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Prompt: Pioggia/Neve
Missione: m3 (week 2)
Parole: 5029
Rating: nsfw
Warnings: incest, slash




Il silenzio all'esterno è totale. La bufera che per giorni si è abbattuta su ogni centimetro della regione, con il vento a ululare come una bestia ferita e a sbattere contro le finestre, si è placata ormai da diverse ore e ha lasciato lo spazio all'immutabilità e all'immobilità di un paesaggio del tutto coperto di neve che finirà con lo sciogliersi lentamente ora che il tempo sembra promettere temperature ancora fredde, ma meno rigide. La notte fuori è serena, ma più di una volta ha visto qualche nuvola che sembra carica di pioggia avvicinarsi, come se il cielo stesse rispondendo a un umore altalenante, indeciso. Yuki non se ne stupirebbe: dei suoi fratelli e sorelle, Ame è senza dubbio quello più incline a lasciare che il suo stato d'animo influenzi il meteo, quasi non fosse del tutto consapevole del ruolo che hanno in quanto signori della pioggia, della neve, dell'oscurità e così via.


Sono giorni che lui si limita a osservare fuori dalla finestra della sua stanza nel palazzo Shiki. La camera al secondo piano è sempre rimasta quella da che ha memoria, oserebbe dire quasi dalla sua nascita o comunque da un'infanzia lontana così tanti secoli da rendergli difficile collocarla in anni precisi ormai. I loro alloggi non hanno mai badato a modestia o spese e ancora oggi basta entrarvi per riconoscerli subito come quelli dei signori: ampi spazi, mobilio dei legni più pregiati, decorazioni lavorate dai più grandi artisti e nei metalli o pietre più preziosi. Certo, ognuno con il suo stile - Yuki non pensa di aver mai visto una camera più diametralmente opposta alla propria quanto lo è quella di Taiyou: un concentrato di... cose molto pesanti e molto appariscenti in cui Yuki non pensa potrebbe mai sopravvivere nemmeno considerando la propria immortalità. Ogni tanto quando la visita ha bisogno poi di tornare alla propria e ritrovare la pace interiore che l'arredamento minimalista e semplice a cui è abituato gli offre. Non è esattamente spoglio, ma essenziale. Abbastanza monocromatico, in effetti. Forse poco interessante per la grande maggioranza della sua famiglia e di certo, una volta, alla base di un senso di inferiorità che non crede se ne sia mai andato davvero ma che pensa sia comunque molto migliorato.


Buona parte dei suoi fratelli e delle sue sorelle agiscono sul tempo atmosferico dall'esterno. Raggiungono un punto in cui sentono di poter fare il loro lavoro nel modo migliore - per alcuni di loro è vicino al mare, per altri sul picco di una delle montagne più alte della regione - e lasciano il proprio potere libero di mutare il cielo e abbattersi sulla terra, qualunque sia la loro forma. Taiyou sostiene che il mare gli dà la sensazione di riflettere e amplificare il calore, per esempio, e dunque in estate è pressoché impossibile trovarlo lontano da lì durante le ore diurne. Sua sorella Yami, invece, preferisce la solitudine delle vette inesplorate, abbandonate. Si concentra meglio, dice, e prova la tranquillità di chi è certo di aver sfiorato tutta la terra con la propria oscurità perché vede che è così. Yuki invece lo fa dalla sua stanza, da cui non riuscirebbe nemmeno a controllare il proprio operato se non fosse che la finestra principale si affaccia proprio sul mondo degli uomini. E dal momento che non ricorda con certezza se la camera sia sempre stata quella, non saprebbe dire se sia stato solo fortunato a finire proprio lì lui che non sente il bisogno di scendere nel mondo mortale per fare il proprio lavoro o se qualcuno sia stato accomodante nei suoi confronti una volta notate le sue abitudini.


In ogni caso, quando l'inverno avanza e le temperature si fanno davvero gelide, lui rilascia il suo potere e fa nevicare. Al contrario di Taiyou e Ame, però, lui non ha mai sentito questo bisogno di scatenare il proprio umore perché in base a questo la neve cadesse più o meno copiosa. Semplicemente, se è necessaria una bufera, lui la scatena; se deve scendere solo una soffice neve silenziosa, lui la rilascia in maniera graduale e costante. Da quanto ne sa e ricorda, anche per Yami è così. Quindi, forse, non c'è davvero qualcosa che non va in lui.


Sua sorella lo ha salutato ormai due ore fa, pronta a discendere sulla cima della montagna mortale perché la notte potesse prendere il posto del giorno. Yuki non ha fatto scendere altra neve dopo la bufera, consapevole che avrebbe portato i livelli di disagio tra gli umani troppo in alto e reso più complicato il lavoro dei fratelli. Oltretutto l'inverno sta finendo e, di conseguenza, deve far sì che la primavera possa affacciarsi timidamente senza troppa resistenza da parte sua. Da una manciata di minuti a questa parte, però, di tanto in tanto in lontananza si sente il cielo borbottare, tuoni distanti che non si capisce se intendano avvicinarsi oppure no. Di solito, quando succede, Ame non è di buon umore.


*


Il rumore di passi pesanti che pestano nel corridoio in legno man mano che avanzano verso la porta della sua stanza sono per lui fin troppo riconoscibili. Non si stupisce affatto, quindi, quando sente volare qualche parola a tono riguardo l'essere lasciati in pace e, poco dopo, la porta viene aperta facendo entrare Ame. Il fratello se la richiude subito alle spalle, facendo schioccare stizzito la lingua tra i denti. In lontananza, Yuki sente il cielo borbottare di nuovo.


«Che rompi palle.» sbotta riferendosi a chiunque abbia (inutilmente) cercato di fermarlo fuori dalla sua stanza. Yuki lo osserva, ancora fermo vicino alla finestra: la cassapanca in legno, con una morbida copertura in stoffa azzurrina lo ha ospitato finora, accolto nella comodità del punto da cui preferisce osservare un mondo che può influenzare ma nel quale si è recato davvero poche volte. Più da bambino che ora, quasi sempre accompagnato da altri. Ame non ha mai avuto una fisicità molto diversa dalla sua, tanto che quando erano più piccoli avrebbero potuto scambiarli per gemelli se solo il loro schema di colori e i lineamenti fossero stati più simili. Arrivati a questa età, fatta di mille e mille anni, entrambi hanno finito con il lasciar crescere i capelli al punto da doverli legare perché non siano d'impiccio, eppure le lunghezze e le acconciature sono completamente diverse. Lo sguardo di Yuki segue la figura del fratello mentre continua a lamentarsi di chi non sa fare il suo lavoro lì al palazzo, filtrando buona parte di quelle parole già sentite in più occasioni - consapevole di come il malumore di Ame sia proprio come un acquazzone estivo: violento, improvviso ma breve.


I capelli scuri di Ame sono lunghi abbastanza perché lui li tenga legati in una coda alta e, anche così, arrivano a sfiorargli comodamente la schiena appena oltre la linea delle spalle. Il nastro di stoffa semplice con cui li tiene su è di un verde completamente diverso da quello dei suoi abiti, che mescolano una sfumatura più scura e forte con una che va lentamente sfociando nel verde acqua. Yuki se lo ricorda bene, quel nastro, perché è stato lui a regalarglielo: era la prima volta che si incontravano, dopo la prima neve che Yuki aveva fatto cadere sul mondo mortale e che quindi lo rendeva ufficialmente adatto al suo ruolo, dandogli quindi la possibilità di incontrare i suoi fratelli. Gli avevano consigliato di portare un dono per tutti loro, qualcosa di pensato che mostrasse la sua buona volontà e il suo impegno nel farsi accettare. Così aveva cercato di scoprire quante più cose possibili su di loro: per Taiyou aveva scelto del cibo, perché gli avevano detto che si occupava di far sì che il sole splendesse alto nel cielo per ore, agevolando moltissime attività per i mortali. Per Yami, una sorella di cui conosceva niente più dell'indole tranquilla e solitaria e delle sue ore sulle cime delle montagne mentre vegliava su un mondo addormentato, aveva scelto un rotolo contenente più di mille poesie e racconti brevi. Per Ame, i cui interessi sembravano impossibili da definire tanto quanto era difficile azzardare un'ipotesi su quanto sarebbe durata la pioggia in base al suo umore, Yuki aveva scelto un nastro semplice ma di buona fattura. E dal momento che gli avevano detto che il colore rappresentativo di suo fratello era il verde, lui aveva scelto una sfumatura brillante che potesse magari rallegrarlo nei momenti in cui il suo umore minacciava di precipitare. Ma si era rivelata la scelta sbagliata non appena aveva visto i suoi abiti e Yuki, pieno di vergogna, aveva cercato di nasconderglielo a costo di ammettere di non aver portato nulla per lui. E poi era scoppiato a piangere. Ma Ame non solo aveva preso il nastro e lo aveva indossato, ma non se lo era mai più tolto.


Il movimento di passi altrui lo distrae da quel ricordo e lo porta a focalizzarsi di nuovo su suo fratello, già dimentico di qualsiasi cosa lo abbia innervosito. I tuoni distanti, per ora, non si sentono più. Ame si lascia cadere seduto sul letto, senza molta attenzione a come le vesti si possano sgualcire se ci si siede sopra in un certo modo e senza assicurarsi di stenderle più possibile. Yuki lo guarda scrutarlo, gli occhi verdi su di sé, prima di vederlo dare un paio di pacche sul letto per invitarlo a unirsi a lui. Sposta le iridi grigie fuori dalla finestra un'ultima volta, portando lo sguardo a scivolare verso il basso: il mondo degli uomini, nel silenzio della notte e ricoperto di neve, dorme ancora indisturbato.


Yuki si alza, si muove lentamente a coprire la poca distanza tra dove sedeva prima e il letto e si adagia con più cura del fratello sul materasso; volta leggermente il busto per poterlo guardare, mentre le mani in un gesto automatico si assicurano di sistemare la treccia in cui sono legati i propri capelli bianchi sulla spalla. «Come stai, fratello?» domanda quindi, pacato e attento, cercando di comprendere da subito se il malumore che sembra sparito fosse dovuto a qualcosa di altrettanto passeggero o se ci sia qualcosa di cui parlare che potrebbe farlo riemergere. Ame lo guarda, inarca un sopracciglio quasi stesse valutando qualcosa sul suo viso, poi sbuffa: «Sono tre giorni che non ci vediamo.» dice, lo fa suonare come un'accusa che però non è mai rivolta a Yuki ma a chi ha scelto di applicare queste regole. Sono infatti pochi di loro a potersi incontrare liberamente - in effetti, solo lui e Yami possono nella maggior parte dei casi. Sua sorella e Taiyou si incrociano pochissimo, per non influenzarsi a vicenda, al di là delle occasioni speciali. Taiyou e Ame stesso sono del tutto incompatibili (caratterialmente, ma anche per cosa comandano e cosa possono scatenare). Yami e Ame hanno un buon rapporto, da quanto sa; coesistono bene, specie nelle notti di tempesta. Lui e Ame... non è che non possano stare insieme. Ma a volte è capitato che la pioggia diventasse grandine quando non avrebbe dovuto, del tutto fuori stagione. E altre la neve è durata troppo poco, rischiando di far sciogliere troppo presto un cumulo sostanzioso abbastanza da rischiare una valanga. Erano molto piccoli, ma Yuki ricorda bene la sgridata a seguito della quale quelle regole sono state imposte anche a lui.


«Odio quando non possiamo vederci.» lo sente aggiungere e gli viene spontaneo abbassare lo sguardo. Sa che non lo sta incolpando, perché Ame è consapevole tanto quanto lui di non poterci fare nulla, ma... gli dispiace. E mentirebbe se dicesse di non sentire la sua mancanza. E' tutto più semplice quando è piena estate e a parte qualche acquazzone passeggero per evitare situazioni troppo gravi nel mondo mortale, né lui né Ame devono fare granché e possono quindi passare insieme tutto il tempo che vogliono. L'inverno e il tardo autunno, invece, sono i momenti peggiori. Gli occhi grigi si soffermano sulla mano di Ame che vede prendere la propria, e vengono poi alzati sul suo viso quando lo sente sbuffare divertito «Hai le mani gelide.» lo prende bonariamente in giro.


«Mi dispiace... con la neve e tutto il resto-» comincia, ma Ame ridacchia e lo interrompe «Non fa niente.» perché d'altronde la temperatura delle sue mani non lo hai mai fermato dal tenergliele, dall'intrecciare le loro dita o dal farsi toccare. Nemmeno una volta.


«Yuki.» lo chiama e lui non riesce mai a rivolgere la propria attenzione a niente e nessuno oltre lui «Mh?» «Posso restare stanotte?» lo sente chiedere ed è sleale da parte sua. Come se Yuki potesse dirgli di no. Come se volesse dirgli di no. Vede Ame muoversi, piegare leggermente il busto in avanti fino ad avere il viso vicino al suo: gli posa un bacio sulla guancia, struscia il naso contro la linea della sua mascella; la sua mano libera, quella che non tiene quella di Yuki, sfiora la treccia e ci giochicchia appena, distrattamente. Yuki inspira ed espira, lentamente. E' un'agitazione a cui non saprà mai abituarsi, non importa quante volte lui e Ame siano vicini a quel modo. Lo sente spostare le dita dalla sua treccia alla sua guancia, i polpastrelli gli sfiorano il viso e la sua bocca è vicinissima quando le punte dei loro nasi si toccano e gli occhi di Ame sono impossibili da non guardare. Uno sbuffo lieve si infrange contro il proprio viso e lui si muove impercettibilmente, strusciando appena la punta del naso contro quella del fratello.


«Resta.»


*

Si baciano a lungo. Non è la prima volta e non sarà l'ultima - è così che hanno cominciato: baci lenti, casti all'inizio per capire se potevano spingersi oltre, se entrambi volessero farlo. Poi lo sfiorarsi di labbra è diventato più audace, più prolungato, uno stuzzicarsi a vicenda a volte. Un titubante tentativo di toccare le labbra di Ame con la lingua, incerto, inesperto. E da Ame sono arrivati i primi morsi leggeri, giocosi. Provocatori, poi. I contatti semplici tra le loro bocche hanno avuto il tempo di diventare più profondi, più completi. Yuki non pensa abbiano imparato insieme, anche se Ame dice di sì; ha la sensazione che le sue non siano le prime labbra che suo fratello ha baciato, ma anche se all'inizio gli causava dei sentimenti negativi che non era capace di gestire, il modo in cui Ame lo adora ha fatto sì lui riuscisse a relegare quelle emozioni negative da qualche parte nella sua testa da cui ormai riemergono molto di rado.


Inaspettatamente, ha capito presto che Ame ama baciarlo più di quanto ami il resto di ciò che fanno. Non che non voglia toccarlo o spingersi dentro di lui, ma il tempo che dedica a baciarlo, tutte le volte che lo fa in ogni possibile occasione ha reso facile comprenderlo. E Yuki non aspettava altro per darsi una scusa e dirsi che lo fa per lui, riuscendo a mettere a tacere l'imbarazzo dato da un carattere timido grazie alla devozione che prova nei suoi confronti.


Le lenzuola sotto di lui sono morbide, carezzano un corpo ormai del tutto privato dei vestiti. Ame è sopra di lui, al momento chino a baciargli il collo, senza mordicchiare la pelle e non perché non voglia ma perché rispetta il pudore che porta Yuki a non volere dei segni evidenti lì dove possono essere visti e dove lasciano veramente poco spazio al dubbio sulla loro natura. In cambio, gli permette di marchiare il suo corpo ovunque Ame voglia: non si è opposto quando lo ha sentito succhiare la pelle nella parte interna del braccio o sul fianco o nell'interno coscia. Ame si allontana dal suo collo e cerca un contatto visivo con lui. Il modo in cui lo guarda gli annoda lo stomaco - vede in Ame l'adorazione e l'amore viscerale che gli dimostra, che Yuki a volte non è sicuro di meritare ma del quale non riesce a fare a meno nemmeno volendo.


L'altro si piega su di lui, lo bacia di nuovo sulle labbra e intanto Yuki sente la sua mano scendere in una lunga carezza contro il fianco, scivolando fino alla coscia, insinuandosi tra le sue gambe e guidando una di esse a spostarsi, allargarsi verso l'esterno. Gli lascia un bacio giocoso sulla punta del naso e poi si sposta, fino a quando Yuki non lo sente tra le sue gambe, le ciocche di capelli sfuggiti alla presa del nastro che li lega a solleticargli la pelle.


Fuori ha cominciato a piovere.


*


Ame lo guida perché Yuki sposti il proprio corpo fino a essere sopra di lui: le gambe a entrambi i lati del suo corpo, Ame si è assicurato che lui riuscisse a distribuire bene il peso sulle ginocchia affondate nel materasso, sebbene non abbia mai smesso di sorreggerlo almeno in parte. Un braccio infatti gli cinge i fianchi, possessivo, addossando i loro corpi al punto che Yuki sente la propria eccitazione strusciare contro il corpo altrui mandandogli scariche di piacere che lo fanno tremare appena. Con la mano libera, invece, Ame sta sfiorando la sua apertura con nessun intento se non quello di stuzzicarlo fino allo sfinimento. Non lo fa mai con cattiveria ma Yuki ha capito che la cosa lo eccita - ed eccita anche lui - perciò non se ne è mai lamentato.


«Ame...» mormora piano il suo bisogno. In risposta sente non solo l'altro morderlo piano lì dove si trova con la bocca, vicino al petto, ma percepisce lo scrosciare dell'acqua fuori a testimonianza di come la pioggia ormai sia molto più fitta di due semplici gocce casuali. Il vento non preannuncia una tempesta, ma Yuki è abbastanza sicuro che di neve domani mattina ce ne sarà ben poca.


Ame sposta entrambe le mani fino a che esse non sono sui suoi fianchi e fa una pressione leggera ma eloquente, invitandolo a scendere lentamente sul membro teso ed eretto. Yuki si piega piano, incerto. Una mano di Ame si sposta dal suo fianco chissà dove, ma in ogni caso è certo che sia per aiutarlo; avverte la punta del suo pene sfiorarlo e avverte, con vergogna e imbarazzo, che il proprio corpo lo desidera nel modo più puramente istintivo possibile. Così continua a calarsi su di lui, sente la punta entrare e si morde il labbro inferiore pur senza fermarsi. La mano sul proprio fianco si stringe, ma non gli fa male; un gemito gli scivola fuori dalle labbra mentre Ame gli entra dentro completamente, quasi tremando di eccitazione, combattendo di sicuro l'istinto di affondare con molta meno attenzione, meno premura. Quando lo sente completamente dentro di sé, Yuki inspira, trattiene il fiato qualche secondo, lo rilascia. Le braccia cingono il collo altrui e vi si stringe addosso, cerca di far aderire i loro corpi più possibile così da non pensare a quello che è ancora un fastidio dentro di lui.


Ame sembra leggere in quel gesto un bisogno specifico e torna ad appropriarsi delle sue labbra, mentre una mano raggiunge la sua erezione e comincia a sfiorarla, lasciandovi carezze lente e lascive, sfregando i punti che sa lo eccitano di più. Yuki non riesce a concentrarsi su nessuna cosa in particolare eppure gli stimoli che gli arrivano sembrano provenire da tutto il suo corpo allo stesso tempo. Ame gli morde piano il labbro inferiore, poi lo succhia e per tutta risposta Yuki si muove d'istinto, si spinge contro di lui, contro la sua mano. La sente andare su e giù per tutta la propria lunghezza, ma sente anche il membro di Ame dentro di sé, impaziente.


«Ame...» mormora piano, staccandosi di poco dalla sua bocca, socchiudendo gli occhi per trovare quelli verdi di suo fratello, carichi di un desiderio che non gli è estraneo ma che gli chiude lo stomaco in una morsa forte e improvvisa ogni volta. Yuki lo sa bene che ad Ame piace sentirlo chiamare il suo nome come una preghiera. Non gli ha mai negato nessuna attenzione, non ha mai espresso il piacere che prova quando lo sente remissivo e molle tra le sue braccia, non ha mai detto di volerlo impotente sotto di sé. Lo rispetta troppo e questo Yuki lo sa. Però diventa evidente in alcuni momenti come l'eccitazione dell'altro aumenti in base ad alcune cose che dice, che fa. E se Ame prova per lui un'adorazione così totalizzante da non fargli chiedere di più, Yuki è ben disposto a donarglielo senza bisogno che gli venga domandato - il silenzio è sempre stato una cosa naturale per lui, comprendere semplicemente osservando è sempre stato il suo modo personale di riuscire a comunicare anche quando la timidezza glielo rendeva molto difficile. Se non potesse farlo per Ame, se non riuscisse a capire i suoi desideri e dare in cambio anche solo un briciolo dell'amore e della devozione di suo fratello verso di lui, sentirebbe di non meritare nulla di quanto gli viene offerto.


«Ame, per favore...» mugola piano, spingendosi con il bacino verso di lui, causando non solo la frizione tra il proprio membro e la mano dell'altro ma anche un movimento che porta lo stesso Ame a spingersi un poco dentro di lui. Lo sente soffocare un verso nella gola ma il braccio intorno alla sua vita stringe di più. «Ame...» lo chiama ancora una volta e capisce, quando sente un tuono improvviso in lontananza, che suo fratello ha appena raggiunto il limite di sopportazione. Le sue dita abbandonano la sua eccitazione, un sacrificio con cui deve fare i conti per sentirlo stringerlo in modo molto più urgente e possessivo. La prima spinta non arriva inaspettata, ma questo non gli impedisce di sentire una scarica di piacere improvvisa mentre Ame scivola fuori e poi affonda di nuovo dentro di lui. La posizione in cui sono, poi, rende la presenza dell'altro impossibile da ignorare, totale e assoluta.


«Yuki» lo sente pronunciare contro il suo collo e lo sente mordere, forse un po' più forte di quanto avrebbe fatto razionalmente, ma glielo perdona perché lui stesso sta perdendo di lucidità in maniera definitiva ora che le spinte cominciano a farsi più frequenti, il ritmo più veloce. Non è ancora febbrile però, e sa anche perché: Ame sta cercando un punto preciso contro cui andare, sta cercando il modo migliore di offrirgli più piacere possibile e Yuki sa che non impiegherà troppo a trovarlo e spera che sia così perché non pensa di poter resistere ancora a lungo. E, soprattutto, vuole che Ame abbia il completo controllo del suo corpo, che lo modelli a suo piacimento. Vuole concederglielo al cento per cento, dimentico del fatto che non dovrebbero ancora essere così vicini perché l'inverno non è ancora finito, di quanto si influenzino facilmente perché incapaci di stare lontani ogni volta che si trovano nella stessa stanza, di non guardarsi e non toccarsi e non desiderarsi.


Scioglie appena l'abbraccio e porta una mano vicino alla sua nuca, insinuando le dita tra i capelli scuri ancora legati, risalendo in piccoli tocchi casuali fino a sentire la consistenza del nastro che li lega. Scosta il viso per guardarlo, per cercare di nuovo un contatto visivo che Ame non gli nega, una muta risposta positiva a una domanda altrettanto tacita; Yuki prende un'estremità del nastro e tira, lentamente, sciogliendone il nodo prima e l'intreccio poi, fino a districarlo completamente e a lasciare libera la chioma color cioccolato di scivolare sulle spalle del fratello. Lascia andare il nastro, consapevole che lo ritroveranno comunque tra le lenzuola dopo, e le dita si infilano tra i capelli in carezze lievi, lente. Senza alcun preavviso e con un movimento repentino, Ame tira appena i suoi - che non ha mai sciolto dalla treccia invece - quanto è sufficiente a richiamare la sua attenzione e a fargli sfuggire un gemito tra le labbra, oltre che ad appropriarsi della sua bocca in un bacio che non ha nulla da spartire con la cura, l'affetto e l'adorazione che ha per lui. E' un bacio passionale, famelico quasi; si porta dietro quella parte della sua indole capace di scatenare una tempesta in pochi secondi, di rendere inaffidabile una giornata di pioggia perché non si sa mai se è destinata a finire presto e senza troppi danni o a scatenarsi fino a ingrossare i fiumi e far cedere le dighe. Non gli dà quasi tempo di respirare, eppure Yuki lo vuole esattamente così. Stringe la presa sulle ciocche dei suoi capelli che gli sfuggono tra le dita, non tanto quanto fa il fratello ma abbastanza da dirgli di continuare, di stringere ancora di più se vuole ma senza bisogno di dover parlare e interrompere un bacio che dice molto più di quanto Yuki sarebbe mai in grado di articolare.


Quasi non si ricorda dell'intento nascosto dietro le spinte lente di Ame finché un'ondata di piacere non lo fa boccheggiare, un gemito forte che si riversa nella bocca dell'altro. L'erezione di Ame dentro di lui si fa più ingombrante, più tesa. E Ame stesso lo stringe quasi si aspettasse di vederlo scappare, quando Yuki vorrebbe solo ripetere come una cantilena ancora, fallo di nuovo, spingi di più.


«Ame» ansima sulla sua bocca, socchiudendo gli occhi che non si era accorto di aver richiuso e trovando uno sguardo che lo eccita «Mh?» sente provenire dall'altro, e non sa se è per provocarlo, perché davvero vuole sapere cos'abbia da dire o se Ame non si fidi ad articolare più di un monosillabo. Ma a che pro? Ormai sono mossi da un piacere a cui non possono rinunciare, nessuno dei due, e fuori i tuoni borbottano in lontananza e il rumore della pioggia è così forte a causa di tutta l'acqua che sta venendo giù da far sembrare di essere sotto una cascata anziché sotto un cielo che risponde allo stato d'animo di suo fratello.


«Lo sai.» mormora piano, ottenendo in risposta un «Voglio che me lo dici.» dal suono quasi crudele per chi è stato viziato a non dover chiedere o, almeno, a poterlo fare in mille modi diversi dall'uso delle parole - con un gesto, con uno sguardo, a volte persino con un regalo. Adesso però non può usare niente di tutto questo. Inspira, fa per nascondersi con il viso contro il suo collo ma vi lascia un bacio timido, quasi fuori posto quando si considera che suo fratello sta facendo sesso con lui. Che ha fatto sesso con lui un numero di volte incalcolabile quasi quanto le loro età precise. Bacia, accenna qualche tocco di lingua, sfiora con i denti ma senza mordere. Risale piano, sulla mascella, poi devia verso l'orecchio. Succhia il lobo e lo sente stringerlo di più, mugugnare qualcosa, muovere il bacino. «Spingi.» gli sussurra, se per provocarlo o per pudore (nemmeno ci fossero mille occhi e mille orecchie in quella stanza in cui si trovano) non lo sa nemmeno lui «Dentro di me.» continua «Più... più forte.» azzarda e vorrebbe osare e dirgli più veloce ma non ne ha il tempo, la voce gli muore in gola quando Ame effettivamente spinge dentro di lui come richiesto e tocca la sua prostata.


Da lì è impossibile capire più molto. Yuki sente solo un piacere immenso - ogni volta che Ame affonda dentro di lui o che il proprio membro sfrega contro il suo stomaco o mentre Ame lo bacia e sembra non aver bisogno di altro. Forse non ne ha. A un certo punto Yuki dimentica anche di abbassare la voce, dimentica il pudore. C'è solo Ame dentro di lui, Ame che gli sussurra all'orecchio parole che in qualsiasi altro momento lo farebbero arrossire così tanto da obbligarlo a nascondere il viso. Invece Yuki ora sente anche di muoversi con lui, di cercare sempre più contatto, quasi fosse fisicamente possibile avere più di quello. Non controlla i gemiti, esattamente come non controlla i suoi desideri.


Ame dà un'ultima spinta poderosa, profonda. E lui sente il calore dentro di sé e riesce finalmente a raggiungere un punto tale del piacere da sentire le orecchie ronzare e la mente annebbiarsi, incapace di focalizzarsi su una qualsiasi cosa oltre l'orgasmo. Ha la vaga percezione di Ame spingere ancora una, due, tre volte dentro di lui e poi rallentare il ritmo piano, fino a fermarsi. Resta dentro di lui, la stretta attorno al proprio corpo fa quasi male, i corpi sudati e sporchi di sperma all'altezza dei loro stomaci.


E' confuso il momento in cui Ame fa sì che entrambi si ritrovino stesi, ma è palpabile invece quando esce da lui e qualcosa esce da lui. Sente la mano dell'altro muoversi per scivolare sul suo fianco e pulirlo, in una lenta premura che Yuki non è mai riuscito a impedirgli - a volte chiedendoglielo, ma ritrovandosi a scontrarsi con la testardaggine di suo fratello, altre tradito dalla stanchezza e dal sonno. Stavolta sente che non sarà diverso, ma gli si stringe addosso cercando calore, più che premura. C'è tempo, per quella.


Lo sente posargli un bacio sulla fronte sudata e socchiude gli occhi, un sospiro beato.


«Ame...?» mormora piano, stanco. Sente le sue dita sfiorargli la schiena in una carezza lenta e che si ripete, facendolo sciogliere più di quanto non sia già «Resta con me.» chiede, in un modo diverso da prima - non è il bisogno di unirsi come hanno appena fatto, ma la necessità di averlo lì al risveglio.


«Sempre.» gli risponde lui. Mentre scivola nel sonno, distrattamente sente il rumore della pioggia farsi più lento e cullarlo.


*


Si risveglia con lo stesso rumore. Quando apre gli occhi con lentezza, il corpo molle, pulito e coperto dalle lenzuola con cura la prima cosa che vede è il volto di Ame rilassato e addormentato. I capelli scuri sono rimasti sciolti, sparpagliati sul cuscino; è girato verso di lui e lo stringe in un abbraccio morbido. Il respiro regolare riflette la cadenza delle gocce di pioggia fuori dalla finestra che Yuki non può guardare se non girandosi. Non lo fa, per non svegliarlo e per godersi la rara vista di suo fratello dormiente - quando stanno insieme a quel modo, quando si uniscono con il sesso, Ame non si fa quasi mai trovare addormentato. E' uno spettacolo raro e prezioso.


L'odore della pioggia (l'odore di Ame) gli solletica il naso, portando con sé l'umidità e quel vago sentore di terra ed erba bagnate. Di sicuro, fuori, domani non ci sarà più neve.


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