Apr. 5th, 2025

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Prompt: Three Spidermen

Missione: M2 (week 5)
Parole: 631
Rating: gen
Fandom: originale

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Akemi doveva ammettere almeno a se stesso - e a Izumi, forse, gli altri potevano tutti implodere se avessero anche solo osato chiederglielo - di avere un trigger piuttosto importante riguardo le persone con lo stesso aspetto. Dopotutto la sua storia personale, di cui erano al corrente solo Izumi in quanto migliore amico e Reiji in quanto boss del gruppo, non era stata generosa in questo senso. Se però lasciava da parte il proprio vissuto, non poteva non rispondere alla situazione attuale esattamente come stava facendo: abbarbicato sulla poltroncina del salotto del ritrovo dei Sohma, con le gambe penzoloni da uno dei braccioli morbidi e la schiena poggiata contro l'altro - e non senza un comodo cuscino nel mezzo - e per finire una fantastica scatola di cioccolatini poggiata ad altezza stomaco. Continuava a prendere un bonbon alla volta, gustandoselo, muovendo di tanto in tanto la mano per andare a recuperare la tazza di tè sul tavolino basso poco distante.


Lo spettacolo offerto? Tutto merito dei gemelli (a ben pensarci gli pareva sempre più evidente che il karma lo stesse prendendo per il culo, ma decise di lasciar stare), ma soprattutto di Kei. La piccola bastarda - con affetto, sempre - e il suo stramaledetto potere illusorio avevano appena creato la situazione più esilarante di tutte: Shinya, vittima sacrificale perfetta perché troppo pura per potersi davvero arrabbiare, guardava basito un altro Shinya... che guardava quasi annaspando un terzo Shinya. Per il bene della propria psiche, Akemi decise che li avrebbe chiamati Shinyan, Shinyap e Shinyahahah. Ma solo perché lui era ancora più stronzo di Kei, che almeno lo faceva per dell'ingenuo divertimento.


Dopo la prima comparsa a tradimento, la situazione che si era creata e ancora non accennava a cambiare era una di stallo: i tre continuavano a guardarsi, un po' nella disperazione di chi non capisce perché tutto ciò stia succedendo e un po' perché forse a furia di guardare altre persone identiche a sé una crisi esistenziale veniva per forza. Se non si era abituati o se, come Shinya(n) si era composti per il novanta per cento di pura ansia - personale, sociale, Akemi supponeva l'altro avesse fatto un po' l'en plein. 


Kei in tutto questo ridacchiava, assicurando al povero Shinya(n) che «Ma guarda che ci sono un sacco di lati positivi! Per esempio» iniziò e Akemi capì che questo punto specifico non voleva davvero perderselo «un giorno vuoi stare a riposo dal lavoro? Ci pensa uno di loro.» sottolineò, incredibilmente pragmatica. Hotaru, suo fratello, stava cercando forse di suggerirle che se non avesse fatto venire meno l'illusione al poveretto sarebbe venuto un colpo - beh, pensò Akemi, in quel caso sparirebbero comunque e sapremmo chi era l'originale


Ebbe la decenza di non dirlo ad alta voce.


L'unica vera incognita a cui nessuno aveva pensato, purtroppo, era Shinobu nella sua totale follia incomprensibile persino per Akemi. Capì che era troppo tardi quando lo vide bloccarsi sulla soglia, notare i tre Shinya e sorridere come se gli avessero appena messo di fronte una montagna di giocattoli e lui avesse cinque anni - Akemi sosteneva strenuamente che il suo cervello non fosse molto più grande di età rispetto all'impressione che dava quella sua faccia in quel momento, ma Reiji non sarebbe stato entusiasta di sentirglielo dire.


Shinobu si avvicinò, piazzandosi in mezzo ai tre e senza alcun preavviso, passò da uno all'altro per posare loro un bacio sulla guancia; prima che potesse farlo anche col terzo, quello si accovacciò a terra piazzandosi le mani in faccia con un «Aaaaaaaaah» di evidente morte interiore.


Akemi sbuffò: «Che noia, così è troppo facile. Fallo di nuovo con Rokuya.»


Il medico, dall'angolo della stanza, si limitò a un sorriso mite che ad Akemi ricordò più quello di un assassino pronto a sgozzarti: «Ripensandoci, no.»


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Prompt: Disaster Girl

Missione: M2 (week 5)
Parole: 691
Rating: gen
Fandom: originale

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Era vero che ad avere il nemico in casa, senza sapere che fosse all'effettivo un nemico, si finiva con il dimenticare le cose basilari. Importava poco essere stati addestrati - e non nel più gentile dei modi, a dirla tutta - a saper riconoscere alcuni segnali evidenti all'occhio di un assassino esperto: la violenza, la propensione all'uccisione e alla distruzione, non erano qualcosa che si acquisiva del tutto randomicamente e da un giorno all'altro. Si trattava di indole, di qualcosa che in realtà si poteva insegnare solo fino a un certo punto: la grande differenza tra chi assassino nasceva e chi era solo addestrato per diventarlo, era proprio come gestiva il dopo. Il dolore, la disperazione, il senso di colpa.


I Sievert avrebbero dovuto essere perfettamente in grado di riconoscere il caos in terra quando lo avevano di fronte, eppure i Sasahara erano particolari: cinque fratelli e una sorella che non sarebbero potuti essere più distanti dal loro ambiente di assassini - o di ability user, anche, considerato come ben quattro su sei ne fossero del tutto sprovvisti. I loro caratteri per lo più pacati e socievoli, oltre al loro modo incredibilmente sano di essere una famiglia unita, aveva messo in secondo piano dettagli che sfuggivano se non li si teneva volutamente in testa: Hiyori, che pur essendo un medico - o forse perché medico? - aveva dimostrato di poter paralizzare una persona con la semplice pressione sui punti giusti del corpo. Oppure Jun, che nessuno credeva potesse essere più forte di Hiyori nel combattimento corpo a corpo finché non gli era stato dimostrato.


Eppure... nessuno aveva mai sospettato di Tarja, l'unica sorella.


«Tar...» chiamò piano Hiyori, osservando lo spettacolo assurdo che si stagliava davanti agli occhi di tutti loro. Gli altri fratelli, come anche alcuni dei Sievert, osservavano piuttosto increduli - almeno emotivamente, loro e le poker face non richieste - quella casa in fiamme dove i vigili del fuoco stavano prontamente agendo, cercando di domare le fiamme più velocemente possibile. Il lungo idrante giallo si srotolava fino alle mani degli addetti ai lavori, puntato verso la costruzione. 


«Ma quando è successo, esattamente.» pronunciò Elias, sebbene la sua espressione non fosse del tutto turbata, ma più un mix che sembrava dire al tempo stesso "non ho capito ma bel fuoco" e "lo voglio davvero sapere? No", rimasto scottato - pun intended, avrebbero detto alcuni - da esperienze passate da cui l'unico insegnamento possibile da cogliere era che a volte non fare domande era meglio.


Tarja guardava la casa a sua volta, difficile capire dal suo viso cosa le stesse passando per la testa in questo momento: «E' stato improvviso.» cominciò poi a parlare, guadagnando in un attimo l'attenzione di tutti gli altri, chi vicino e chi alle sue spalle «Stavo tornando dalla spesa con Kaoru. Voglio dire, Xylia mi chiede di darle una mano, chi sono io per dirle ma di no? E poi a me fare la spesa piace.» puntualizzò «Comunque» riprese il filo del discorso «questi tipi si avvicinano no. Palese volevano rimorchiare. Che va bene, cioè, io lo capisco: io e Kaoru siamo tanta roba.» disse, senza falsa modestia. Non che nessuno se la sentisse di contestare: i Sasahara dovevano avere un evidente patto genetico col diavolo e quello era assodato.


«Ma a parte che fischi a tua madre» continuò Tarja, con la delicatezza che la contraddistingueva sempre «però come ti permette di toccare il culo a mio fratello. E sapete cosa mi hanno risposto?! "Pensavo fosse una ragazza". Cioè e quindi scusa, se te ne accorgevi palpavi solo il mio?!» sbottò guardandoli tutti per un attimo prima di tornare poi alla casa in fiamme «Ringraziasse che non avevo niente per tagliargli la mano.» borbottò offesa.


Tutti si scambiarono un'occhiata, ma solo Elias ebbe il coraggio di chiedere ciò a cui tutti stavano pensando: «Sì, okay, ma nel senso... tu non hai un'abilità di fuoco. Cos'è, gli hai acceso un fiammifero sotto le fondamenta e gli hai bruciato casa a mani nude?» ironizzò. Poi la vide: Tarja che si voltava lentamente, le fiamme alle sue spalle, le labbra piegate in un sinistro e soddisfatto sorriso.


Mai. Fare. Domande.


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Prompt: Three Headed Dragon

Missione: M2 (week 5)
Parole: 597
Rating: gen
Fandom: originale

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«Tanto per cominciare» pronunciò snervato «io vorrei capire a chi cazzo è venuto in mente di fare questa cosa.» sbottò Elias, mentre per poco non si ammazzava infilandosi un calzino - meno male che doveva pure essere antiscivolo, sennò come minimo sarebbe morto in uno dei modi più stupidi del mondo dopo lo strozzarsi con la propria saliva e pochi altri. 


Al suo fianco, anche Rikiya non sembrava per nulla entusiasta: «Senti bro» cominciò «non sono più felice di te, okay? A parte che comunque non ho capito perché io dovrei fare proprio la testa stupida delle tre!» obiettò, infilandosi la manica mancante così da concludere parte della sua vestizione e tirare su la zip all'ultimo quando sarebbe stato quasi ora di "andare in scena". Guardò gli altri due, come anche le persone presenti per aiutarli a vestirsi nel momento in cui il costume stesso avrebbe reso difficile usare bene le mani, aspettandosi che qualcuno gli desse man forte; gli sguardi su di sé gli suggerirono che forse tutti sapevano esattamente perché fosse toccato a lui: «EHI.»


«Comunque» Elias gli parlò sopra senza troppa grazia, puntando gli occhi chiari su i due Sasahara intenti uno ad aiutare Nikolai che tutto contento si stava persino facendo sistemare i capelli con una forcina a forma di drago e l'altro in procinto di recuperare i copricapo per tutti e tre. Quest'ultimo - Jun, il maggiore di tutto quel branco di fratelli - sorrise serafico in risposta, aspettando che Elias finisse: «Posso dire "che idea di merda"? CHE IDEA DI MERDA.»


Jun non diede segno di essere troppo sconvolto ma, d'altronde, non lo era mai. Sembrava davvero che nemmeno la sfuriata più aggressiva del mondo potesse davvero farlo sentire minacciato o farlo arrabbiare di riflesso. Anche in questo caso si limitò a sorridere dicendogli: «Per rispondere alla tua domanda del perché abbiamo pensato di farlo: perché così i bambini si divertono.» diede come semplice risposta, recuperando il copricapo per Elias e piazzandoglielo in testa senza troppe cerimonie e un «Su, zio Elias.»


*


Avrebbe voluto urlare, con quella puzza di gomma bruciata nel naso e il sudore a imperlargli la fronte... ma doveva dare atto a Jun che si sarebbe sentito una persona orrenda a far piangere uno dei bimbi Sievert - o forse temeva che se lo avesse fatto, poi Xylia lo avrebbe ucciso. Dolorosamente.


«Signor drago, signor drago...!» lo chiamò uno dei bambini e a questo punto se doveva calpestare la sua dignità sarebbe stato il cazzo di drago migliore del mondo. O almeno: la testa di drago migliore del mondo.


«Giovanotto!» fece la voce grossa, piegandosi in avanti «Ti sembriamo uno?»

«Ooooh...» il coro dei bambini quando anche le altre due teste iniziarono a muoversi «Ebbene siamo tre, ma siamo uno.» commentò la testa di Nikolai «Ma siamo pure tutti diversi eh!» aggiunse Rikiya, quasi a volersi discostare da questo disagio. Nel pezzo di costume condiviso, Elias gli pestò il piede, ottenendo un ululato poco dragonico, ma... succedeva. Il bello della diretta.


«Io sono Lai» improvvisò Nikolai «la testa intelligente!»

«Io sono Sal, la testa del coraggio!» lo seguì Elias, giusto per reggere un copione che era già morto dieci righe fa; Rikiya, dopo aver smesso di ululare, cercò di riprendere il filo chinandosi in modo che da davanti la sua faccia di drago stupida fosse più vicina ai bambini: «Io sono Riya! La testa buffahAHAHAHAHAH» 


Elias avrebbe voluto dirgli che al massimo era una testa di cazzo (dragonico), ma sospettò di non voler essere la ragione della prima parolaccia pronunciata in gruppo dai bambini. Non con Xylia presente, almeno.


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Prompt: They’re the same picture

Missione: M2 (week 5)
Parole: 628
Rating: gen
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La cosa stava senza alcun dubbio sfuggendo di mano.


Non c'era altro a cui potesse pensare Heise mentre la tragedia si consumava nell'ampio salotto di casa Sievert. Avrebbe voluto poter dire che in fondo non succedeva mai, che dopo i pasti consumati rigorosamente insieme - su espressa richiesta di Xylia, giustificati a non presenziare solo per cause di forza maggiore (la morte?) - ci fosse solo la calma del riposo pomeridiano. Invece la dura realtà era che in casa Sievert Heise difficilmente assisteva a quella calma, specie agli orari dei basti o subito dopo, proprio perché essere tutti nella stessa stanza evidentemente creava dei grossi squilibri nel karma o qualunque altra Forza aleggiasse intorno a loro.


Seduto sul divano, Lawrence Hamilton con il suo sorriso allegro e l'espressione contenta di chi anche a quarant'anni passati si sentiva un ragazzino dentro, sembrava il ritratto del relax: tranquillo nella postura, giusto un poco incuriosito nel tenere gli occhi verdi sulla figura dell'uomo di fronte a lui che non sarebbe potuto essere più diverso. Freyr Sievert non era famoso per la calma, quanto più per la sua ansia e i suoi traumi esistenziali; narravano le voci di corridoio che niente più di un trauma radicato avrebbe mai potuto convincere altrimenti una persona sana a prendersi un pappagallo urlante come Jack. Fuori dalle sue crisi, tuttavia, Freyr era un uomo capace di grande pacatezza, forse di indole un po' timida perfino; minore di due - ah no, tre - fratelli, non era la prima volta che Lawrence metteva la sua calma a dura prova.


Non si trattava di cattivo sangue a scorrere tra i due, no. Il problema era che Lawrence, spirito libero e anima candida, spesso andava fin troppo con il flow perché un uomo angosciato come Freyr potesse tollerarlo. 


«Allora» riprese Freyr, massaggiandosi un poco le tempie prima di recuperare i due fogli che aveva in mano prima e che per disperazione aveva posato, ponendoli di nuovo all'attenzione dell'inglese: uno dei due raffigurava l'immagine di un cucciolo di pastore tedesco, un batuffolo di carineria che nemmeno la persona più brutta del mondo - e in quella stanza ce ne erano diverse a poter concorrere per il titolo - avrebbe potuto non considerare adorabile. L'altro foglio invece era chiaramente una foto di qualche anno fa, ma la faccia da cazzo di Siegfried Sievert sarebbe stata impossibile da confondere con quella di chiunque a parte lui - soprattutto per non offendere nessuno. 


«Voglio che le guardi» continuò Freyr, cauto «bene.» calcò un poco la parola «Possibilmente con gli occhi quelli veri, non con gli occhi del tuo affetto assolutamente mal riposto.» aggiunse esasperato «E vorrei che mi dicessi la differenza tra questa» e alzò appena la foto con il cucciolo «e questa.» conclude alzando un poco quella con Siegfried. Lawrence le osservò di nuovo, prendendosi il suo tempo come se quella non fosse la terza volta che succedeva questo teatrino nell'arco di venti minuti. Alla fine sorrise contento: «Nah» decretò «sono la stessa.»


Un verso frustrato uscì tra le labbra di Freyr; Irina si cappottò quasi dalla poltrona, mentre Jack si univa al disagio cominciando a svolazzare urlando per il salotto. Siegfried nemmeno era presente, ma Heise sentì uno sbuffo al proprio fianco e nell'inquadrare la figura di Leon si rese conto che sorrideva e guardava non i due interessati, né chi faceva casino intorno a loro. Seguendo la linea del suo sguardo si accorse di Tatsuya e del suo far il segno "okay" con il pollice all'indirizzo di Lawrence, rimanendo comunque alle spalle di Freyr per non essere visto.


Quando sentì Leon sussurrare un divertito «Che pezzo di merda.» quasi fosse invece un complimento, Heise capì. Ed ebbe un po' di pena per Freyr, in effetti.


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Prompt: Confused Lady

Missione: M2 (week 5)
Parole: 3298
Rating: gen
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Warnings: solo il nonsense dell’annuale fic celebrativa di squadra.




Il covo degli Archivisti era un luogo su cui le dicerie erano tante quanti i loro archivi - e una delle leggende in questione, dopotutto, parlava proprio di questi ultimi: labirinti di scaffali, scaffali, scaffali... al punto tale che si diceva qualcuno si fosse perso nella profonda cultura che si respirava anche solo stando lì. La Storia, quella con la S maiuscola. E come le più Marzulliane domande... era forse l'attesa dell'archivio l'archivio stesso?


Eppure, c'erano anche voci sinistre su quel luogo. C'era chi avrebbe potuto giurare fosse in continua mutazione e a un certo punto le storie che si raccontavano su quel posto erano talmente tante che era divenuto impossibile distinguere la verità dalla menzogna. A onor del vero non si trattava sempre di elementi sinistri: per esempio c'erano Arricciaspi-- Arrostici-- Arciaruspici tra cui serpeggiavano ricordi di corgi dalle corte zampe ma dal grande cuore. Corgi coraggiosi, partiti per un road trip che li aveva portati ai confini del mondo (o alla fine di una storia, nessuno ormai lo sapeva più con certezza). Testimonianze ormai perdute nel tempo, senza che nemmeno un Archivista (o quasi) potesse più risalire a quelle fonti, riportavano di mucche bionde la cui capigliatura al vento avrebbe rappresentato un segnale di buon auspicio.


Tuttavia, c'erano anche infausti episodi indissolubilmente legati a queste figure. La piccola Rya non ne aveva sentite molte fino ad allora, specialmente quando aveva firmato per unirsi a uno degli organi di Alorea - qualcuno, quando la sua assegnazione era stata annunciata, aveva sussurrato incauto "povera ragazza... dopo l'incidente dei pescipene, così giovane..." - ma forse la caparbietà, forse l'incoscienza della gioventù, forse ancora il non sapere cosa mai fosse un pescepene (beata innocenza!)... o forse l'aver ormai firmato col sangue e dato in pegno un pezzo di anima, non si era fatta scoraggiare.


Così, ora, si trovava di fronte alla porta della sede degli Archivisti. A un primo sguardo, l'edificio dall'esterno sembrava sorprendentemente normale: ampio, il che non stupiva se davvero conteneva un labirinto di scaffalature, dall'aria pulita e curata. Uno spazioso giardino, con alberi potati e fiori lì lì per sbocciare ora che la primavera era arrivata. Il lato opposto a quello di entrata, per quanto non si vedesse del tutto da lì, sembrava ospitare una... torre. Rya non fece in tempo a interrogarsi sulla natura di quella costruzione che la porta si aprì, mostrando una persona.


«Ah! Tu sei quella nuova, sì?» si sentì chiedere dalla donna davanti a lei, sebbene fosse molto difficile mantenere l'attenzione completamente sulla sua espressione a giudicare dal catboy che le stava attaccato alla gonnella. Silenzioso, un po' timidino, ma di sicuro non dall'aspetto minaccioso. Rya non poté fare a meno di chiedersi se fosse una mascotte o l'animale domestico degli Archivisti - o forse ognuno poteva avere il proprio? Avrebbe dovuto indagare.


«Sì, sono Rya» si presentò «è la prima volta che mi unisco a una causa come questa, spero di fare del mio meglio.» aggiunse, incontrando il sorriso rassicurante della donna mentre questa si faceva da parte e le rispondeva con un entusiasmo: «Ma sì, ma sì, vedrai! Io sono TheUnlikelyOne, prima del suo nome, 42ShadesOfHyena, nata dalla polvere di stelle di Cigno, mezza Hyoga e mezza Xena.» si presentò. Dovette capire dallo sguardo confuso (disperato? Perplesso?) di Rya che forse, ma solo forse, era un po' troppo lungo da chiamare. Se fosse servito per salvarla dalla caduta da un dirupo? Avrebbe fatto in tempo a resuscitare e cadere due volte per essere salvata la terza.


«42 o Shades andrà benissimo.» aggiunse dandole una pacca sulla spalla una volta che Rya ebbe varcato la soglia, chiudendole la porta subito dietro. Quella cigolò, come nei peggiori film horror, ma Shades le fece l'occhiolino: «Tranquilla, è per fare scena. Così sembriamo un covo figo.» commentò, iniziando a farle strada.


La prima area dove la portò fu la cucina, forse per darle modo di bere qualcosa dopo il lungo viaggio: nella stanza, molto spaziosa e luminosa, c'erano due persone. Intente a parlottare tra loro con la stessa pacatezza con cui due amiche potevano prendere insieme tè e biscotti - cosa che era effettivamente presente al tavolo della cucina - Rya colse uno stralcio della loro conversazione: «Ma quindi» stava chiedendo una delle due, un poco confusa «ho capito che Shinichi e Kaitou sono cugini e quindi adesso arriverà la polizia di twitter sotto tutti i profili di quelli che li shippano... ma in Giappone non è un problema.» specificò, con l'aria stanca delle persone che hanno vissuto troppe battaglie e adesso sono troppo vecchie dentro per prendervi ancora parte.


«Eh!» esclamò l'altra, chiaramente sulla stessa lunghezza d'onda «Ma poi io ho i vecchi millenari ma uno sembra un ragazzino di quindici anni. Che vuoi che siano due cugini.»

«Comunque ancora non riescono ad andare in trend come la Odazai ogni tre mesi.» confermò l'altra con aria saggia, bevendo un sorso di tisana o tè che fosse quello nella piccola teiera di ceramica poco distante.


Fu in quel momento che Shades si inserì: «Morale è bello ma lercio è meglio, ragazze, io lo dico sempre!» esclamò, indicando alle due Rya quando portarono entrambe lo sguardo sulle due sulla soglia della cucina: «Lei è la nuova Archivista! Le sto facendo fare il giro, sapete, per conoscerci e vedere com'è il posto e soprattutto insomma, con le voci che girano...» lasciò intendere il resto.


Rya, un'anima candida, la guardò fraintendendo il senso di quella frase lasciata a metà: «Non vi preoccupate, io non ascolto troppo i pettegolezzi...» tentò di risollevare il morale, sebbene fosse un po' confusa, non capendo se fossero effettivamente dispiaciute della fama che precedeva il loro gruppo oppure no. Shades rise: «Ah ma sono tutte vere eh! Ma siamo anche normali ogni tanto.» assicurò come se non ci fosse proprio nulla di cui preoccuparsi.


«Io sono Sidra» si presentò l'Archivista con in mano la tazza con la tisana «lavorando qui ogni tanto potresti avere un gatto che ti dà testate alla mano... è tutto normale. Vuole partecipare.» assicurò pacata, aggiungendo un «Ogni tanto una mano in più fa bene.»


«Vuless 'a maronn.» commentò l'altra ragazza, annuendo con aria quasi solenne, prima di presentarsi a propria volta «Io sono Shiroi! Di solito mi occupo delle tabelle.» spiegò, sebbene Rya non avesse idea di quali tabelle fossero. Immaginò si trattasse di qualcosa che nel suo ruolo di Archivista avrebbe appreso presto e quindi si limitò a un cenno affermativo del capo, ascoltandole parlottare un po' tra loro e accettando il tè con i biscottini quando le venne offerto.


Stava giusto iniziando a capire in quali credenze fosse il cioccolato, quando una figura ammantata dalla bandiera francese apparve sulla soglia della cucina; un quaderno sottobraccio, una penna in mano, era chiaro fosse venuta per una tra Shiroi e Sidra, ma la sua attenzione fu catturata proprio dal nuovo viso tra quelli presenti.


«Bonjour!» salutò prima di cominciare a riportare alle altre: «Allora, ho quasi mille parole di M2, poi ne ho scritte anche duemilaseicento, mille e quattrocento, seimila e cinquecento...» iniziò a elencare, sfogliando febbrilmente le pagine del quaderno «Poi sto lavorando a un'altra piccola... poi ho fatto seicento parole ma forse aumento... ah già. Poi ho quasi quattordicimila.» concluse, osservandole «E' che stamattina mi hanno interrotta.» aggiunse, mentre Rya sembrava aver in viso un'espressione che da sola voleva dire "pensa se non l'avessero interrotta".


La nuova figura la osservò, mentre le altre sembrarono accogliere il tutto con entusiasmo e senza nemmeno apparire troppo sorprese o allucinate: «Ah, io comunque sono Europa» si presentò anche lei, osservando Rya come se dal solo aspetto potesse carpire un'incredibile quantità di informazioni. Sebbene un po' confusa, la giovane Archivista pensò che forse era una capacità degna del ruolo che adesso avrebbe finalmente ricoperto anche lei e qualcosa che forse un giorno sarebbe stata in grado di fare.


Fece un solo, unico errore: «Io sono Rya... come mai hai una bandiera della Francia addosso?»


Un bisbigliato oh no che non avrebbe saputo dire se provenisse da Sidra o da Shiroi la raggiunse, ma ormai la domanda era stata posta e gli occhi di Europa brillavano di luce propria. Le portò un braccio attorno alle spalle e le sorrise: «Mia cara, hai un momento per parlare dei nostri signori i Francesi di Bungou Stray Dogs?» chiese, meglio dei fanatici religiosi pronti a rivelarti l'intero Verbo in una sola giornata.


Shiroi tossicchiò, forse per attirare l'attenzione «Ma gli altri?» chiese e questo sembrò ridestare la Francese, il cui volto improvvisamente si incupì. Un'espressione grave - la Francia aveva perso ai mondiali? - la portò ad abbassare lo sguardo per qualche istante come se il quaderno con tutte quelle -mila parole potesse anche contenere la risposta a una domanda in apparenza semplice.


«Le tabelle...» disse, come nei migliori film pieni di cliffhanger «sakurai e Sed sono alle tabelle.»


Dal repentino cambio di mood anche in Shiroi e dal modo in cui cominciò a muoversi a passo spedito, Rya comprese che forse era arrivata in un momento caldo in cui avrebbe capito subito cosa potesse significare un momento di crisi tra le fila degli Archivisti. E se fosse peggio o meglio di pescipene di cui ancora non sapeva abbastanza.


*


Shades, Europa, Sidra e Shiroi la guidarono lungo i corridoi dell'edificio e poi giù per le scale. Più si addentravano in un'ala che era chiaramente poco in vista per gli ospiti che non venivano indirizzati per bene o per coloro che non appartenevano agli Archivisti, più si respirava l'odore di mistero. Di segreto. Di proibito, quasi, nell'accezione più ampia del termine. Rya scese le scale, svicolando subito sulla destra con Sidra a chiudere la fila mentre Europa con la sua bandiera francese le guidava; roba che guide turistiche "seguite la mano" levate proprio.


A un certo punto, prima che raggiungessero quella che doveva essere la reale meta, una figura che Rya non aveva ancora mai incrociato si palesò nella penombra: appollaiata su una sedia ergonomica come un goblin, o come uno Smigol che ce l'ha fatta, in una posizione che nessun essere umano avrebbe dovuto considerare comoda e la luce acquarellosa dello schermo di un tablet tra le mani. Il viso sembrava provato e per un fugace istante Rya si chiese se le cinque tazze di caffè sulla mensola poco distante da lei dovessero essere segnale di qualcosa. Oltre che di una vita discutibilmente sana.


«Lei...» tentò, richiamando l'attenzione di Shades; prima che quest'ultima potesse rispondere, l'altra giovane alzò di scatto gli occhi su di loro, facendo sussultare l'Archivista più giovane: «Ssssh...» pronunciò piano, un indice sulle labbra «disturberai il flusso.» aggiunse in un mormorio basso. Solo allora Rya si accorse di come, tendendo l'orecchio, fosse possibile cogliere un suono a cui non riusciva a dare effettiva collocazione non soltanto nello spazio ma anche in generale. Le ricordava qualcosa - un rito satanico? - ma al tempo stesso non riusciva a distinguere le parole. La ragazza che aveva parlato, le indicò poco distante: una porta aperta faceva scivolare fuori dalla stanza una luce fioca, ma visibile.


Rya, un po' incerta, osservò le altre ma fu proprio Sidra a piegarsi leggermente verso di lei e sussurrarle all'orecchio: «Non preoccuparti, lei è Cain» presentò la giovane che intanto si era rimessa a disegnare o appuntare qualcosa sul tablet, come se l'interruzione non ci fosse mai stata.


«Cosa sta facendo?» chiese la giovane Archivista «Sembra... impegnata.»

«Sta disegnando. Molto.»

«E non può fermarsi...?»

«Potrebbe» disse Sidra «ma non lo farà. Inoltre, di solito si occupa anche di Sed.» aggiunse, risvegliando la curiosità di Rya. Quest'ultima non fece in tempo a chiedere, confusa, chi fosse quest'altra persona appena nominata e perché mai dovesse avere qualcuno a "occuparsene" che dalla stanza fiocamente illuminata arrivò una forte, improvvisa esclamazione che la fece sobbalzare.


«VULESS 'A MARONN»


Le presenti tacquero. Poco dopo, dalla stanza uscì un giovane ma Rya non potè fare a meno di accorgersi del suo vestito: era inequivocabilmente quello di un cardinale. Lui le vide e sembrò scorgere in loro la Luce, l'Altissimo e tutta una sequela di figure di cui era andato evidentemente in cerca finora - o forse era solo in cosplay.


«Shiroi» la chiamò, avvicinandosi un po' come se dovesse darle l'estrema unzione, serio in volto «ho bisogno di te. Tua moglie» calcò la parola con gravità «ha bisogno di te. Sai che io purtroppo sono esperto di due cose: Conclave e i dinosauri. Eppure nessuna pittura rupestre mi ha parlato.» affermò scuotendo la testa neanche fosse un insulto personale, questa gravissima mancanza di comunicazione.


Rya non riuscendo a capire appieno quanto serio fosse il ragazzo, si voltò verso Shades che era stata la sua guida dalla porta d'ingresso, in pratica. La osservò, certa di avere un'espressione decisamente confusa ma non potendoci fare molto: il mondo degli Archivisti sembrava molto più complesso di quanto avrebbe mai potuto credere.


«Ma... è il vostro prete personale?» chiese in un sussurro, mentre il catboy di Shades che li aveva seguiti fino a quel momento in silenzio arrotolava la coda intorno alla gamba della... madre? Padroncina? Creatrice? Decise di dover chiarire un dubbio alla volta. La donna scosse la testa: «No, Sed è solo un entusiasta.» spiegò l'Archivista più grande «Per certi versi si potrebbe dire abbia un suo culto... ma sarebbe meglio te ne parlasse lui, ecco. Quello per i dinosauri non lo so, invece, sai? Lui e Cain un giorno sono arrivati qui, da non ho capito bene quale situazione... ma quello che conta è che ora siano Archivisti.» chiarì, dando a Rya la sensazione che una volta dentro, non contava da dove si veniva.


Come in una famiglia. Come in una setta.


«Cos'è che è la cosa dei dinosauri di Sed?» chiese Shades, forse perché ora le era rimasto il pallino. Attorno a lei, tutti assunsero un'espressione pensosa - l'unico che avrebbe potuto rispondere era impegnato a parlare con Shiroi della situazione dentro l'altra stanza da cui era uscito.


«Passione?» ipotizzò Sidra «Fissazione?» fece eco Cain, ancora appollaiata sulla sedia, ancora intenta a disegnare, ancora evidentemente persa nel contratto col Diavolo che prevedeva altri dieci disegni e mani con le piaghe «Fetish?» la buttò lì Europa, perché tutto poteva essere. Poi, come un cerchio che si chiudeva, Shades le guardò tutte esclamando convintissima «CIUCHINO!»


Il silenzio di tomba cadde nel corridoio, mentre paia di occhi su paia di occhi si soffermavano sulla figura di Shades. Lei rise: «Scusate» disse subito «è che il bricchetto più piccolo è nel suo periodo Shrek.» fu l'unica spiegazione che diede e l'unica che - decisero in silenzio e all'unanimità - si sarebbero fatti bastare. Definito che il problema di Sed con i dinosauri sarebbe in realtà sempre rimasto indefinito, Rya spostò lo sguardo su lui e Shiroi di nuovo intenti a scambiarsi informazioni. Quest'ultima soprattutto sembrava capire ma, al tempo stesso, non capire affatto. Era come se le mancasse un pezzo fondamentale del puzzle.


«Devi sapere» spiegò Shades «che l'ultimo Archivista che ti manca di conoscere è sakurai, la moglie di Shiroi. Nessuno sa di preciso quando si siano sposate o come, o almeno sakurai non se lo ricorda. E' un'unione platonica nata dal cowt


«Nata da cosa?» fece eco Rya con un sopracciglio inarcato: «Il cowt. La leggenda narra che un tempo dei titani si affrontassero in una sfida all'ultima parola... all'ultimo sangue... all'ultimo porno.» pronunciò solenne Europa, anche se in realtà non ci credeva troppo nemmeno lei nella solennità del tutto.


«E cosa significa cowt

«Clash of Writing Titans, così era un tempo in antichità.» spiegò prontamente Sidra, veterana di guerra «Oggi, con le nuove generazioni e le interferenze linguistiche siamo in pochi a ricordarlo. Qualcuno suggerisce "Cataclisma Oratorio Weramente Truculento.»

«Ma "weramente" si scrive con la--» iniziò Rya, ma un'esclamazione improvvisa proprio dalla sala da cui era uscito Sed la interruppe bruscamente.


Quella voce racchiudeva disperazione e frustrazione in uguale misura.


«'STI CAZZO DI NUMERI MALEDETTI.»


Ma racchiudeva anche un po' di romano coatto.


Shiroi corse subito dentro la stanza, di certo preoccupata di quali atrocità si stessero verificando all'interno. A giudicare dall'atteggiamento degli altri, non doveva essere la prima volta che questo dramma si consumava e tutti dovevano avere grande fiducia nel fatto che lei avrebbe potuto salvare la situazione. Rya, incerta se fosse il caso di entrare o meno, si rivolse alle senpai esperte lì presenti mentre Sed conferiva con Cain - o forse cercava di staccarla dalle grinfie del Demonio con cui doveva avere un patto per cagare fuori art con più frequenza delle polemiche fandomiche su quanto dei personaggi 2D si possano offendere se li shippi con persone di ben due anni più grandi di loro. E le polemiche erano molte.


«E' una cosa grave?» chiese Rya con un cenno verso la stanza. Shades le diede una spintarella, per incitarla a entrare e vedere con i suoi occhi, mentre Sidra - con ancora la tisana in mano, comunque - prendeva parola: «Devi sapere che uno dei grandi Signori del cowt ha un potere terribile» disse, facendo una pausa a effetto che rendeva l'idea prima di aggiungere «la matematica.»


Europa rabbrividì, stringendosi nella sua bandiera francese; Shades poggiò una mano sulla testa del suo catboy, terrorizzato; Sed si fece il segno della croce, mentre Cain iniziò a dondolare sulla sua sedia. Si vedeva che l'unico motivo per cui Sidra riusciva a mantenere i nervi saldi era solo per la grande esperienza.


«Ogni anno promette che non ci sarà matematica... o che ce ne sarà meno.» continuò «Ma alla fine succede sempre che si debbano fare le tabelle di excel... perché possano contare al posto nostro.» chiarì, muovendosi con tutte le altre fino alla soglia della stanza. Lo spettacolo era terribile: sul muro di fronte alla porta d'ingresso era proiettato su schermo gigante quello che il portatile sulla sinistra mostrava più in piccolo. Un grande file di excel con almeno quattro fogli di calcolo, tabelle di colori diversi, X e W e numeri; parole come "prompt" e "fill" e negativi, insieme ai nomi di tutti gli Archivisti che fino a quel momento gli erano stati presentati.


Seduta a terra, quella che doveva essere sakurai: l'aria di una persona a metà tra lo scegliere la violenza come unica soluzione e la crisi di pianto. Shiroi, al suo fianco, le teneva la mano sulla spalla mentre lo sguardo confuso continuava a stare puntato sullo schermo gigante. Rya quasi poteva vedere formule matematiche aleggiarle davanti al viso, come la proiezione di ciò che doveva star esplodendo nella mente dell'Archivista - senza saperle comunque capire, le formule, ma intanto c'erano. A peggiorare i suoi incubi, forse.


«Parlami, moglie» la chiamò Shiroi «lo supereremo insieme.»

«Abbiamo tre missioni.»

«Sì...»

«E dobbiamo tenere il conto della media.»

«Sì...»

«E la media è un numero f-fratto» incerta su quella parola amena «un altro numero. Giusto?»

«Bravissima.» si complimentò Shiroi facendole una carezzina sulla testa, un po' come ai bambini, un po' come al Labrador che pensa di essere un pincher e vuole appallottolarsi sullo zerbino con la pretesa di starci come dimensioni.


sakurai fece un verso frustrato: «E' TUTTO SBAGLIATO.» ribadì «NON SCALA LA MEDIA COME DOVREBBE.» aggiunse, sempre più confusa.


Gli Archivisti si guardarono. Guardarono Rya. Lei guardò loro. La perplessità di chi non ha soluzione regnava sovrana.


Poi shiroi osservò il foglio proiettato; aggrottò la fronte, in un chiaro sforzo di comprensione.


«Moglie» la chiamò «manca l'uguale della formula.»


Quel giorno Rya comprese subito l'iscrizione che aveva notato all'ingresso ma dalla quale era stata distratta troppo in fretta per chiedere subito.


Cosa diciamo al Dio della Matematica?

NON QUEST'ANNO.


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Prompt: tempo

Missione: M3 (week 5)
Parole: 100
Rating: teen up
Fandom: originale

Warnings: //


«Che tempo di merda!» sbotta Elias, scansando l'ennesima pozzanghera al contrario dello stronzo in auto che l'ha appena presa in pieno, alzando un mini tsunami che ha dovuto prendere quasi in pieno perché l'alternativa sarebbe stata prendere un palo di faccia.


Lo sguardo segue l'autista, che ha pure il coraggio di suonare il clacson come a dargli la colpa.


«SONO SUL CAZZO DI MARCIAPIEDE SPERO CHE QUESTO TEMPO DEL CAZZO TI FACCIA SCHIANTARE CONTRO UN ALBERO.» gli urla dietro, mentre l'acqua del diluvio universale in corso ormai gli ha fradiciato persino le mutande. Che odio.


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Prompt: tempo

Missione: M3 (week 5)
Parole: 100
Rating: gen
Fandom: Genshin Impact

Warnings: //



Rex Lapis non ha mai davvero considerato nulla di diverso dall'essere una divinità. Pur osservando i mortali che abitano le sue terre, non ha mai sentito la mancanza di uno scorrere del tempo più impattante, né la necessità di avere un tempo definito per la propria esistenza per poter apprezzare le cose intorno a sé.


Forse è perché il tempo è un concetto a cui non ha mai davvero dato una reale forma - tranne quando, di tanto in tanto, Barbatos si presenta senza annunciarsi e si trattiene senza invito. In quelle occasioni, il tempo sembra incredibilmente troppo poco. Non sa perché.


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Prompt: tempo

Missione: M3 (week 5)
Parole: 100
Rating: teen up
Fandom: Pandora Hearts

Warnings: //



Era davvero uno scherzo di cattivo gusto e figlio di sicuro di un individuo - o un'entità? - con un'ironia terribile, aver concepito come monito di un contratto illegale il tatuaggio di un orologio in cui le lancette nel loro avanzare segnavano un tempo inesorabilmente vicino alla fine.

Tic. Tac. Tic. Tac.

Più il disegno diventava completo e più la morte avanzava inesorabile.

Tic. Tac. Tic. Tac.

Quasi sembrava di sentirlo nelle orecchie, peggio di un ronzio, disturbante come solo gli orrori sapevano essere. Non c'erano suoni reali eppure, guardandosi allo specchio, l'orologio sembrava volergli dire: "Sto arrivando".


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Prompt: tempo

Missione: M3 (week 5)
Parole: 100
Rating: teen up
Fandom: Wind Breaker

Warnings: //



Sakura si è sentito ripetere mille volte "il tempo cura tutte le ferite" e fino a un certo punto ci ha persino creduto. Dopotutto, da bambini, il tempo sembra un concetto complicato e lunghissimo: lo si immagina come un saggio, vecchio signore che potrebbe fare qualsiasi cosa mentre benevolo osserva lo scorrere la vita degli altri.


Ora di tempo ne è passato a sufficienza - più di quanto Sakura consideri sopportabile - ma se le ferite di una rissa ci mettono pochi giorni a guarire, c'è qualcosa che ancora lo logora dentro e scava con violenza inaudita.


Quanto tempo è "abbastanza" per guarire del tutto?


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Prompt: tempo

Missione: M3 (week 5)
Parole: 100
Rating: teen up
Fandom: Genshin Impact

Warnings: //



C'è chi dice le fasi del lutto si affrontino tutte e poi, alla fine, si riesca a fare pace con se stessi e ciò che si ha intorno.


Diluc ha passato anni a cercare di elaborarle, fase dopo fase, ma non gli basterebbe tutto il tempo del mondo per farsene una ragione. Quel che c'è di peggio è che posare lo sguardo su Kaeya gli ricorda il passato, quanto abbia incrinato il presente e reso improbabile un futuro che prima sembrava normale; quando Kaeya lo bacia, invece, Diluc sente che il tempo potrebbe fermarsi ma, alla fine, questo non succede mai.


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Prompt: tempo

Missione: M3 (week 5)
Parole: 100
Rating: teen up
Fandom: Bungou Stray Dogs

Warnings: //


Dazai non crede alle favole, alle cose poco concrete, alle fantasie. Non importa che viva in un mondo in cui esistono persone capaci delle cose più incredibili - controllare la gravità, vedere pochi secondi nel futuro o far galleggiare una balena nel cielo.


Eppure si è concesso un istante di debolezza, con un corpo ancora caldo tra le braccia e il desiderio infantile di una macchina del tempo che potesse permettergli di riavvolgere lo scorrere dei minuti, delle ore, degli anni abbastanza da salvare l'unica persona di cui il mondo (lui) non può fare a meno.


Ancora non se lo perdona.


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Prompt: tempo

Missione: M3 (week 5)
Parole: 100
Rating: teen up
Fandom: originale

Warnings: //



A volte i modi di dire degli uomini mortali erano estremamente divertenti, non poteva far altro che pensarlo ogni volta che dal mondo mortale gli arrivavano queste o quelle voci. 


Lì, seduto sul trono, con vesti leggere perché dopotutto il tempo meteorologico era pur sempre suo fratello, il sovrano guardava di fronte a sé con aria divertita; il volto poggiato morbidamente sulla mano, il gomito sul bracciolo in oro massiccio.


«Sentito cos'hanno detto, fratello?» si rivolse proprio a Meteo, il cui sorriso più discreto era comunque divertito.


«Il Tempo è tiranno.» pronunciò, ghignando «Non hanno idea di quanto sia vero.»


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Prompt: tempo

Missione: M3 (week 5)
Parole: 100
Rating: teen up
Fandom: originale

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La prima volta che Tatsuya capisce di avere un potere ha sei anni e la fantasia dei bambini, capaci di sognare di poter essere supereroi anche senza che qualcosa di genetico glielo permetta davvero.


E' nel giardino di una casa troppo grande e troppo vuota, arrabbiato con un padre assente e con ai propri piedi il vaso di un bonsai irreparabilmente rotto. Il suo è il desiderio infantile di far tornare tutto com'era prima, quello che gli adulti sostengono sempre sia impossibile - perché tutto ha delle conseguenze.


Eppure il Tempo si piega al suo desiderio e lui capisce: può controllarlo.


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Prompt: tempo

Missione: M3 (week 5)
Parole: 100
Rating: teen up
Fandom: originale

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Il lato negativo di avere un'abilità rara è non avere un predecessore che insegni quanto necessario. Poi c'è anche il non avere ability user di nessun tipo nei paraggi, se non il proprio più o meno migliore amico che è una merda peggiore di quanto potrebbe mai essere lui, Tatsuya.


Così, semplicemente, Jin continua a sfidarlo a fermare il tempo degli oggetti lanciati mentre sono ancora a mezz'aria, lì affacciati alla finestra.


«Che succede se mentre fermi il tempo di palpo il culo, Tatsu?»


Il poveretto a cui finisce in testa il suo succo di frutta non è divertito quanto Jin.


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Prompt: Kiss my boyfriend

Missione: M2 (week 5)
Parole: 789
Rating: teen up
Fandom: Uraboku

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Una cosa che hanno sempre rimproverato a Senshiro, per quanto non ci abbia mai dato alcun peso, è quanto tenda a viziare Hokuto. Ogni volta che glielo fanno notare, lui non riesce a far altro che abbozzare un sorrisetto di scuse o a sbuffare una risata leggera, di chi non se ne preoccupa troppo perché forse di partenza non vede cosa mai ci sia da preoccuparsi in merito alla cosa. Se glielo chiedessero in un momento in cui sente di voler condividere nel particolare la motivazione dietro il suo comportamento ma, soprattutto, se la persona in questione avesse la sua totale e completa fiducia, Senshiro gli spiegherebbe che la sua adorazione per Hokuto non è per certi versi poi così diversa da quella che ognuno di loro prova nei confronti di Yuki. La differenza è che per quest'ultimo, ad animarlo c'è un sentimento di devozione come quella che si potrebbe provare per un personale Dio benevolo; nei confronti di Yuki, Senshiro non ha mai provato alcun istinto se non quello forte e totalizzante della protezione, del pregare per la sua felicità come il più puro dei bambini farebbe in modo disinteressato solo perché vuole molto bene a qualcuno.


Hokuto è diverso. Hokuto è quella persona per cui Senshiro desidera la felicità e per cui sarebbe capace di macchiarsi le mani anche del sangue di innocenti se fosse necessario - non senza sacrificare se stesso, la propria indole e la propria morale né sperando poi di non vivere una vita di incubi, ma lo farebbe. A Hokuto concederebbe qualsiasi cosa perché nessuno lo ha fatto prima e perché se non lui, chi? Se non fosse nemmeno in grado di garantirgli qualche momento di pace, in quella vita e dopo tutto ciò che ha sofferto, come potrebbe considerarsi il suo partner? Per non parlare di come, a quel punto, non avrebbe diritto a nient'altro.


Senshiro è perfettamente consapevole che il suo modo di ragionare non sia poi così comprensibile per tutti o che addirittura forse potrebbe non esserlo per nessuno. Non proverebbe nemmeno a spiegare perché per lui abbia perfettamente senso la situazione in cui si trovano ora - lì, nell'intimità di una stanza, a osservare Hokuto tra le braccia di un altro uomo.


Hokuto, restio all'inizio per quell'imbarazzo e quella convinzione di non meritarsi nulla che gli hanno sempre impedito di godersi qualsiasi cosa - oltre ad aver fatto aspettare a Senshiro secoli prima di accettarlo come partner in ogni senso possibile - ha infine ceduto di fronte alla gentilezza e all'affetto sinceri di Tsukumo. E' tutta lì, la chiave: non concederebbe il proprio ragazzo a nessuno, se non l'altro Zweilt, perché consapevole di quanto i sentimenti di Tsukumo non vengano mai davvero macchiati dalla crudeltà o dalla falsità. Quel giovane, fin dalla prima volta, gli è sempre sembrato in un certo senso diverso dagli altri e con il tempo passato insieme ha compreso perché: il modo in cui Tsukumo ha sempre osservato in silenzio Hokuto, il modo disinteressato in cui gli ha mostrato gentilezza, sono sempre stati il riflesso di un affetto profondo che non ha pretese. Non che non ha desideri, semplicemente Tsukumo non ha mai preteso che Hokuto vi rispondesse. Questo, per Senshiro, è stato l'unica prova di cui aveva davvero bisogno per concedere a Tsukumo di tentare e a Hokuto di darsi la possibilità di accettare qualcosa di bello.


Osserva in silenzio e senza gelosia il modo in cui Tsukumo ha una mano posata contro il collo di Hokuto, in una carezza leggera ma presente, mentre le labbra sono sulle sue e si schiudono un poco; la lingua sfiora quelle di Hokuto che sembra tentennare un istante prima di socchiuderle appena, incerto, lasciando che quel bacio diventi più di un casto sfiorarsi di bocche. Tsukumo non è aggressivo, non è frettoloso: tratta Hokuto come il più fragile dei tesori, lo bacia con calma, lo stringe a sé abbastanza da farlo sentire amato ma non con la possessività di chi non accetta l'altro possa allontanarsi se e quando vuole.


Senshiro lascia che si prendano tutto il tempo del mondo per scoprirsi, per piacersi in quella veste che non si sono mai concessi - e forse non si sarebbero mai concessi se non li avesse messi nella condizione di farlo senza giudizio. Hokuto è il primo ad allontanarsi, Senshiro riconosce in un istante il principio della timidezza farsi spazio sul suo viso, lo ritrova facilmente nel modo in cui gli occhi di Hokuto cercano i suoi nella muta richiesta di dargli qualcosa che conosce meglio e che sopprima il crescente senso di colpa che intravede nelle iridi ambrate.


Sospira, si avvicina di più a loro sul quel letto dove sono solo seduti e accoglie Hokuto e il suo bacio perché non potrebbe fare altro, mai.


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Prompt: tempo

Missione: M3 (week 5)
Parole: 100
Rating: teen up
Fandom: originale

Warnings: //


Non c'è una sola volta in cui ricordi di aver temuto il proprio potere di fermare il tempo o che non si sia fidato delle proprie capacità e della portata dell'abilità stessa. Eppure ora, mentre guarda l'edificio del suo gruppo in fiamme, per un istante Tatsuya non sa cosa fare.


Potrebbe fermare il tempo, ma fermerebbe anche le fiamme. 

Potrebbe farlo tornare indietro, sarebbe abbastanza per evitarlo prima che accada?

Ci sono così tante possibilità quando si può piegare una cosa enorme come il tempo eppure lui è lì, come il più piccolo degli esseri umani, inerme e solo.


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