si spogliano a vicenda o in quello in cui Shouto lascia che, in una certa misura, sia Hitoshi a guidare le sue dita. Quando sono quasi del tutto nudi sul futon che l'altro ha richiesto senza mai lasciare la sua mano, Hitoshi gli promette di fare solo quello che vuole. Si abbandona completamente al desiderio di Shouto senza nemmeno chiedergli cosa implichi o quanto in là voglia spingersi e Shouto si domanda per quanti uomini abbia dovuto fare questo e quante volte si sia limitato ad assecondare il piacere di un'altra persona senza badare troppo al proprio. Non può cambiare il passato e non può cancellare la gelosia che sente dentro, del tutto priva della razionalità che pensa essere tipica di lui.
L'unica cosa che può offrirgli è di essere diverso, di riuscire in qualche modo a comunicargli che per lui è importante quello che desidera e non soltanto soddisfare un bisogno fisico. Così guida le mani di Hitoshi sulle proprie spalle, una alla volta, e passa un tempo lunghissimo a baciarlo. Non sono i baci più disinvolti del mondo e, anzi, per Shouto è difficile capire quanto il suo istinto lo stia guidando nella direzione giusta e quanto no; Hitoshi però gli cinge le spalle e insinua le dita nei suoi capelli, si spinge con il bacino verso di lui quando Shouto gli morde piano il lobo prima e il collo poi, così lui non può far altro che farsi guidare da quelle reazioni.
Gli domanda in poco più di un sussurro se c'è qualcosa che vuole che faccia, di dirgli cosa gli dà piacere. Lo fa senza guardarlo, perché non si fida di se stesso in questo momento, ed è Hitoshi stavolta a guidare la sua mano fra le proprie gambe. Shouto sfiora la sua erezione per un momento ma lo sente farlo andare oltre fin quando le sue dita non vengono spinte leggermente tra le natiche. Shouto capisce e, nel sentirlo inarcare appena la schiena e riversare un gemito nella sua bocca quando fa scivolare un dito dentro di lui con incertezza, desidera dargli tutto ciò che Hitoshi vuole.
Sarebbe pronto, si dice, a veder bruciare Yoshiwara se fosse necessario.
*
Lo sveglia la sensazione di una carezza tra i capelli, come quella di molte, troppe sere fa in cui si addormentò con Kirishima già collassato poco lontano da lui; fingeva di dormire ed era a un passo dallo scivolare nel sonno e si era convinto fosse stata una sensazione, perché ammettere che potessero essere le mani di Hitoshi avrebbe implicato troppe cose.
Apre gli occhi, ora, e vede la figura dell'altro uomo con cui ha appena passato la notte di fianco a lui: la coperta lascia fuori la spalla nuda, mentre le dita della mano gli sfiorano i capelli. Quando si accorge che è sveglio, Hitoshi gli offre il primo vero sorriso da quando si conoscono - nulla a che vedere con l'illusione offerta da Yoshiwara né con la sottile ironia che Hitoshi gli ha sempre rivolto, ora in modo complice e ora in modo provocatorio, forse in attesa di avere da lui la reazione di cui aveva bisogno per capire dove stessero andando con quegli incontri brevi ma quotidiani senza nemmeno essersi promessi nulla.
Quel sorriso è come un fiore sbocciato timidamente lungo una strada dove un po' di neve si porta dietro lo strascico dell'inverno.
Si avvicina piano, Shouto, e gli dà un bacio leggero. Non è meno goffo di quelli della sera precedente, ma si tratta dell’affetto e dell’adorazione più sinceri e diretti che abbia mai mostrato a qualcuno. Hitoshi sbuffa sulle sue labbra e a Shouto sembra che qualcuno finalmente abbia aperto la porta della stanza con tutti i suoi segreti e li abbia dispersi da qualche parte, dove non possono pesargli sulle spalle.
Gli sembra di respirare di nuovo per la prima volta.